Nei nostri articoli di tecniche video abbiamo parlato poco della post produzione sonora, lo facciamo adesso illustrandovi come gestire alcuni aspetti della parte audio dei vostri audiovisivi. Posto che video e audio necessitano quasi sempre di sincronizzazione dobbiamo separare l’aspetto della cattura sonora sul campo da quella in studio. Sul campo possiamo adoperare radio microfoni Lavalier per catturare il parlato di soggetti intervistati ad esempio, i microfoni possono essere o lasciati in vista in assenza di vento o nascosti sotto i vestiti, in questo caso vanno adeguatamente inglobati nelle apposite custodie adesive da abiti, al fine di evitare il rumore di sfregamento che si sentirebbe con i movimenti della persona.
Se la squadra di ripresa prevede la figura del tecnico audio sarà egli a occuparsi di tutte le fasi della registrazione dei suoni, utilizzando all’occorrenza anche le apposite aste, in questo modo si può catturare il parlato indirizzando adeguatamente l’asta microfonica senza che entri in campo.
La registrazione dei suoni in un prodotto audiovisivo non è demandata alla sola cattura sul posto, anzi sempre più spesso si preferisce intervenire in studio per realizzare un commento parlato ad esempio. La registrazione in studio permette di lavorare in un ambiente controllato e professionale utilizzando prodotti a questo scopo dedicati, con un livello di qualità e costo adeguati a ciò che andiamo a realizzare.
Nella filiera della registrazione audio se vogliamo realizzare in proprio il prodotto audiovisivo, dobbiamo tenere in considerazione almeno le seguenti attrezzature minime per creare il nostro personale studio di registrazione:
- Cuffia
- Distributore/amplificatore per cuffie
- MIxer audio
- Amplificatore
- Casse acustiche
- Microfono da studio a diaframma largo
- Stativi per microfono
1-Cuffia.
Il monitoraggio del suono e del parlato riveste una importanza strategica e ciò non è difficile da comprendere in quanto ciò che andremo ad ascoltare dovrà essere ciò che chiunque ascolterà. La cuffia che sceglieremo di tipo circumaurale, cioè che va a sovrapporsi alle orecchie circondandole, dovrà essere un modello che non concede personalizzazioni o meglio non deve “colorare” in alcun modo i suoni ma restituirli in maniera neutra.
Le cuffie professionali hanno uno spinotto duale sia mini jack da 3,5mm che jack standard da 6,3mm attraverso un adattatore in dotazione. Alcuni modelli hanno anche l’interessante caratteristica di avere il cavo staccabile dai padiglioni, questo è utile nel caso dovesse danneggiarsi con l’uso, salvaguardando nel tempo l’acquisto potendo cosi sostituire il cavo.
Le caratteristiche da tenere in considerazione nella scelta di una cuffia professionale sono innanzitutto la sensibilità espressa in Decibel (dB), più è alto questo valore meglio è.
La larghezza in mm della cassa acustica, cioè la membrana da dove esce il suono e la sua impedenza espressa in Ohm. Questo parametro rappresenta la capacità del dispositivo di offrire una più o meno resistenza al passaggio della corrente, in commercio si trovano cuffie con una impedenza che può variare tantissimo, da bassa ad alta, un buon compromesso è rappresentato da valori compresi tra 55 e 80 Ohm.
La risposta in frequenza espressa in Hertz (Hz) rappresenta lo spazio entro il quale le membrane audio della cuffia restituiranno i suoni, quindi posto che scientificamente l’orecchio umano è sensibile a uno spazio di frequenze compreso tra i 20 e i 20.000 Hz una buona cuffia deve lavorare in questo spazio di frequenze.
Anche la lunghezza del cavo è importante, le cuffie professionali lo hanno di 3 metri.
In campo studi professionali di registrazione è facile imbattersi nella cuffie dall’azienda austriaca AKG, fondata a Vienna nel 1947 è famosa per i suoi microfoni da studio a diaframma largo come il famoso C414 con diagramma polare cardiode e ripresa sonora anche a figura 8, e per le cuffie.
