Godox V1. Semplicemente un Drago!

In collaborazione, redatto e pubblicato da Nikonland

Di Tokia, Ottobre 2019

 

 

Da quando frequento Godox, sono ormai diversi anni, non ho mai dubbi: anche senza aver preso in mano l’ultimo dei suoi prodotti immagino che non si sovrapponga a nessuno degli altri che continuano a popolare il suo catalogo ed altresì, di essere di fronte ad ulteriori espansioni del concetto di modularità e portatilità delle sorgenti di luce artificiale, applicate alle necessità del fotografo contemporaneo: concetto non omnicomprensivo dei fotografi operativi

Abbiamo tardato un pò su Nikonland a procurarci un Godox V1-N per aspettare le impressioni di chi ha preceduti nel suo acquisto, ma in giro sul web ci siamo accorti della prevalenza di recensioni limitate a confrontarlo con i suoi fratelli dello stesso marchio, perdendo di vista il concetto (subito espresso su Nikonland al suo annuncio commerciale, a marzo scorso) che per i cinesi di Shenzen questo round-head flash non fosse altro che la ratifica della dichiarazione di guerra al marchio europeo leader in questo ambito, Profoto, dopo le prove tecniche di trasmissione della testa round per l’ AD-200 della quale abbiamo parlato su queste pagine un anno fa.

 

 

La prima difficoltà al reperimento di informazioni adeguate è…Godox stessa, che non brilla per la comunicazione commerciale, tanto che nelle scarne paginette dedicate, sul catalogo prodotti, si limita a dimostrarci visivamente la prima cosa che salta all’occhio ossia come praticamente una testa circolare consenta una migliore distribuzione periferica della luce del flash su un soggetto posto nel suo raggio d’azione, rispetto all’ordinaria testa rettangolare di un qualsiasi altro flash, Godox or not…

 

 

Lapalissiano, tanto che ognuno di noi flash addict photographers, si ingegna a dare volume alle luci puntiformi delle nostre lampade flash, privilegiando quelle più potenti, da poter con facilità addomesticare con l’utilizzo dei più vari modificatori, come softbox, beauty dish, diffusori di ogni genere, tipo e forma, soprattutto oggi in auge i super ottagonali, ossia quanto di più vicino possibile alla forma circolare, che meglio si attaglia alla tridimensionalità dell’ambiente in cui viviamo.

Insomma…stiamo parlando di fotografia flash da studio o di fotografia flash da cerimonia, o di fotografia flash da reportage (cronaca, ambiente, macro, etc…)?

Un primo dubbio in questo senso, oltre alla forma circolare della parabola (indipendentemente dalla concorrenza a Profoto) mi è subito venuto quando ho inutilmente cercato uno degli elementi identificativi di un flash ordinario, ossia il numero guida (NG) di questo Godox V1: ebbene, Godox non lo dichiara e parla invece di una potenza illuminante da 76W/sec, ossia dell’unità di misura delle luci da studio, dove risulta importante per paragonare lampade diverse in funzione della potenza, piuttosto che rispetto alla portata (invece espressa dal rapporto NG).

Un valore W/sec è costante, mentre gli NG variano in funzione della distanza del soggetto e alla focale e diaframma dell’obiettivo (oltre che alla sensibilità in uso). Per avere un parametro di potenza, questo V1 si inserisce al di sotto di un Godox Ad200, che sviluppa come da sigla 200W/s

 

 

Nella scatola troviamo oltre al V1 una grande novità nella nuova batteria al litio, che risulta essere elemento strutturale a vista del corpo del flash, dalla ragguardevole potenza di 2600 mAh e del suo charger essenziale, dotato perfino di alimentatore separato USB/USB-C batteria che si espelle mediante pressione su un tastino quadrato ccreditata di una capacità di poco inferiore ai 500 scatti (che già nel primo utilizzo ho di certo superato, prima di scendere ad una tacca dell’indicatore a display)

 

La seconda domanda che mi sono posto era:

…ma a parte i motivi di concorrenza con Profoto (e la domanda vale anche per loro), per quale motivo costruire un flash a testa ammorbidita nell’emissione di luce, invece di utilizzare una sorgente puntiforme e superpotente, da addomesticare, come già detto, con la miriade di modificatori a disposizione sul mercato (in primis quelli Godox, efficienti ed economici)“?

 

 

La risposta è chiara ed evidente fin dai primi scatti con il Godox V1: questo flash è stato realizzato per essere un drago di semplicità nell’utilizzo, tutti gli elementi di valutazione concorrono a dimostrarlo:

 

 

il Godox V1 è un flash ready-to-use anche per le persone più ostiche al concetto di illuminazione artificiale. Lo si deve montare a slitta sulla fotocamera e poi delegargli la risoluzione della ripresa in ogni occasione in cui lo si ritenga necessario: non deluderà mai ed il risultato sarà sempre superiore ad ogni altro ottenibile con flash a slitta tradizionali, consentendo delle regolazioni in pieno automatismo facili e comprensibilissime…anche senza bisogno dei difficult-to-find (e poco discorsivi) manuali di istruzioni

Ovviamente non è il solo modo di utilizzo di un V1, quello a slitta, essendo pienamente compatibile con i protocolli wireless radio flash di Godox, degli altri flash portatili e da studio, di tutti i trigger presenti nel catalogo della casa cinese, anche in questa modalità semplicissimo nell’impostazione dei comandi e delle successive regolazioni.

