Palermo Stupor Mundi. Lezione#33 Foto

Una storia millenaria fatta di arte, cultura, tradizioni

Ci sono luoghi che più di altri, anche inconsciamente, ci danno nitida l’idea di un origine, di un inizio, luoghi in cui percepiamo un senso di appartenenza, un sentimento ancestrale di essere parte della storia, perché in questi luoghi affiorano le radici stesse della storia, delle vicende che ci hanno condotto a essere quello che oggi siamo.
Popoli di stirpi diverse hanno lasciato nel corso dei secoli un impronta unica in questo lembo di terra emersa adagiato al centro del Mare Mediterraneo, la Sicilia, un isola che è quasi un continente, il granaio d’Europa, il cui suolo è stato calpestato da romani, greci, spagnoli, normanni, cartaginesi, francesi, fenici, proprio quest’ultimi nel 734 a.c. fondano quella che è oggi la capitale, Palermo, Panormos la chiameranno i greci, la città tutto porto, termine che è sinonimo di accoglienza, dinamismo e multietnicità.

Se dovessimo trovare una parola univoca e universale che ci fa ricordare Palermo crediamo che a ragione il termine più famoso è quello relativo a uno dei suoi mercati storici, la Vucciria, confusione in italiano, che ovviamente detta così non descrive assolutamente il senso del termine originale della lingua siciliana, nell’arte contemporanea questo luogo è stato celebrato in un famoso quadro del pittore Renato Guttuso.

 

Piazza G.Verdi, turisti consultano lo stradario – 1996

 

Stupor Mundi

Palermo, culla della cultura mediterranea, capitale del Regno di Sicilia, vede diventare Re nel 1198 a soli 4 anni il figlio di Costanza d’Altavilla, Federico, che nel 1220 a Roma viene incoronato Imperatore con il nome di Federico II. Presso la sua corte gravitano scienziati, medici, scrittori, traduttori, dai suoi sostenitori viene definito “Stupor mundi” per le sue scelte che hanno affascinato e condizionato il suo regno itinerante.

Emozione unica

Palermo è il quinto comune d’Italia per numero di abitanti e continua a essere la capitale della Sicilia, ma cosa rappresenta Palermo per i suoi abitanti e per chi la visita, cosa rimane, cosa colpisce il viaggiatore? Palermo è una miscela di colori, suoni, luci, odori, sapori, è un’emozione unica, appena sbarcati sulle sue strade si viene rapiti dagli odori che si percepiscono nell’aria, uno su tutti aleggia sopratutto nel centro storico, è l’aroma del caffè tostato proveniente dalle torrefazioni che diffondono nell’aria le sostanze volatili della tostatura producendo profumi indescrivibili, aromi soavi e vellutati fatti di sentori di caramello, cioccolato, cannella, cacao.

I mercati

La cucina siciliana, realizzata con elementi semplici abilmente miscelati, trova il suo culmine goloso nella pasticceria e nel cibo di strada un tempo considerato cibo povero.
Questi piatti, tra i quali spiccano lo sfincione, il pane e panelle, il panino con la milza, l’arancina (rigorosamente con la a) rappresentano l’essenza dello spirito del cibo, della convivialità, del gusto.

Fare un giro nei mercati storici rappresenta il modo migliore per immergersi nell’atmosfera di magia di colori, suoni, luci, odori e sapori che citavamo, significa immergersi insieme alla gente del posto nella quotidianità di una città che ama vivere fuori, in strada, gli uni a contatto con gli altri, a respirare la stessa aria, a vivere insieme la stessa atmosfera di festa.

Per il fotografo questo è il paese dei balocchi, le occasioni da immortalare sono infinite, ogni angolo, ogni ambulante, ogni momento della vita della strada merita di essere fermato in uno scatto unico.
Tra i mercati di Palermo rimasti attivi i più popolari sono quelli del “Capo”, con il monumentale ingresso di Porta Carini si estende tra le vie Carini, Beati Paoli, S. Agostino e Cappuccinelle; “Ballarò” che si estende tra c.so Tukory e Casa Professa; “Vucciria” oggi purtroppo molto più ridimensionato rispetto al passato, qui c’è la storia di Palermo.

Il mercato storico la Vucciria è posizionato tra piazza Caracciolo e piazza San Domenico, estendendosi anche nelle vie limitrofe e lungo l’asse principale di via Maccheronai, poche centinaia di metri ma ricchi di storia.
Fino ai primi anni duemila il mercato aveva, nelle sue vie, decine e decine di venditori di ortaggi, carni, pesce e prodotti alimentari di ogni tipo, sia freschi che sotto forma di conserva.

Vi si poteva trovare ogni tipo di prelibatezza con una attività continua di vendita tanto che la sua pavimentazione, perennemente bagnata, aveva dato luogo al detto popolare “quannu ascicanu i balati ra Vucciria” (quando si asciuga la pavimentazione della Vucciria) per indicare un evento impossibile da verificarsi visto che, data la continua attività di vendita, il pavimento stradale risultava sempre bagnato a causa dello sciogliersi del ghiaccio dei banchi di vendita del pesce.