Il modello K240 Studio rappresenta un prodotto di alta qualità a un costo accessibile.
Oggi AKG fa parte del gruppo americano Harman Technologies a sua volta acquisito dalla coreana Samsung nel 2017.
2-Distributore/Amplificatore per cuffie
Questa apparecchiatura è fondamentale per permettere a più utenti di ascoltare in cuffia i segnali sonori, in pratica è un prodotto che ricevendo un segnale audio in ingresso lo smista a “N” uscite. Pensiamo a una sessione di doppiaggio dove diversi attori devono recitare insieme, è importante che tutti contemporaneamente possano sentire la loro voce e quella degli altri o a una registrazione di canto dove il cantante, i musicisti e chi sta al missaggio devono poter ascoltare la stessa traccia.
Senza il distributore per cuffie sarebbe impossibile garantire a tutti la possibilità di ascolto in cuffia, posto che anche volendo prelevare l’uscita da un miscelatore audio, questi ha solo una presa e serve al tecnico della sala missaggio.
Ve ne sono in commercio per tutte le esigenze dai modelli da tavolo a quelli da armadio audio.
Il modello HeadAmp6, in foto, dell’azienda americana ART permette il monitoraggio dei suoni fino a 18 utenti, con possibilità di personalizzazione per ogni canale. In pratica ogni utente può regolare il volume in maniera indipendente dagli altri, può altresì bilanciare i canali, silenziarli o ricevere un segnale in ingresso sempre in maniera indipendente dagli altri canali.
In pratica è un amplificatore (per cuffie) stereo a sei canali con altrettanti canali ausiliari, ogni canale ha il proprio controllo di bilanciamento per effettuare il pan tra gli ingressi sinistro e destro sul bus di segnale principale o tra il segnale principale e l’ausiliario dello specifico canale.
I segnali sono prelevabili sia sul pannello frontale che da quello posteriore dove le uscite jack da 1/4” sono replicate e sdoppiate. E’ possibile agganciare una cuffia per canale sul pannello frontale e due cuffie per canale sul pannello sul retro, consentendo così di collegare fino a 18 cuffie contemporaneamente.
I pulsanti di selezione permettono di scegliere quattro diverse modalità di ascolto, stereo, sinistro mono, destro mono, entrambi mono e a ogni pulsante è dedicata una apposita luce Led di attivazione. Ogni canale permette di personalizzare il livello di monitoraggio del suono con l’apposito regolatore. Sul pannello posteriore sono presenti sia gli ingressi bilanciati XLR Cannon sia quelli sbilanciati Jack TRS da 1/4” con connessione di attraversamento per rilanciare il segnale su eventuali altre unità. Sul pannello frontale c’è la rotella del volume principale che smista il segnale in ingresso su tutte le uscite e otto luci Led posti in verticale fanno da monitoraggio visivo con luce rossa di sovra modulazione. I singoli canali di uscita hanno quattro luci Led di monitoraggio visivo posti orizzontalmente, di cui uno rosso di sovra modulazione.
- HeadAmp6 pannelli frontale e posteriore
- HeadAmp6 particolare di un canale
3-Mixer audio
Il mixer o miscelatore in italiano è l’elemento fondamentale che permette appunto di miscelare diverse sorgenti sonore in ingresso per creare la traccia stereo in uscita.
Anche questo importante prodotto è disponibile per le più svariate esigenze di lavoro, da quelli più semplici con pochi canali con dosatori a manopola a quelli più complessi con decine e decine di canali sia stereo che mono e dosatori a scorrimento anche automatico per i mixer digitali programmabili. I dosatori sono le manopole a scorrimento verticale che aumentano o diminuiscono l’intensità dei suoni, dove alla posizione tutta abbassata corrisponde il livello zero, mentre alla posizione tutta in alto corrisponde il livello massimo.
Il mixer audio in uno studio professionale deve avere determinate caratteristiche, vediamone qualcuna.
