Come per qualsiasi opera creativa, il copyright si applica anche alle fotografie, ma la questione diventa più complessa quando coinvolge personaggi pubblici, poiché si aggiungono ulteriori diritti della personalità. Dato che le celebrità e i personaggi pubblici dipendono dal fatto che i marchi utilizzino le loro immagini e somiglianze per guadagni commerciali, nel contesto di sessioni fotografiche per i marchi, si potrebbe presumere che la maggior parte delle fotografie di celebrità comporti la rinuncia o la cessione dei loro diritti ai marchi. Ma non è questo il caso delle fotografie dei paparazzi perché non esiste un accordo specifico in vigore, il che solleva la questione di chi siano i diritti d’autore.
Le controversie sul copyright riguardanti le fotografie dei paparazzi di celebrità e il loro utilizzo da parte delle stesse celebrità ritratte sono in corso da un po’ di tempo. Tra le personalità famose coinvolte in cause legali ci sono state Gigi Hadid, Emily Ratajkowski, Dua Lipa e molti altri. Sebbene gli esiti di questi casi varino, è possibile individuare alcune osservazioni interessanti che le accomunano e che possono spiegare come mai in alcuni casi si possa parlare di ribaltamento dei diritti su di un’opera fotografica. Stiamo parlando di casi avvenuti su suolo americano, perciò è bene specificare che in altri Stati la normativa e gli esiti giudiziari possono variare.
La proprietà del copyright su un’opera appartiene prima di tutto all’autore di tale opera; ad esempio: uno scrittore detiene il copyright su un romanzo, un fotografo su una fotografia. Le fotografie (incluse le fotografie dei paparazzi) sono considerate opere d’arte originali; il loro utilizzo non autorizzato costituisce una violazione dei diritti del fotografo. Da un lato fotografi denominati “paparazz” spesso portano con sé una connotazione negativa rispetto ad altri fotografi “della stampa”, tuttavia è bene ricordare che la qualità delle immagini o la tipologia di contratto del fotografo qui non ha rilievo rispetto alla pienezza dei suoi diritti, e si applicano le stesse regole di copyright. Se un’immagine viene catturata legalmente, la foto è di proprietà del fotografo o dell’agenzia e non può essere utilizzata a scopo di lucro, indipendentemente dal soggetto, senza averla autorizzata o ottenuto un permesso espresso.
Molte celebrità erroneamente presumono che se la foto ritrae loro stesse, possa essere condivisa senza compensare il fotografo. Un notevole esempio di un caso del genere coinvolge la star della NBA LeBron James, che è stato citato in giudizio dal fotografo di bordo campo Steve Mitchell quando il giocatore di pallacanestro ha pubblicato una delle foto di Mitchell su Facebook senza averla autorizzata. Mitchell ha citato in giudizio James per i soldi guadagnati con il post o $150.000 per ogni volta che James ha utilizzato l’immagine. James ha contro citato Mitchell per $1 milione per coprire le spese legali, ma alla fine ha raggiunto un accordo con il fotografo.
Da un punto di vista economico, è chiaro che queste cause legali si siano moltiplicate esponenzialmente dall’introduzione dei social media come piattaforme di condivisione di se stessi e del proprio brand e personalità. Il dato comune alle celebrità che hanno postato tali foto senza crediti e senza averne diritto è che lo hanno fatto in profili Facebook o Instagram molto commentati e molto seguiti, di fatto utilizzando senza autorizzazione materiale fotografico gratuito per potenziare engagement e visibilità (traendone di conseguenza un vantaggio economico a scapito del fotografo). Vi è mai capitato di vedere gli invitati ai red carpet di Venezia screenshottare le immagini disponibili nei siti di agenzie fotografiche, in cui il nome del fotografo appare nei crediti della foto perchè la foto non è stata effettivamente pagata ma fotografata dall’archivio senza autorizzazione? Per la celebrità è un segno di valore perché qualche paparazzo l’ha fotografata su un tappeto rosso, ma al fotografo non è stato corrisposto il giusto compenso.
Negli Stati Uniti le celebrità ritratte in queste fotografie dei paparazzi spesso fanno affidamento su diverse difese quando vengono citate in giudizio per l’utilizzo non autorizzato, una delle quali è il “fair use” ai sensi dell’articolo 52 della Legge sul Copyright del 1957 o dell’articolo 107 dell’U.S.C. Secondo la legge americana, bisogna valutare gli argomenti e l’uso non autorizzato presunto in base a quattro principi del fair use, ovvero lo scopo e la natura dell’uso, la natura dell’opera coperta dal copyright, la quantità e la sostanzialità della porzione utilizzata e l’effetto dell’uso sul mercato potenziale. Oltre al fair use, le rivendicazioni dei diritti della personalità o pubblicità, ovvero il diritto a commercializzare o controllare lo sfruttamento commerciale del proprio nome, immagine, somiglianza o qualsiasi altro aspetto dell’identità personale, consentono alle celebrità di impedire agli altri di utilizzare la loro immagine in modo non autorizzato. Il copyright sulle fotografie dei paparazzi e i diritti sulla personalità delle celebrità ritratte sono diametralmente opposti: mentre il copyright appartiene al fotografo, la celebrità può sostenere che l’utilizzo commerciale non autorizzato della propria immagine costituisca una violazione dei suoi diritti sulla personalità. La situazione si fa più complessa perché questo diritto sulla personalità non si estende alla pubblicazione di un’opera di cui si è soggetti quando ciò viola il copyright dell’autore.
Se siete curiosi, Gigi Hadid ha vinto la sua causa contro il paparazzo, ma solo perché l’agenzia licenziataria aveva omesso di registrare il copy della foto prima di iniziare il caso stesso. Una formalità che varie volte era stata considerata non dirimente per l’ottenimento di protezione dei diritti di copy negli Stati Uniti d’America. E’ quindi una partita ancora tutta da giocare per i prossimi casi che si affacceranno in tribunale.
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