Spesso artisti e creativi si accorgono che il proprio lavoro, se non ha addirittura salvato loro la vita, perlomeno l’ha cambiata in qualche modo importante.
Dalla scrittura e dalla fotografia io ho imparato l’ordine, un concetto dal quale sono esistenzialmente molto lontano (se entro in un ambiente troppo ordinato mi sento soffocare!).
Per me la vita e l’universo sono regolati dal caos, da un disordine comandato da norme non solo non ci è concesso comprendere e praticare, ma che secondo me sarebbe invece pericoloso seguire.
Nella scrittura e nel progetto fotografico, al contrario, la mia precisione spesso rasenta l’eccesso, per istinti e motivazioni a me totalmente ignoti (forse per un ironico e dantesco contrappasso?).
Nel tempo, per fortuna, ho imparato però il valore del lasciare “delle porte aperte” nei miei lavori, elementi incompleti che mi piace regalare all’immaginazione del pubblico.
E, ancora, un’opera leggermente e sottilmente incompiuta, in qualche modo “sospesa“, per me è anche la scusa e lo stimolo per riprenderne alcuni aspetti in altri lavori.
Un modo per non annoiarsi in una routine creativa altrimenti autoreferenziata e autocompiacente.
Giorgio Sitta
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