 

 

Dotato perfino di un collare di bloccaggio affidabile e invidiabile dalla stragrande maggioranza di flash a slitta in commercio: va ruotato fino al click di serraggio, si sblocca premendo il pulsantino grigio.

 

 

Pressando sulla destra la ghiera di comando centrale, si attiva la luce pilota (modeling light) presente in basso sulla parabola, regolabile fino a 10W di potenza a passi graduali da 1 a 10: decisamente una dotazione superiore anche alla norma di altri apparecchi Godox, dove i livelli di graduazione erano al massimo tre.

 

 

Un’altra Prima Godox, direttamente mutuata dai Profoto?

In modo manuale la regolazione di livello dell’emissione flash non procede a passi da terzo di diaframma, ma in decimi !  Per non impazzire più a equilibrare una regolazione fine dovendo smuovere anche gli ISO, come fa chi desideri un livello intermedio tra due, usualmente…

 

 

Ovviamente i controlli standard dei flash Godox e non, sono tutti presenti: i-TTL, Manual, strobo ed anche, in M, le due funzioni spesso trascurata (sbagliando) S1 ed S2, ossia la modalità nelle quali un flash risponda direttamente all’emissione di un altro flash, qualunque sia la sua marca e modello (S1 ossia servoflash) e quella analoga, che non tenga conto degli eventuali pre-flash di valutazione (S2)

Ma nel Godox V1, una Prima Assoluta, consiste nell’inserimento di una funzione che avevamo letto (inutilmente ancora) sul trigger X-Pro, la funzione TCM (TTL-Converting to-Manual) la quale permette con una semplicità da Premio Nobel dopo una ripresa in i-TTL flash, premendo il pulsante corrispondente sotto il display, di passare automaticamente all’impostazione della stessa potenza di emissione in modo M, consentendo così quelle regolazioni fini, in passi di decimi di EV, delle quali parlavo prima.

 

 

L’articolo prosegue con tante altre funzioni e dettagli illustrati sul sito di Nikonland.

 

Grazie a Tokyo, Max Aquila, Mauro Maratta e a tutto lo staff di Nikonland

 

 

NOC SENSEI è un modo nuovo di vedere, vivere e condividere la passione per la fotografia. Risveglia i sensi, allarga la mente e gli orizzonti. Non segue i numeri, ma ricerca sensazioni e colori. NOC SENSEI è un progetto di New Old Camera srl

One Comment

  1. Andrea Apra` Reply

    Gli NG variano in funzione della distanza del soggetto e alla focale e diaframma dell’obiettivo (oltre che alla sensibilità in uso ), ma stiamo scherzando ?
    Il Numero Guida (NG) permette di avere il diaframma semplicemente dividendo NG per la distanza di ripresa, ossia: valore di diaframma = NG / distanza.
    Chiaramente varia se la distanza la esprimiamo in metri o in piedi (ft) e chiaramente dipende dalla sensibilità in uso (100 ISO o 400 ISO usualmente). Ma dire che NG varia in base alla distanza e in base al diaframma è un clamoroso errore.
    Il fatto che NG cambia al variare della focale è pure un’affermazione molto discutibile. NG non cambia con la focale. NG cambia se sul flash si pone un diffusore che consente di coprire focali più ridotte o una lente di Fresnel per restringere il fascio in caso di uso di focali maggiori. Ma di base NG non cambia affatto in base alla focale.
    W/s buono, NG cattivo. Non c’è nulla di più falso. I W/s dipendono dalla potenza del sistema che si esplica nella potenza di emissione sulla lampada. Una lampada nuda oppure con un riflettore semplice oppure con un riflettore ed una lente concentratrice o diffusiva ha sempre e comunque gli stessi W/s ma genera una luce sul soggetto molto ma molto differente. Il valore NG tradizionalmente tiene conto di tutto questo, ossia del riflettore e del pannello frontale oltre che della potenza a livello di lampada. Quindi in realtà NG è un dato molto più utile e operativo del semplice W/s. Il fatto è che questo flash ha tantissime possibilità di modifica del sistema illuminante che richiederebbe molti valori NG, uno per ogni combinazione per cui è più semplice per il fabbricante non dichiarare l’NG e limitarsi ai W/s. Dato poi che ci sono ottimi supporti elettronici di misura dell’esposizione il calcolo che ricavava il diaframma da usare partendo da NG e distanza non è più necessario. Quindi in questo ambito è più semplice ragionare in termini di W/s e non di NG, soprattutto per paragonare questo con altri sistemi.
    Ultimo punto, per favore, W/s e non W/sec. L’unità di misura del tempo è il secondo, scritto come “s”. Non si scrive mai “sec” o “sec.” che al massimo sono i secoli. Il fatto che si capisca lo stesso, non giustifica l’ignorare le buone regole della scrittura delle unità di misura.

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