Sceglietelo possibilmente con presa USB per poterlo interfacciare al computer e non dover acquistare una scheda audio separata, in ogni caso indipendentemente da quanti canali ha il mixer in ingresso, ricordate che in uscita fornirà sempre un segnale stereo a due canali, la fruizione sonora è sempre stereo, a parte le elaborazioni multicanale realizzate per mezzo di software dedicati.
Il mixer da scegliere deve avere la possibilità di alimentare i microfoni a condensatore che necessitano di una tensione di lavoro di 48Volt, pertanto meglio acquistarne uno che fornisca la cosiddetta phantom a 48V in corrente continua. Tale alimentazione è detta fantasma perchè viaggia insieme allo stesso cavo di segnale non necessitando un cavo separato di alimentazione del microfono. La condizione necessaria è che il microfono deve essere collegato con connettore XLR tripolare, tale alimentazione non deve essere utilizzata per i microfoni dinamici e va pertanto disattivata quando si collegano.
I mixer professionali hanno ingressi e uscite Jack da 1/4”, XLR e combo, cioè che accettano sullo stessa presa entrambe le spine, va comunque ricordato che solo la connessione XLR è detta bilanciata mentre gli spinotti Jack sono detti sbilanciati. Ogni canale deve essere provvisto di controllo fx, pan, e dei toni bassi, medi e alti. Il controllo fx è quello relativo al dosaggio degli eventuali effetti che si vogliono instradare sul segnale e ha un dosatore dedicato. Se è vero che è possibile e forse preferibile registrare un segnale pulito e solo successivamente introdurre eventuali correzioni o aggiunta di effetti è pur vero che taluni effetti possono essere introdotti direttamente dal mixer, pensiamo al leggero effetto eco che si da alla voce nel canto, donando alla stessa spazialità e apertura.
I mixer professionali hanno anche una importante funzione, viene usata tanto in ambito radiofonico, il preascolto, è la funzione che permette di preascoltare una sorgente in maniera indipendente da quella che sta andando in registrazione o in onda, si attiva premendo un tasto dedicato accanto a ogni dosatore. Alcuni mixer particolarmente dotati hanno una funzione di effetti precaricata che si attiva ruotando l’apposita manopola in cui ad ogni scatto corrisponde un particolare effetto sonoro, l’effetto scelto sarà inviato all’apposito canale fx dal cui dosatore si instraderà, secondo il volume impostato, sulla nostra registrazione.
Va ricordato che ogni canale del mixer è un canale mono se non diversamente indicato, lo notiamo dalla numerazione posta alla base delle slitte dosatrici, se il numero indicato è singolo il canale è mono, se i numeri sono doppi ad esempio 5/6, si tratta di un canale stereo. Il motivo è semplice, un mixer si usa principalmente per collegare microfoni o strumenti musicali e il loro funzionamento prevede un collegamento monofonico.
Esiste però un metodo o trucco per trasformare due canali mono in un canale stereo, basta accoppiarne due per volta per farli diventare stereo. Si può quindi collegare una sorgente stereofonica a due canali mono, l’unica accortezza consisterà nel regolare le manopole del pan nel modo seguente, nel canale mono di sinistra bisognerà spostare il pan tutto a destra e viceversa nel canale mono di destra, si regolerà il pan tutto a sinistra.
La mandata alle casse acustiche può essere un segnale amplificato se si tratta di mixer con amplificatore oppure un segnale non amplificato che necessiterà di casse attive o collegate a un amplificatore.
4-Amplificatore
L’amplificatore è lo strumento elettronico che amplifica i suoni trasformando un segnale elettrico in un segnale acustico. Questa magia avviene all’interno dei suoi circuiti dove le correnti in ingresso, derivanti dalle sorgenti a esso collegate, passando attraverso i suoi transistor preamplificano tali segnali inviandoli ai finali di potenza i quali pilotano le bobine dei diffusori acustici posti alle prese di uscita e trasforma pertanto le correnti elettriche dei suoni in segnali sonori emessi dalle membrane delle casse. In base alla tipologia di amplificatore essi sono distinti in categorie chiamate “classi”, avremo pertanto le classi A – AB – C – D – E – G – H. Ovviamente stiamo trattando di amplificatori cosiddetti “a stato solido”, per distinguerli da quelli a valvole che presuppongono un utilizzo più da alta fedeltà di tipo casalingo.
