In collaborazione, realizzato e pubblicato da Immagine Persistente
In questo terzo appuntamento vediamo da vicino il funzionamento dell’otturatore meccanico.
Da un tappo posto di fronte all’obiettivo ad un meccanismo prossimo, per precisione e raffinatezza, a quelli della più raffinata orologeria.
Si ringraziano Sergio Marcelli e allo staff di Immagine Persistente
Gli autori:
Sergio Marcelli è fotografo e film maker. Docente e ricercatore ha pubblicato nel 2016 il Trattato fondamentale di fotografia, edito da Hoepli.
Ruben Lagattolla è reporter, documentarista. Gran parte dei suoi lavori son trasmessi dalla televisione pubblica della svizzera italiana.
Al termine si dice che il commutatore X e M vuol dire con o senza flash. “M” non vuol dire manuale o senza flash, ma indica che l’otturatore applicherà un ritardo di sincronizzazione di circa 20 millisecondi per usare il flash a lampadine di classe (appunto) di tipo M. Al contrario la posizione X da usare con flash elettronici non prevede ritardo data l’immediatezza del funzionamento dell’flash elettronico. Nel passato erano disponibili molti tipi di lampade flash (ad esempio le FP = flat peak) e i ritardi di sincronizzazione potevano essere anche diversi e per certi otturatori era disponibile un’apposita regolazione per scegliere quello più adatto. Negli anni ’60 e ’70 praticamente tutte le reflex avevano un doppio contatto X e FP per usare il flash elettronico oppure le lampadine FP, queste ultime consentivano di utilizzare l’otturatore a tendina anche per tempi di scatto decisamente più veloci che con il flash elettronico (limitato a 1/60s o 1/100s – 1/125s per le tendine verticali).