Qualche giorno fa mi è capitato di rileggere un bel romanzo del giallista Jeffrey Deaver, intitolato L’uomo scomparso.
Tralasciamo la trama, il giallo è godibilissimo e non banale, però è interessante un concetto sul quale si basa gran parte della trama: l’illusione.
Nell’illusionismo, in particolare, si attira l’attenzione del pubblico in un punto preciso, su un oggetto o un’azione, per compiere le operazioni necessarie per il compimento della “magia” in ben altre zone e con altre modalità.
Nel romanzo ci sono esempi interessanti di questa tecnica, così come in due bei film, The prestige e The Illusionist.
Una “tecnica della distrazione” (misdirection) che sembra avere molto successo nella moderna comunicazione e, purtroppo, nell’attuale politica (l’utilizzo di paura e spauracchi per distrarre dai problemi reali e dall’altrettanto reale incapacità di risolverli).
In un certo senso, molto marketing emozionale sembra basarsi su questa filosofia: per esempio, faccio leva sul tuo senso di appartenenza a un determinato gruppo per venderti un prodotto che indirettamente associo a questo status.
Nell’illusionismo l’inganno è ricercato e voluto dal pubblico, è l’elemento principale del divertimento, nella comunicazione e in politica è quanto meno esecrabile.
Lascia un commento