La preferenza andrà ad amplificatori integrati dove lo stadio di ingresso (Preamplificatore) e quello finale (Finale di potenza) sono appunto integrati nello stesso prodotto avendo così un pezzo unico piuttosto che due telai separati, scelta quest’ultima che spesso si preferisce per impianti casalinghi dove prevale il criterio della qualità al posto della praticità.
Anche questa categoria di prodotto di elettronica esiste di diverse tipologie, dai modelli economici a quelli di fascia alta con trasformatori toroidali ad alta efficienza dal costo impegnativo. Restando in ambito professionale il modello da scegliere dovrà essere da armadio audio se disponiamo di tale configurazione nel nostro studio o senza alette laterali di montaggio se abbiamo una dislocazione più semplice, da tavolo. La potenza impegnata, tenuto conto delle dimensioni della sala di montaggio, che di norma non necessita di pressioni sonore da stadio, è sufficiente che piloti adeguatamente i diffusori che già possediamo o che abbiamo intenzione di acquistare. Un buon compromesso consiste nello scegliere un modello che possa pilotare diffusori sia da 4 che da 8 Ohm, tenendo conto che più è bassa l’impedenza dei diffusori più corrente dovrà erogare l’amplificatore a parità di potenza.
In ogni caso questo è un prodotto particolare che è bene scegliere con l’ausilio del vostro negozio di riferimento in modo tale da progettarne l’acquisto in base alle caratteristiche acustiche e dimensionali della stanza su cui sarà montato, al fine di sceglierlo della potenza, del disturbo, e del guadagno adeguati. Gli ingressi dovranno essere in numero tale da poter collegare diverse sorgenti di cui potremmo aver necessità di amplificare e visto il recente ritorno dei dischi LP è buona cosa che abbia anche la presa Phono, non si sa mai. La possibilità di poter essere controllato per mezzo di applicazioni da dispositivi mobili è una caratteristica da tenere in considerazione anche se non preponderante nella scelta di un prodotto destinato a un uso professionale. Infine visto che in uno studio potrebbe essere necessario dover collegare dispositivi anche amatoriali è bene prevedere che sia dotato di ingressi e uscite HDMI in numero sufficiente oltre che di prese professionali.
5-Casse acustiche
I diffusori al pari dell’amplificatore fanno parte di quella categoria di prodotti che vanno abbinati con cura, la loro scelta andrà quindi fatta preferibilmente insieme, tenendo conto del fatto che dovremo capire se necessitiamo di casse attive (amplificate) o passive da far pilotare a un amplificatore. Una prima caratteristica da prendere in considerazione, spazi permettendo, è quella relativa alle dimensioni del diffusore, quelli a tre vie con altoparlanti separati per bassi, medi e alti, sono ovviamente i migliori perché da ogni diffusore usciranno le frequenze corrispondenti.
