Legati a doppio filo
Sinergie Fotografiche
Nella prima lezione di fotografia gli studenti delle scuole imparano che la parola fotografia significa “scrivere con la luce”. Infatti l’arte fotografica altro non è che una forma di espressione artistica espressa attraverso lo strumento fotografico.
Che cosa lega fotografia e videografia ? Tutto (o quasi), infatti un film altro non è che una serie di fotografie in rapida successione e per il fenomeno della persistenza delle immagini sulla retina si ottiene la percezione del movimento.
Non si può essere dei provetti videografi se non si è prima fotografi, non ci si può cimentare nell’arte videografica (cinematografica) se non si conoscono le regole fotografiche, se non si è padroni della luce, infatti in campo professionale sia cinematografico che televisivo una delle figure di spicco legata a doppio filo al regista è proprio il Direttore della Fotografia, colui che illumina il set.
Girare un video
La parola “girare un video” è di sapore analogico, quando per fare delle video riprese nelle attrezzature (video o cinematografiche) giravano fisicamente i motori di trascinamento del nastro o della pellicola. Oggi che la videocassetta è caduta in disuso è rimasta la parola girare anche se non c’è più niente che gira di meccanico, vi è soltanto un flusso di informazioni sotto forma di bit. La luce che attraverso la lente raggiunge l’elemento sensibile viene trasformata in dati digitali salvati sulla scheda di memoria.
Gli standard
Una video ripresa è il frutto di uno standard televisivo, un insieme di regole, scritte, che determinano come la registrazione deve avvenire e varia in base a determinate aree geografiche. Tutti voi avrete sicuramente sentito parlare di sistema televisivo PAL, NTSC o SECAM, sono degli standard televisivi con un legame tra l’altro anche in base alla frequenza della rete elettrica espressa in Hertz (cicli al secondo). Lo standard televisivo in uso in Italia e quasi in tutta Europa è il PAL con le sue varianti, SECAM in Francia, NTSC negli USA e in Giappone.
Nell’era dell’alta definizione le video riprese attualmente avvengono in due standard, l’alta definizione televisiva da 1920X1080p (da 2 milioni di pixel) chiamata comunemente FULL-HD e quella più recente chiamata impropriamente 4K, che quadruplica la risoluzione portandola a 8 milioni di pixel, il cui nome corretto è UHD, Ultra High Definition da 3840X2160 pixel progressivi con un rapporto d’aspetto di 16:9.
Il 4K quello vero da 4096x2160p cosi come il 2K da 2048X1080p sono in realtà appannaggio della cinematografia essendo stati standardizzati dalla DCI (Digital Cinema Initiatives) e pertanto chiamati 2K DCI e 4K DCI con un rapporto d’aspetto di 17:9. Alcune fotocamere permettono di registrare in tali standard, ma per la proiezione in sala il file dovrà passare prima attraverso una conversione volta alla realizzazione del cosiddetto DCP (digital cinema package), un altro standard per il caricamento nei server del digital cinema.
Una domanda vi sorgerà spontanea, mi direte: ma io non faccio riprese televisive che saranno viste in televisione sul digitale terrestre, le faccio per metterle su internet.
Non cambia assolutamente nulla, la video registrazione avviene secondo uno standard indipendentemente da quello che sarà il fine ultimo della stessa, la visione sul nostro televisore o computer, la messa in onda televisiva o il caricamento su internet.
Il diaframma
Prima di cimentarci a registrare il nostro primo video utilizzando la nostra amata macchina fotografica o telecamera è bene sapere che si applicano le stesse regole della fotografia per quanto riguarda l’esposizione e le regole di composizione. I diaframmi avranno la medesima funzione che si ha in fotografia e cioè oltre a regolare la quantità di luce che colpirà il sensore determinandone l’esposizione, influenzeranno la profondità di campo o zona di messa a fuoco, piace ricordare in questa sede che il cinema ha sempre avuto la propria spettacolarità in funzione degli sfocati sopratutto nei primi piani che assicurano una tridimensionalità del quadro particolarmente coinvolgente.
LEZIONI VIDEO – 01
I tempi d’esposizione
Ed eccoci alla prima vera differenza tra fotografia e video, il tempo d’esposizione.
Se in fotografia, liberamente o quasi, utilizziamo il tempo d’esposizione espresso solitamente in una scala che va da 30” a 1/8000” in base alla quantità di luce della scena e alla lente che abbiamo montata (leggasi evitare il mosso secondo la regola della reciprocità della focale utilizzata), quando facciamo una video ripresa il tempo d’esposizione deve essere fissato a priori a 1/50”, il doppio della frequenza dei fotogrammi (in Italia si parte da 25fps). I fotogrammi al secondo della nostra registrazione video partiranno da multipli di 25 per l’area PAL, quindi 25-50-100 fps. Per l’area NTSC dove la rete elettrica viaggia a 60 Hz saranno multipli di 30 e quindi 30-60-120 fps, con la conseguenza che la velocità dell’otturatore sarà determinata da 1/60”.
Tempi d’esposizione superiori potrebbero comportare artefatti di registrazione dell’immagine video in scene altamente dinamiche e al contrario tempi d’esposizione inferiori a 1/50” comportano la registrazione di scie di trascinamento come un effetto mosso.
E’ pacifico che nelle fotocamere che non sono dotate della torretta filtri ND, questi vanno montati sulla filettatura dell’obiettivo al fine di poter usare il predetto tempo d’esposizione di giorno con forte luce solare (almeno ND32 da 5 f/stop), oppure per poter usare diaframmi particolarmente aperti a fini creativi (leggasi effetto bokeh, ne riparleremo).
Ritornando ai fotogrammi al secondo della nostra video registrazione, abbiamo detto che si parte da 25 fotogrammi al secondo dell’area PAL per passare ai 50 o 100 fps utili per girare scene dinamiche che dovranno essere rallentate del 50% in post produzione.
Abbiamo descritto il tempo di posa legato a doppio filo allo standard televisivo e alla frequenza della corrente elettrica locale.
I problemi nascono principalmente in riprese interne con luce artificiale, laddove la frequenza dell’otturatore si deve sincronizzare con la frequenza di funzionamento delle luci presenti nella scena. Il rischio concreto è di incorrere nel cosiddetto fenomeno del flickering, sul nostro monitor vedremmo l’immagine ripresa sfarfallare con delle bande nere orizzontali che sporcherebbero la ripresa e la conseguente registrazione, niente paura riportiamo la ghiera dei tempi sul valore di 1/50” e magicamente tutto tornerà a posto, se poi la nostra fotocamera ha la possibilità di impostare una funzione anti flickering, usiamola.
Non mi sono dimenticato della ripresa di stampo cinematografico, questa, sempre per via dello standard, viene effettuata a 24 fotogrammi al secondo, per cui il tempo d’esposizione per le regole descritte prima dovrà necessariamente essere di 1/48” ma può capitare che non tutti i modelli di fotocamera permettono di impostare tale tempo di posa, ragion per cui possiamo impostare il più vicino tempo di 1/50”.
Alla prossima.
ClaudioNP
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