L’eredità di Helmut

Mi sono riservata una giornata intera per visitare la retrospettiva Legacy esposta a Palazzo Reale di Milano fino al 25 giugno e annunciata come “LA” mostra che vuole portare all’attenzione del pubblico una pietra miliare della fotografia di moda, un autore già presente nel gotha delle superstar del settore, ma mai abbastanza acclamato per quel che ha “combinato” al vocabolario della fotografia di moda.

Questo fotografo, nato Neustädter, è noto in tutto il mondo con il suo cognome anglofono. Stiamo parlando di Helmut Newton. E chi se no?

 

Helmut Newton. Amica. Milano, 1982 © Helmut Newton Foundation

 

Dopo una lunga permanenza in mostra – di solito come un segugio faccio su e giù per le sale, mi avvicino alle immagini, scatto foto promemoria dei dettagli delle stesse, torno indietro a guardare meglio, analizzo, studio, mi confronto con i miei compagni di visita – ebbene dopo tutto ciò mi sento di confermare che Legacy è un’esposizione “succulenta”, colma di sapori newtoniani, della sua energia rivoluzionaria e provocatoria, dei suoi big nudes, tanto per dirne una.

Potrei raccontarvi delle sezioni in cui è stata suddivisa l’esposizione raccolta per decenni di attività, ma direi qualcosa che è già raccontato e limpidamente apprezzabile visitando da sé le sale espositive.

 

 

Ciò che invece mi preme sottolineare, ciò che mi ha colpito maggiormente è stato il momento in cui ‘ho visto Helmut’ nella saletta di proiezione del video che raccoglieva situazioni lavorative affrontate dall’autore di origini tedesche e tutto ciò che accadeva contestualmente di non strettamente professionale, ma legato alla sua sfera personale.

Quel video ha una valenza certamente narrativa del suo modus operandi come autore, eppure – giacché è stato realizzato dalla moglie di Newton, l’intensa e bellissima attrice June Brunell – ha anche qualcosa di familiare, accogliente. Sono, in fin dei conti, gli occhi di una moglie che guardano il marito.

 

Helmut Newton. Moda. Melbourne, 1955 © Helmut Newton Foundation

 

Il fatto che dietro la telecamera ci fosse la sua compagna di vita, infatti, ha trasformato questi momenti sul set e dietro le quinte realizzati con le più note top-model di quegli anni, in una visione ibrida in cui Newton si rivela esattamente com’era, nella sua totalità: un professionista dell’immagine che non lasciava niente al caso, ma che fotografava con un cappellino in testa, pantaloncini che scoprivano gambe nodose e camice colorate.

 

 

Quei frame rivelano l’uomo che si cela dietro la perfezione della fotografia. Perfezione, un momento, non dettata dalla totale mancanza di “errori” ma dal totale controllo anche su quelle apparenti inesattezze volute invece dall’autore per rendere più autentiche le sue “scenografie”.

Nelle fotografie di Newton e quindi in mostra, non mancano ovviamente i rimandi alla storia della fotografia, alla storia dell’arte, alla grafica. Troviamo anche i riferimenti alla cultura e ai costumi della società in cui Newton viveva e interpretava, fotografando.

Newton ha saputo vedere in prospettiva, e a mio avviso nelle sue fotografie ha introdotto anche potenti messaggi personali sul valore della donna, ad esempio, che esulavano dall’idea propria del set di moda.

 

 

Provocatorio, quindi, rivoluzionario senz’altro, ma anche divertente e ilare, Newton ha costruito un nuovo linguaggio della fotografia di moda, ha messo al centro la donna (l’uomo, quando c’è, è piccolissimo), ha interpretato il suo tempo ma con lo sguardo a ciò che il futuro ci avrebbe riservato.

Un oracolo che ha risposto anzitempo, prima ancora di ricevere le nostre domande sul futuro della fotografia.

 

Helmut Newton. Era delle machine, Thierry Mugler, Vogue America. Monte Carlo, 1995 © Helmut Newton Foundation

 

 

SCHEDA MOSTRA

LEGACY, Helmut Newton

La mostra è curata da Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation, e da Denis Curti, direttore artistico de Le Stanze della Fotografia a Venezia, e ripercorre attraverso 250 fotografie, riviste, documenti e video l’intera carriera di uno dei fotografi più amati e discussi di tutti i tempi.

 

 

Accanto alle immagini iconiche, un corpus di scatti inediti, presentati per la prima volta in Italia, svela aspetti meno noti dell’opera di Newton, con un focus specifico sui servizi di moda più anticonvenzionali.

 

 

Polaroid e contact sheet permettono di comprendere il processo creativo che si cela dietro alcuni dei motivi più significativi del lavoro di Newton, mentre pubblicazioni speciali, materiali d’archivio e dichiarazioni del fotografo consentono di ricostruire il contesto nel quale è nata l’ispirazione di questo straordinario artista.

 

 

Lungo un percorso articolato in capitoli cronologici, i visitatori possono attraversare tutte le fasi ed evoluzioni della vita e della carriera di Newton, dagli esordi fino agli ultimi anni di produzione.

Legacy è stata ideata in occasione del centesimo anniversario della nascita del fotografo (Berlino, 1920 – Los Angeles, 2004) e posticipata a causa della pandemia.

La mostra, visitabile fino al 25 giugno 2023, vuole consolidare l’attenzione del pubblico sull’unicità, sullo stile e dal lato provocatorio del lavoro dell’artista.

 

Info palazzorealemilano.it/mostre/legacy

 

 

 

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Loredana De Pace è giornalista pubblicista, curatrice indipendente e docente. Founder dello Studio CAOS, curatela ed editing (via Puglia, 15 – Monza). È autrice del saggio TUTTO PER UNA RAGIONE. Dieci riflessioni sulla fotografia (emuse, 2017). Dal 2004 scrive per il magazine FOTO Cult Tecnica e Cultura della Fotografia. È editor per i festival di visual narrative Cortona On The Move e per Yeast Photo Festival. È curatrice per il festival di fotografia ColornoPhotoLife. Si occupa della rubrica TAKE CARE of ed è una delle lettrici dell’iniziativa NON CHIAMATELE LETTURE di NOCSensei. È coach su Photocoach.it e collabora con l’associazione culturale NESSUNO[Press]. Ha curato numerosi libri e fanzine, fra cui la monografia MONDI UMANI di Gigi Montali (Corsiero editore), Promenade. Pathos e ironia in costume di Carlo Traini (Crowdbooks) e la fanzine 365 di Jill Vande Wiele. È curatrice di esposizioni fotografiche in Italia e all’estero, partecipa a giurie di premi nazionali e internazionali, collabora con associazioni e festival nell’organizzazione di conferenze e workshop. È docente di progettazione fotografica, photo editing e comunicazione. È docente per Mu.Sa. (Monza) e Orti Fotografici (Milano). Come fotografa ha esposto El pueblo de Salinas e Ecuador: il piccolo gigante (2011, anche volume con introduzione di Luis Sepúlveda), Sono un cielo nuvoloso (2014, Interzone-Roma) e Qualcosa è cambiato (Priverno, 2017) | Sito loredanadepace.com | Facebook bit.ly/2VZe3MU | Instagram @ loredana_de_pace | INTERVISTA VIDEO NOC-HELLO - Loredana De Pace. Uscire dal proprio recinto, alla ricerca di cose belle https://youtu.be/phkaI2Owvx0

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