Se decidiamo di acquistare casse attive, quindi amplificate, è bene orientarsi su modelli predisposti per utilizzo in studi professionali. Al loro interno questo tipo di diffusori hanno una sezione di alimentazione e una sezione di amplificazione ed è bene scegliere modelli dal funzionamento autonomo, cioè ogni diffusore non deve dipendere dal collegamento con l’altro tramite un cavo che li unisce. La scelta ricadrà quindi su due casse esattamente identiche che andranno collegate alla rete elettrica e ognuna diffonderà un canale. Questo tipo di cassa è predisposta per essere montata su stativi tramite presa filettata sul fondo o possono essere utilizzati semplicemente appoggiati sul banco regia. Le prese di ingresso per il settore professionale non sono i classici pin RCA bianco e rosso, ma i connettori Cannon XRL bilanciati e le prese TRS Jack da 1/4” sbilanciate oppure il connettore combo che accetta entrambi gli spinotti. La sezione di controllo deve prevedere manopole separate per il guadagno e i toni. La sezione di alimentazione nei prodotti destinati a usi professionali prevede la vaschetta IEC con presa tripolare
Un altra caratteristica importante è quella relativa allo sfogo della pressione sonora delle casse in Bass Reflex, si tratta di un condotto o apertura che viene posizionata dai costruttori o anteriormente o posteriormente in base al progetto acustico del diffusore. Tenuto conto che da quella apertura fuoriesce aria, se è nostra intenzione posizionare i diffusori molto vicino a una parete, è bene scegliere diffusori con condotto anteriore. Il motivo di tale scelta risiede nel fatto che se la parete ostruisce del tutto o parzialmente il condotto, si avranno delle modifiche nella qualità sonora che possono andare da una maggiore enfasi dei bassi a un effetto strozzatura tipo un suono cupo. Riepilogando: diffusore che ha la parte posteriore attaccata o vicino a una parete, la scelta prevede condotto di uscita anteriore e viceversa. Potenza di erogazione musicale e impedenza vanno scelte in base all’amplificatore che abbiamo o dobbiamo acquistare nel caso di diffusori passivi, modelli da scaffale o da pavimento in base alle dimensioni della nostra sala.
6-Microfono da studio a diaframma largo
In campo professionale questo tipo di microfono a condensatore è lo standard di fatto, utilizzato per doppiaggio cinematografico, canto e trasmissioni radio.
Al contrario il microfono dinamico o da palco è frequentemente utilizzato in sessioni di canto dal vivo o per interviste.
A differenza di quest’ultimo, il microfono a condensatore, per funzionare necessita di alimentazione elettrica che viene erogata dallo strumento alla quale è collegato, scheda audio o mixer audio. La tensione di alimentazione si è ormai standardizzata a +48Volt, viene veicolata nello stesso cavo di segnale ed è per questo definita fantasma.
La capsula microfonica per questo tipo di microfoni ha una dimensione considerata minima come fattore di qualità da almeno 1 pollice e avendo buone caratteristiche di sensibilità si presta a sessioni di ripresa sonora anche da distanza elevata, infatti è normale vedere microfoni a condensatore a diaframma largo posizionati a distanza per sessioni di ripresa di cori.
La qualità della voce ha caratteristiche rilevanti di pastosità e presenza scenica notevoli. Nella scelta di questo tipo di microfoni bisogna tener conto oltre che della fama del marchio anche di alcune caratteristiche che riteniamo fondamentali, il rumore di fondo auto prodotto è uno di questi. Essendo microfoni che spesso si usano per sonorizzare parti senza accompagnamento musicale, quindi in bianco senza la mascheratura che fornisce la musica, se il microfono ronza troppo tale fruscio di fondo sporcherà la registrazione con un disturbo che si amplifica quando l’utilizzatore finale alzerà il volume, pertanto un microfono con un basso rumore è logicamente preferibile.
La risposta in frequenza dovrà comprendere tutto lo spettro udibile e la gamma dinamica dovrà essere superiore al livello del disturbo.
Abbiamo avuto la possibilità di provare due microfoni a diaframma largo, uno a condensatore dell’azienda austriaca Lewitt, il LCT 440 Pure, microfono dal costo accessibile e dalle caratteristiche sorprendenti e uno a valvola, l’MXL Genesis Heritage Edition, dell’azienda americana Marshall Electronics, dalla resa classica e passionale.
Lewitt è una giovane azienda austriaca fondata nel 2009 che si prefigge di cambiare lo status quo dello stile dei microfoni, realizza microfoni e interfacce audio, la produzione spazia dai prodotti per creatori di contenuti a studi di registrazione o per radiotrasmissioni e installazioni. Con una squadra di oltre 100 dipendenti è rappresentata in più di 20 nazioni e ha il quartier generale a Vienna.
