Non c’è pace in questi mesi per i siti aggregatori di immagini e contenuti, ma stavolta il problema non deriva da un uso sconsiderato di dati da parte della Intelligenza Artificiale (che pure non rende semplice tutelare la proprietà intellettuale dei creatori come dei gestori di piattaforme di licenza).
Stavolta è il fotografo inglese Alec Byrne ad avere depositato un ricorso contro Getty Images in California, a causa della condotta a suo dire illecita di Getty nei confronti di alcune sue foto protette da copyright.
Facciamo un passo indietro agli anni ‘60 e ‘70, quando Byrne era fotografo di cantanti e band assai note all’epoca.
Suoi sono infatti alcuni degli scatti piu’ noti di Zager and Evans, ma soprattutto una famosa serie dedicata agli ABBA. Nel 1974 il fotografo aveva infatti realizzato degli scatti in studio, ma solo nel 2021 era venuto a conoscenza della presenza di tali immagini sulla piattaforma Getty. Il problema era che Byrne non aveva mai firmato alcun accordo con la piattaforma per la gestione delle immagini.
Stando ai primi atti depositati nel tribunale californiano, sembrerebbe che gli scatti provenissero dall’acquisizione da parte di Getty di una collezione nel 2009, chiamata Redferns (ed è così che Getty identifica tali immagini in didascalia).
Byrne aveva segnalato la cosa alla piattaforma, a cui però hanno avuto accesso alcuni utenti (circa 62 persone hanno avuto accesso ai download cosiddetti “a la carte”, possibilità completa di acquisizione dell’immagine per riproduzione). I costi delle singole fotografie in caso di acquisto pieno (una opzione presente nel sito, anche se mai autorizzata dall’autore) variavano da 175 a 499 dollari in base a foto e dimensioni.
E così la foto degli ABBA è finita a corredo di un articolo apparso sul LA Times prima e su People Magazine dopo.
Legalmente parlando, Byrne dichiara di avere eseguito gli scatti in Inghilterra e di avere quindi pieni diritti sulle foto in base alla convenzione di Berna. Il problema è che gli Stati Uniti sarebbero luogo adeguato alla protezione del medesimo diritto SE tale copyright fosse stato egualmente registrato anche in tale paese da parte dell’autore.
Che ha presentato una domanda ma non ha ancora ricevuto risposta dalla autorità competente.
E’ presto per dire come andrà a finire la vicenda, dato che il deposito è avvenuto nel giugno 2023, ma ci sono alcune considerazioni da fare:
- Getty è una delle aziende citate ma anche chi ha usato tali immagini (quindi anche la stampa che ne ha fatto uso) è considerata dal postulante corresponsabile della diffusione non autorizzata;
- il problema del dovere registrare nei tempi adeguati il copy delle immagini nei territori in cui se ne vuole mantenere pieno diritto e gestirne poi la licenza sembra dirimente; vedremo come si pronuncerà la corte in tal senso (una sentenza precedente non riteneva tale registrazione un impedimento a far valere il diritto, in presenza di una domanda depositata).
- bisognerà capire se il giudice riterrà il fondo acquisito da Getty vero titolare della immagine, superando il concetto che al fotografo restino sempre i diritti pieni delle proprie immagini anche in caso di cessione ulteriore delle immagini da parte del fondo che le gestiva.
Byrne sta chiedendo i danni ma anche la rimozione delle foto non autorizzate, la loro distruzione. Un concetto assai difficile da adempiere soprattutto considerata la modalità digitale di diffusione e condivisione.
Qui gli atti nella loro interezza:
https://storage.courtlistener.com/recap/gov.uscourts.cacd.889234/gov.uscourts.cacd.889234.1.0.pdf
Lascia un commento