Recensione del Leica 16-18-21mm Tri-Elmar e del Voigtlander 15mm Super Wide-Heliar III su Leica SL
Uno dei motivi per passare dal sistema Pentax 645z al Leica SL è la possibilità di usare grandangoli spinti, cosa che il medio formato ancora non consente.
Durante i miei Workshop in Scozia, ho usato il mio Leica 16-18-21 mm Tri-Elmar sulla Leica SL con ottimi risultati; tuttavia, ero curioso di vedere come si comportasse il nuovo e migliorato Voigtlander 15 mm Super Wide-Heliar III.
Così, ho acquistato una copia di quest’obiettivo dagli amici di NEWOLDCAMERA a Milano (che raccomando senza riserve!) e sono passato al test.
COSTRUZIONE, DIMENSIONI E PESO
Come puoi vedere dall’immagine, entrambi gli obiettivi sono piccoli e leggeri. Il Voigtlander è leggermente più piccolo, essendo di 1,7 cm più corto e solo 0,7 cm più largo del Leica (in gran parte a causa del paraluce incorporato). Il Voigtlander è anche circa 90 gr più leggero.
Per quanto piccoli, sono entrambi costruiti come un proverbiale carro armato. I loro corpi interamente in metallo sono solidissimi, senza giochi o scricchiolii.
Entrambi gli obiettivi hanno un anello dei diaframmi a mezzi-stop, con click molto precisi. L’anello del Voigtlander sembra meglio ammortizzato, ma l’obiettivo è più nuovo del Leica quindi questo potrebbe cambiare col tempo e con l’uso.
L’anello di messa a fuoco del Tri-Elmar è piuttosto sottile, ha una linguetta per la messa a fuoco ma non ha zigrinature o altri segni che lo distinguano al tatto dal barilotto dell’obiettivo. L’obiettivo è accoppiato al telemetro fino a 0,7 m, poi si disaccoppia e continua a mettere a fuoco fino a 0,5 m; per disaccoppiarlo bisogna superare un punto di resistenza.
Durante la messa a fuoco, l’anello è perfettamente ammortizzato e morbido fino a 0,7 m, ma dopo il punto di disaccoppiamento il movimento diventa molto più ruvido. L’anello di messa a fuoco del Super Wide-Heliar III è più alto di quello del Tri-Elmar, non ha una linguetta ma offre invece delle zigrinature che consentono di riconoscerlo immediatamente al tatto. Anche quest’obiettivo mette a fuoco fino a 0,5 m, ma pur essendo anch’esso accoppiato al telemetro solo fino a 0,7 m non ti accorgi di nulla durante tutta l’escursione di messa a fuoco.
Entrambi gli obiettivi non cambiano dimensione durante la messa a fuoco e i loro anelli filtri non girano; il Tri-Elmar rimane costante anche zoomando.
USO DEI FILTRI
Come fotografo di paesaggio, poter usare dei filtri è d’importanza fondamentale per me nella scelta di un obiettivo.
Il Leica Tri-Elmar ha un paraluce a vite, e non ha una filettatura per montare i filtri. Svitando il paraluce, puoi però montare al suo posto un anello adattatore (parte n. 14473) che, dopo averti alleggerito il portafoglio di circa 100 euro, ti consentirà di montare filtri da 67 mm a tuo piacimento. Nota che l’anello adattatore, essendo pensato per la Leica M, ha due aperture per facilitarne l’uso inquadrando attraverso la finestra del telemetro. Per usare filtri nella fotografia di paesaggio con la Leica SL, ti consiglio di coprire queste aperture con del nastro isolante nero per evitare riflessi sull’obiettivo.