Vediamo le caratteristiche principali:
LCT 440 Pure è un microfono a condensatore a diaframma largo con una capsula da 25,4mm, quindi da 1 pollice, la sua ripresa polare è di tipo cardioide con trasduttore a gradiente di pressione. La risposta in frequenza abbraccia tutto lo spettro udibile da 20Hz a 20 KHz con un livello di rumore “auto generato” di appena 7dB. La pressione sonora (SPL) raggiunge i 140 dB, un rapporto segnale/disturbo di 87 dB e una gamma dinamica di 133 dB. Viene alimentato con la classica tensione di +48 Volt, la sua impedenza e di 110 Ohm. Il connettore è placcato oro 3 pin XLR. Il microfono misura 138x52x36mm con un peso di 310 grammi.
La confezione contiene oltre al microfono il supporto ragno dedicato con innesto a vite, una spugnetta anti-pop con il marchio dell’azienda, un secondo anti-pop metallico che si aggancia al ragno magneticamente posizionandosi davanti la capsula, una borsetta in plastica.
Marshall Electronics è una azienda americana fondata nel 1990 da Leonard Marshall con sede a Torrance in California. La missione dell’azienda è quella di creare microfoni da studio avanzati e di alta qualità a costi accessibili e semplici da usare. Tutta la produzione di microfoni viene progettata, ingegnerizzata e testata direttamente presso la sede centrale.
Vediamo le caratteristiche principali:
MXL Genesis Heritage Edition è un microfono valvolare, o a tubo, che monta una valvola Mullard 12AT7 per un suono caldo e con un basso rumore di fondo. Il trasduttore ha caratteristica polare cardioide con una risposta in frequenza di 20hz-20kHz, una impedenza di 200 Ohm e un rumore equivalente di 18 dB. La struttura metallica presenta un interruttore di attenuazione per l’effetto prossimità di 0 e -10dB e un interruttore di filtro passa alto di 6dB/ottava @ 150Hz. Il rapporto segnale/disturbo è di 78dB. Le dimensioni sono di 59x240mm e un peso di 703 grammi. La pressione sonora (SPL) raggiunge i 130dB/140dB (0dB-10dB) L’alimentatore a corredo funziona a corrente di rete 110/220 V a 50-60Hz.
La confezione contiene oltre al microfono, inserito in una scatola in legno con interno in velluto nero, l’alimentatore dedicato con struttura in metallo verniciato, il ragno, l’antipop, i cavi di alimentazione e collegamento sia all’alimentatore che al mixer audio.
La prova
Una premessa è doverosa, acquistereste un capo d’abbigliamento sulla scorta delle impressioni di un altra persona ? Sicuramente sentire le opinioni è importante ma il capo d’abbigliamento è meglio provarlo personalmente.
Tutto ciò premesso per dire che le nostre prove sono frutto di opinioni, scelte ed emozioni personali, per cui nel momento in cui decidete di voler procedere a un acquisto, particolarmente di un microfono, andate a provare personalmente i prodotti e acquistateli cuciti addosso alle vostre esigenze.
Abbiamo montato i due microfoni su altrettanti stativi e li abbiamo collegati al mixer audio attraverso il cavo con spinotti XLR, l’LCT440 collegato e alimentato direttamente dall’alimentazione fantasma fornita dal mixer a +48Volt, mentre l’MXL lo abbiamo collegato al suo alimentatore e fatto funzionare alternativamente all’altro in quanto il mixer quando accende la 48V la eroga su tutti i canali e non potevamo fare arrivare al microfono a valvola una doppia alimentazione.
