Ho sempre pensato che, a prescindere da quale sia la nostra professione, sia importante captare e rielaborare tutti gli stimoli esterni possibili.
Come fotografo, per esempio, spesso mi sento influenzato da altre forme espressive, come la musica, l’architettura, la scultura e la scrittura.
- Un esempio interessante è quello dello scultore Kenjirō Azuma, che mi affascina per il carattere fortemente zen della sua arte.
Sono rimasto molto impressionato da quello che, tempo fa, ha affermato sul vuoto: pensando a un bicchiere, non conta il materiale o la forma, ma la sua capacità di adattarsi al contenuto.
Per questo, in un certo senso, un bicchiere vuoto è meglio di uno pieno o mezzo pieno (o mezzo vuoto): può ospitare più vino.
Questo concetto può aiutarci ad “asciugare” il nostro modo di fotografare, “aprendo una porta” a chi le vede.
Possiamo iniziare a semplificare la composizione, ridurre il numero e l’importanza dei soggetti, eliminare ombre e colori, desaturare, usare il bianco e nero.
Impariamo a “svuotare” le immagini, dando fiducia a chi le vedrà: sarà lui a riempire i vuoti, concettuali ed estetici, con la sua percezione e la sua interpretazione del nostro lavoro.
In questo modo trasformeremo la nostra fotografia in un atto di comunicazione bidirezionale.
Giorgio Sitta
A partire da Giovedì 8 maggio 2019. MASTERCLASS: Fotografia commerciale e Storytelling
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