Il Voigtlander Super Wide-Heliar III, dal canto suo, offre un anello filtri da 58 mm. Incomprensibilmente, però, Voigtlander ha deciso di dotarlo di un paraluce incorporato e fisso, rendendo impossibile l’uso dei filtri squadrati standard nella fotografia di paesaggio. L’unica possibile soluzione consiste nel tagliare via le pinne del paraluce incorporato. Io potrei anche provarci, ma non è detto che chiunque abbia voglia di fare lo stesso col proprio obiettivo. Un paraluce incorporato, Voigtlander? Ma come ti è venuto in mente!
USARE OBIETTIVI M SULLA LEICA SL
Entrambi gli obiettivi recensiti in quest’articolo sono nativi per la Leica M, e per usarli sulla Leica SL hai bisogno del Leica M adapter T (parte n. 18771). Una volta attaccato l’obiettivo e l’adattatore alla fotocamera, questa riconoscerà automaticamente il codice a 6-bit del Tri-Elmar e potrai scegliere tra 16, 18 o 21 mm dal relativo menù. Montando il Voigtlander 15 mm, invece, automaticamente non succede niente; hai la possibilità di lasciarlo senza codice, o di usarlo come un obiettivo Leica di tua scelta dal menù di cui sopra.
Ho testato il Tri-Elmar a 16 mm codificandolo come tale, usando invece il Voigtlander 15 mm senza alcun codice.
INCISIONE ALL’INFINITO USANDO LA MESSA A FUOCO MANUALE
Dato che diversi articoli sulla rete suggeriscono che l’adattatore Leica M-L sia costruito con una tolleranza di 0,09 mm per consentire la messa a fuoco a infinito con ogni obiettivo adattato, tolleranza che metterebbe fuori registrazione il fermo a infinito di un obiettivo “corretto”, per ovviare a questo problema ho deciso di confrontare una serie di immagini messe a fuoco manualmente. La posizione dell’anello di messa a fuoco, una volta messo a fuoco manualmente a infinito, indicava 5 m per il Leica Tri-Elmar e vicinissimo a infinito per il Voigtlander Super Wide-Heliar III. Usando il fermo a infinito con l’adattatore, il Leica mette quindi evidentemente a fuoco oltre infinito, mentre il Voigtlander è molto più vicino al fermo a infinito.
Il Super Wide-Heliar III è leggermente più inciso del Tri-Elmar a infinito al centro dell’immagine. Il Voigtlander resta ugualmente inciso da f/4.5 a f/8, dopo di che perde nitidezza per la diffrazione. Il Leica, al contrario, mostra un leggero slittamento del fuoco (focus shift), perdendo nitidezza a f/5.6 e f/8 per riacquistarla a f/11 (probabilmente con l’aiuto della profondità di campo) e perderla nuovamente a f/16 a causa della diffrazione.
Messi a fuoco manualmente, entrambi gli obiettivi offrono una performance notevole. Di nuovo il Voigtlander è più inciso del Leica a tutta apertura, rimanendo più inciso fino a f/8; la migliore apertura per entrambi è f/8, dove producono risultati equivalenti. Chiudendo ulteriormente il diaframma, la diffrazione causa un’uguale perdita di nitidezza con entrambi gli obiettivi.
A tutta apertura, nessuno dei due obiettivi è inciso fino all’angolo estremo del fotogramma. Chiudere il diaframma aiuta considerevolmente: il Voigtlander diventa inciso su tutto il fotogramma a f/11, mentre il Leica lo diventa a f/16, nonostante la diffrazione.
INCISIONE DA VICINO, BOKEH, RESISTENZA AL FLARE E ABERRAZIONI CROMATICHE
Per questo test, ho scelto un punto di messa a fuoco in un’area “difficile” come l’angolo del fotogramma, scattando verso il sole. In questo modo, oltre alla nitidezza da vicino, possiamo esaminarne la resistenza al flare e alle aberrazioni cromatiche in aree di grande contrasto e la resa nelle aree fuori fuoco (per quanto ce ne possano essere usando obiettivi così lenti e grandangolari). Cominciamo con la scena intera, a tutta apertura (clicca sulle immagini per ingrandirle):
Passiamo ora ai dettagli al 100%, cominciando col punto di messa a fuoco, la vite a stella subito sotto la bandierina rossa (clicca sulle immagini per ingrandirle):
Entrambi gli obiettivi producono qui ottimi risultati, ed entrambi sono al meglio a f/8. Chiudendo ulteriormente il diaframma, la nitidezza cala a causa della diffrazione.