Abbiamo settato a zero tutti i controlli dei toni e ci siamo posizionati a trenta centimetri di distanza parlando con e senza il filtro anti pop, per eliminare le consonanti esplosive, ascolto in cuffia AKG. Il Lewitt è un microfono che entra subito in funzione e non ha bisogno di qualche secondo di riscaldamento come quelli a valvole, la sua erogazione vocale è maggiore e del resto lo si nota dalle caratteristiche tecniche, in quanto ha una gamma dinamica di 133 dB e un rapporto s/d di 87 dB rispetto al valvolare che ha una gamma dinamica di 130 dB con un rapporto s/d di 78 dB. In pratica i dosatori del mixer si fermavano a 0 contro i +5 dell’altro per ottenere lo stesso risultato.
Questo è importante perché il rumore di fondo, comunque molto contenuto, si mantiene a livelli molto bassi non amplificando eccessivamente il segnale. I controlli dei toni erano posizionati a zero e già così il microfono fornisce una buona dose di effetto presenza, aumentando leggermente di un valore i toni bassi e acuti il microfono erogava una sensazione di voce pastosa. Con il filtro anti pop in dotazione si accentua l’effetto basso in quanto taglia qualche frequenza, montando invece quello magnetico i bassi tornano nella norma e l’equalizzazione rimane quella preimpostata sul mixer.
Il Lewitt LCT440 Pure essendo un microfono di gamma media non ha incorporati i controlli di attenuazione ne di filtro passa alto, per cui se ci si avvicina troppo alla capsula è meglio modulare la voce abbassando il tono per evitare l’aumento eccessivo dei bassi causati dall’effetto prossimità. Per il costo attuale di mercato di circa € 250,00 ci troviamo di fronte a un prodotto dalle caratteristiche eccellenti, per questo prezzo non possiamo pretendere ne capsule con ulteriori figure di ripresa ne controlli di tono, per quello ci sono i modelli superiori.
La resa del microfono valvolare è quella di un microfono dallo stile classico anche nell’aspetto e dalla particolare delicatezza, va infatti trattato con la massima attenzione per non causare danni alla valvola. I collegamenti vanno fatti con alimentatore spento e solo dopo si può procedere all’accensione ricordandosi di spegnere la +48Volt dal mixer. Bisogna avere la pazienza di attendere qualche secondo affinché la valvola possa andare in tensione e solo allora si può iniziare a parlare.
Con l’equalizzazione a zero la sua erogazione come sopra descritto si mantiene a un livello di guadagno più basso rispetto al Lewitt e con una tendenza alla freddezza nonostante la valvola che in pratica dovrebbe garantire calore alla voce. Per consentirgli di esprimere al meglio le sue corde necessita dare una piccola correzione ai toni bassi aumentando di un punto e eliminando di un punto gli acuti, solo in questo modo i due microfoni mostravano una equivalenza di prestazioni. Il livello del rumore di fondo percepito in cuffia è risultato maggiore rispetto al Lewitt.
L’effetto di prossimità è perfettamente impostabile regolando il selettore di attenuazione, in questo modo è possibile avvicinarsi e parlare vicino alla capsula per creare particolari effetti di voce. Il costo di mercato di questo microfono è di circa € 600,00.
7-Stativi per microfono
Gli stativi o aste per microfono sono l’ovvio elemento che non può mancare in uno studio di registrazione se vogliamo posizionare dei microfoni. Sono caratterizzate da una base tripode dove è inserita un asta regolabile in altezza, alla sua sommità è agganciata tramite uno snodo l’asta a giraffa reggi microfono che può scorrere sullo snodo per modificarne l’altezza e l’angolo di posizionamento, a una estremità è dotata di vite filettata per avvitare il ragno. Esistono soluzioni alternative come i bracci a molle da agganciare ai tavoli, ma riteniamo che siano più utili gli stativi in quanto le molle con il passare del tempo perdono elasticità. Uno stativo ha pertanto la funzione di reggere il microfono e va scelto in base al peso di ciò che andrete a montare su, basta fornire questa indicazione al vostro fornitore e saprà consigliarvi il modello più adatto alle vostre esigenze. Tutti i modelli sono richiudibili e collassabili occupando in tal modo poco spazio.
Claudio NP
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