 

Mercato della Vucciria – 1996

 

Se le fotografie potessero registrare l’audio ascolteremmo i venditori declamare la bontà della loro merce con le “abbanniate”, cioè le urla sotto forma di cantilena ritmica che descrivono i vari prodotti in vendita, ogni banco di merce ha un venditore che con versi quasi poetici vi invita a provare la sua mercanzia decantandone le bontà e l’esclusività.

Il mercato è occasione di incontro oltre che di momento per acquistare il cibo quotidiano, cibo da preparare o già pronto da consumare.
Girare nelle vie dei mercati significa immergersi in un clima di festa e respirare a pieni polmoni gli odori e i sapori del cibo, di mare o di terra. Dai banchi dei venditori si sprigionano gli odori dei panini con le panelle o con la milza, le insalate di mare, le fritture, le arancine, le sarde a beccafico, la celebre pasta con le sarde, i dolci, i cannoli, la frutta Martorana (marzapane) riproducente in maniera maniacale i tipici frutti autunnali, la cassata. Gesti antichi, tradizioni che si rinnovano ogni giorno, in un clima di integrazione e contaminazione.

 

 

Viaggio nella Storia

I monumenti, i palazzi, costruiti nel periodo della dominazione araba sono divenuti nel tempo sedi dei Normanni e dei Borboni che vi infusero la loro arte. Oggi il comune di Palermo, grazie agli interventi di recupero del centro storico, sta vivendo una nuova stagione di turismo. Le vie del centro, ogni giorno, sono invase da migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo, turisti che hanno voglia di visitare una città e un’isola multiforme dove l’estate dura sette mesi, dove fino a ottobre si può fare il bagno a Mondello.

Le chiese sono veri e propri scrigni di tesori che si mostrano in tutto il loro splendore lungo il quadrilatero del centro storico, Albergheria, Capo, Castellammare, kalsa, ve ne sono di una bellezza inaudita da lasciare a bocca aperta. Casa Professa, la chiesa normanna della Martorana, la chiesa del Gesù monumento di incantevole bellezza testimonianza dell’arte barocca, di San Salvatore, di San Giuseppe, gli incantevoli stucchi dell’Oratorio di santa Cita, la Cattedrale dai cui tetti è possibile ammirare un panorama unico e appena fuori dal centro, in c.so Calatafimi, il convento dei Cappuccini noto per le famose catacombe.

 

 

Percorrere il Cassaro, l’attuale via Vittorio Emanuele II, da Porta Nuova fino a Porta Felice, via Maqueda, via Ruggero VII, significa camminare nella storia.
Visitare il castello della Zisa, la dimora giardino estiva del Re, in via Guglielmo il buono, significa entrare in una fortezza dall’architettura normanna e dall’ingegneria araba, costruito da architetti che già nel 1165 seppero sviluppare concetti innovativi di climatizzazione.

Visitare la Cuba, San Giovanni degli Eremiti, Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento siciliano con la famosa Cappella Palatina decorata con mosaici in oro, significa respirare la storia arabo-normanna di una città che ha attraversato i secoli, in cui ogni popolo dominante cedeva un pezzo della sua cultura, dei suoi modi, del suo stile, della sua cucina, significa restare sospesi nel tempo di un luogo ricco di contrasti.

 

 

 

La Religione

Le feste in Sicilia rappresentano il culmine della religiosità di un popolo devoto che spesso si aggrappa alla speranza, alla ricerca del miracolo.
Ogni comune ha il suo santo protettore, ogni quartiere la sua festa, Palermo è devota a Santa Rosalia di cui è Patrona per avere liberato la città dalla peste e il 14 luglio su un carro trionfale viene condotta in processione lungo l’antico Cassaro, via Vittorio Emanuele II, dalla Cattedrale fino al mare attraverso Porta Felice è il Festino. La seconda manifestazione, il 4 settembre di ogni anno, si svolge invece al Santuario, sul Monte Pellegrino, nella grotta dove la Santa mori nel 1170.

Oltre a Santa Rosalia, Palermo venera anche Santa Cristina, Sant’Agata, Santa Ninfa e Sant’Oliva, le Sante protettrici dei quattro mandamenti.

 

 

Il Palermitano

Nell’isola nel corso dei secoli sono confluiti genti di tutto il mediterraneo, penisola italica compresa.
La gente di Palermo è solare, affabile, sempre pronta alla battuta, di spirito amichevole e orgogliosamente fiera di appartenere a questa città che non cambierebbe con nessun altra al mondo.
Il palermitano ha un forte senso di appartenenza, egli appartiene alla città e la città appartiene a lui…per sempre.

 

Claudio NP

 

Salita di Raffadali – 1996

 

 

 

 

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