In collaborazione, redatto e pubblicato da Immagine Persistente
Quando Talbot pubblica quello che è considerato il primo libro illustrato da fotografie – The Pencil of Nature (Il pennello della natura) – il termine fotografia ancora non è stato coniato, anche se ne anticipa la semantica
Persi tra pixel e software non ci si pensa più, ma con la fotografia l’uomo è riuscito a catturare la luce.
Non che lavorare con Photoshop non sia lecito, la post-produzione ormai fa parte del DNA del fotografo, solo che le immagini non nascono al computer e le possibilità espressive al momento dello scatto non sono poi così poche.
Una tecnica che a questo proposito varrebbe la pena indagare – e su cui torneremo con altri approfondimenti – è quella del pennello luminoso, in inglese light painting.
Nata per illuminare grandi interni nelle fotografie d’architettura ma adattabile anche ad altri generi è poco nota, tanto che io stesso ne venni a conoscenza quasi per caso durante una mostra di Evgen Bavcar, un fotografo sloveno di cui ho già parlato in un post precedente.

Durante l’illuminazione bisogna fare attenzione a non puntare il fascio di luce verso la camera, per evitare di creare scie di luce come in questo scatto dell’autore.
Il procedimento è tanto difficile da spiegare quanto semplice da mettere in pratica e consiste nell’illuminare al buio un soggetto usando solamente una torcia elettrica. Nulla a che vedere con l’istantanea dunque: durante la posa, che dura quanto il tempo necessario ad illuminarla, l’autore si muove all’interno della scena, puntando la luce su tutti quei particolari che intende impressionare sulla pellicola o sul sensore.
Data la libertà di movimento, il light painting permette così di passare rapidamente da uno schema d’illuminazione ad un altro, combinando effetti che in studio, con le luci tradizionali, richiederebbe diverse ore di preparativi.
Inoltre, a prescindere dai risultati che si possono ottenere, una volta noti i principi dell’illuminazione fotografica, diventa uno strumento di ricerca, di studio e, perché no, di sperimentazione.
Ma soprattutto è da stimolo per chiunque fotografi, poiché di fatto è un’indagine sull’essenza della fotografia stessa: la luce.
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