Vediamo ora il centro del fotogramma, per esaminare la resistenza al flare e alle aberrazioni cromatiche insieme alla resa delle aree non a fuoco (clicca sulle immagini per ingrandirle):
Puoi vedere qui come il Leica Tri-Elmar offra un passaggio più rapido tra sfuocato e nitido lungo la serie dei diaframmi; il Voigtlander Super Wide-Heliar III segue una curva più morbida, con uno sfuocato a f/11 uguale a quello del Leica a f/8.
Entrambi gli obiettivi offrono una notevole resistenza al flare, e non mostrano segni di aberrazioni cromatiche a nessuna apertura.
Vediamo adesso il comportamento sulla metà del lato sinistro del fotogramma (clicca sulle immagini per ingrandirle):
I due obiettivi si comportano in modo molto simile qui, raggiungendo il massimo di nitidezza a f/16 con l’aiuto della profondità di campo. Per quanto non sceglierei nessuno di questi due obiettivi per la loro capacità di isolare il soggetto tramite la messa a fuoco selettiva, entrambi producono uno sfuocato molto piacevole.
CONCLUSIONI SULL’INCISIONE
Ok, vediamo di trarre le conclusioni da questo lungo test sull’incisione. Sono rimasto favorevolmente impressionato da come entrambi gli obiettivi siano incisi, in particolar modo considerando la lunghezza focale.
All’infinito, per sfruttare tutta l’incisività di cui il Tri-Elmar è capace sulla Leica SL bisogna metterlo a fuoco manualmente; fortunatamente questo è davvero facile usando la fantastica funzione d’ingrandimento della zona di messa a fuoco di questa fotocamera. Fidandoti del fermo a infinito, al contrario, gran parte della nitidezza del Tri-Elmar si perde. Detto questo, però, all’infinito il Voigtlander è l’obiettivo più inciso tra i due indipendentemente dal sistema di messa a fuoco utilizzato. Estremamente inciso al centro del fotogramma a tutte le aperture, produce risultati migliori su tutto il fotogramma sia usando il fermo a infinito che messo a fuoco manualmente, risultati confermati sia sulla SL con l’adattatore M-L che sulla M-P (Typ 240). Il Leica Tri-Elmar mette a fuoco leggermente oltre infinito sulla M-P, comportamento ancora più evidente usando l’adattatore M-L sulla Leica SL. In più, il Leica Tri-Elmar soffre di un leggero slittamento del fuoco (focus shift), non presente nel Voigtlander Super Wide-Heliar III.
Da vicino, entrambi gli obiettivi sono ugualmente estremamente incisi, anche posizionando il punto di messa a fuoco vicino all’angolo del fotogramma. Entrambi gli obiettivi “disegnano” in modo molto piacevole; il Voigtlander presenta una curva più morbida d’incisione procedendo lungo la scala di chiusura dei diaframmi. La resa cromatica di entrambi gli obiettivi è molto piacevole, e come spesso accade il Leica è più “caldo” del Voigtlander, cosa che alcuni preferiscono.
VIGNETTATURA E DOMINANTI
Il Voigtlander Super Wide-Heliar III non codificato vignetta sensibilmente a tutta apertura. Chiudere a f/5.6 aiuta parecchio, a f/8 migliora ancora leggermente ma chiudere il diaframma ulteriormente non produce alcun miglioramento. Inoltre, usato non codificato e senza profilo l’obiettivo mostra un’evidente dominante blu. Usare il profilo Photoshop per quest’obiettivo, però, aggiusta vignettatura e dominanti con un click di mouse. Il Leica Tri-Elmar, al contrario, mostra con una leggera vignettatura a tutta apertura ed è perfettamente pulito da f/5.6 in poi.
Come detto all’inizio di questa recensione, non ho usato alcun codice per il Voigtlander Super Wide-Heliar III. Ero curioso di vedere se lasciare l’obiettivo non codificato producesse le bande di colore cosiddette “bandiera italiana” ai lati dell’immagine come nelle versioni precedenti, ma queste sono del tutto assenti. L’obiettivo invece vignetta parecchio e mostra una dominante blu: Photoshop Camera Raw (disponibile anche per chi usa Lightroom) offre una facile soluzione per entrambi usando il profilo dedicato di quest’obiettivo.
CONCLUSIONI
Venendo agli obiettivi esaminati in questa recensione, gli utenti della Leica SL sono davvero fortunati. Il Leica 16-18-21 mm Tri-Elmar e il Voigtlander 15 mm Super Wide-Heliar III sono entrambi otticamente degli ottimi obiettivi, perfettamente costruiti, dalle dimensioni e dal peso estremamente ridotti. In breve, queste sono le differenze principali tra questi obiettivi:
– Il Voigtlander 15 mm Super Wide-Heliar III:
- È più inciso a infinito su tutto il fotogramma, sia messo a fuoco manualmente che usando il fermo a infinito;
- Può essere messo a fuoco a infinito fidandosi del fermo a infinito sulla SL;
- È leggermente più piccolo e più leggero;
- Ha un anello per i filtri, ma per usare filtri squadrati devi segare via il paraluce;
- Mette a fuoco fino a 0,5 m senza soluzione di continuità nella messa a fuoco;
- Ha un anello di messa a fuoco zigrinato e facile da trovare al tatto;
- Ha una resa cromatica leggermente più fredda.
– Il Leica 16-18-21 mm Tri-Elmar:
- Offre tre lunghezze focali in uno stesso obiettivo;
- Deve essere messo a fuoco manualmente sulla SL a infinito per mostrare il suo potenziale;
- Non ha un anello per i filtri, ma con un adattatore puoi usare filtri senza bisogno di segare pezzi dell’obiettivo;
- Mette a fuoco fino a 0,5 m ma dopo 0,7 m la messa a fuoco diventa ruvida;
- L’anello di messa a fuoco non si riconosce al tatto ma ha una linguetta, che alcuni preferiscono;
- Controlla meglio la vignettatura (ma il Voigtlander ha un profilo Photoshop che la elimina);
- Ha una resa cromatica leggermente più calda, che alcuni preferiscono.
Sotto ogni altro aspetto, entrambi gli obiettivi sono ugualmente ottimi. Usando filtri circolari (o una volta segato il paraluce!), il Voigtlander Super Wide-Heliar III è il miglior obiettivo tra i due per la fotografia di paesaggio, grazie alla maggior nitidezza alle lunghe distanze, la resa cromatica e l’anello di messa a fuoco, mentre il Tri-Elmar è più indicato per fotografare le persone grazie alla resa cromatica più calda.
Grazie per aver letto questa recensione Leica 16-18-21 mm Tri-Elmar e Voigtlander 15 mm Super Wide-Heliar III sulla Leica SL! Spero sia stata una lettura interessante: condividi quest’articolo con i tuoi amici, o lascia un commento per farmi sapere cosa ne pensi
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Vieri Bottazzini.
Dettagli tecnici: tutte le fotografie in quest’articolo sono state scattate con la Leica SL e gli obiettivi Leica 16-18-21 mm f/4 Tri-Elmar e Voigtlander 15 mm f/4.5 Super Wide-Heliar III su un cavalletto Gitzo con una testa Arca-Swiss P0 Classic. Le fotografie sono state sviluppate e finite in Adobe Photoshop CC.
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