La Fotografia Urbana. Lezione#42 Foto

Sedie e tavolo a colori

Dell’organizzazione logistica della fotografia di viaggio abbiamo già parlato: art.29 luglio 2022. Iniziamo col dire una cosa, non vogliamo trattare di colore o bianconero, fate ciò che più vi piace, non c’è un metodo giusto e uno sbagliato, ogni scatto può vivere a colori e in scala di grigi o solo in uno dei due, valutate voi. In digitale la foto è sempre a colori, poi la convertite se ritenete, in pellicola la scelta va decisa subito, perché una foto fatta con pellicola a colori non è proprio il massimo stampata in bianconero e con pellicola in bianconero non diventa a colori.

E’ estate, tempo di viaggi e di vita all’aria aperta, in strada, ed è qui che si fanno la maggior parte delle foto, questa è una nuova guida di consigli.

Da parecchi anni si fotografa in digitale, ma vi invitiamo a valutare o rivalutare l’uso della pellicola, sia 35mm per la praticità, sia medio formato per l’altissima qualità del risultato. Velocità nel primo caso e foto ragionata nel secondo, gli apparecchi medio formato non sono dei punta e scatta.

Se avete una fotocamera digitale e una a pellicola mettetele al collo entrambe e se sono dello stesso marchio potete anche intercambiare le lenti, ciò è vero tranne rari casi come le lenti Canon FD a fuoco manuale che non possono essere usate sull’innesto EF. Lenti Pentax e Nikon degli anni 70, 80 e 90 possono essere usate anche sulle camere digitali.

Una lente a focale variabile, meglio se professionale ad apertura costante f/2.8 o f/4 come le 24-70mm o le 24-105mm garantiscono velocità di esecuzione e uniformità di risultato.

Poi ci sono i fissi come i 35mm o i 50mm a grande apertura f/1.4 o f/1.2 per arrivare anche a f/0.95 del Noctilux Leica o del recente Fujifilm f/1.0

 

Sedie e tavolo in scala di grigi

 

E poi ci sono i grandangolari, anche estremi, danno vitalità alla foto perché abbracciano un angolo di campo esteso. Sono ottimi per giocare a sfocare con un primo piano a fuoco e il resto morbido.
Sono lenti creative ma vanno usate con attenzione per non includere nel fotogramma elementi di disturbo. Occhio alla distorsione, in ambito urbano una linea che sappiamo essere diritta dà molto fastidio vederla storta e statene certi che l’occhio di chi osserverà si soffermerà proprio lì.

Da qualche anno sono comparsi sul mercato obiettivi di fabbricazione cinese che a costi molto contenuti propongono focali fisse a fuoco manuale o automatico per le fotocamere reflex e senza specchio. Sono lenti che non arrivano, e ci mancherebbe, alla qualità degli originali, ma per un certo tipo di foto come quella “di strada” dove non sono richiesti parametri precisi come nelle foto di architettura, possono andar bene. A fronte di una buona resa al centro spesso i risultati ai bordi lasciano molto a desiderare, ma se questo lo consideriamo una peculiarità e la usiamo a fini creativi pensando a foto con i bordi “morbidi” allora c’è lo facciamo piacere.

Siamo abituati a cambiare sensibilità anche foto per foto, con la pellicola questo non è possibile, pensiamo da subito a caricare un film veloce da almeno 400 ISO, (basta anche da 100 se abbiamo la lente stabilizzata), una volta inserita non potremo più cambiarla fino alla fine. A onor del vero è possibile riavvolgere manualmente la pellicola prima della fine, basta segnarsi dove è arrivato il contapose e poi alla bisogna reinserirla facendo gli stessi scatti a vuoto (con il tappo sulla lente e l’oculare oscurato), fino a raggiungere i fotogrammi precedentemente esposti. A volte riesce, a volte capita che sovrapponiamo l’ultimo fotogramma, per sicurezza meglio perderne uno e avanzare di uno scatto in più, ciò è ovviamente macchinoso, ma sappiate che si può fare. C’è un problema con le camere amatoriali automatiche che riavvolgono anche la coda.

La grana originale della pellicola è la sua peculiarità che nessun sensore e nessun programma di foto ritocco può dare in post produzione, non è la stessa cosa la simulazione.
Non scoraggiatevi per i tempi, se sapete sviluppare fatelo, altrimenti affidatevi a un laboratorio che può farvi anche le scansioni, si, sono dei costi anche importanti, diversamente seguite le nostre guide per fare in proprio la scansione delle pellicole, è più difficile raccontarlo che farlo.

SAPERE OSSERVARE

L’osservazione del territorio è la prima regola, guardarsi in giro, scegliere, pensare, aspettare il momento giusto. Noi siamo fotografi, il cellulare lo usiamo per telefonare, la nostra macchina fotografica non è un cellulare, non è punta e scatta. Prima di fare la foto guardiamoci intorno, capiamo cosa fotografare e il punto di vista migliore, anche per la luce.

Iniziamo col dire cosa non è la fotografia di strada, non è la foto cartolina già vista 9999 volte, non ci interessa, non è foto a raffica ai passanti, rispettiamone la riservatezza, non è fare foto a chiunque ci passa davanti, chi dorme in metropolitana o su una panchina, lasciamolo riposare.

Le persone, se si decide di fotografarle, meglio riprenderle da dietro o in lontananza in modo da renderle non riconoscibili se decidiamo di renderla pubblica. La regola è: non fare agli altri ciò che a noi non piacerebbe ci facessero. Vedete anche la Legge 22 aprile 1941, n. 633, articoli 96-97-98 sui diritti relativi al ritratto.

La fotografia deve essere rispettosa di tutti e di tutto, non c’è bisogno di fotografare persone per forza nella foto urbana, apposta abbiamo inserito in apertura e subito dopo la stessa foto senza l’elemento umano, prima a colori e poi in bianconero.

Cosa ci racconta questo scatto ? Intanto ognuno sceglie ciò che preferisce, come si può vedere queste due foto hanno una loro vitalità, è fotografia urbana perché siamo in strada, quella a colori racconta che è esterno giorno, c’è il sole, i toni sono caldi e la luce è radente, quindi il colore delle sedie di un colore caldo sono ulteriormente scaldate dal sole del pomeriggio. Le ombre creano tridimensionalità, il taglio diagonale dà forza e dinamismo a uno scatto altrimenti statico, la sedia in primo piano sembra invitare a sederci con il suo abbraccio. Il menù del bar, in quinta chiude lo scatto e conduce lo sguardo. Vedete quante informazioni ci sono in una foto, quante chiavi di lettura ?

Le stesse considerazioni possiamo farle per la foto in bianconero dove i colori li dobbiamo immaginare, ma il resto è uguale.

Questa foto è il risultato di un ragionamento prima dello scatto, basta girare attorno al tavolo per trovare la soluzione di luce ed estetica migliore. Anche senza persone abbiamo fatto una foto di strada.

 

Fotografia urbana, i visi delle persone, comunque lontani, sono stati resi irriconoscibili

 

COMPORRE L’IMMAGINE

Inquadrare e comporre l’immagine sono la base per la costruzione della nostra fotografia, quale è il punto migliore ? Scegliamolo in base a come possiamo muoverci, allo spazio che abbiamo intorno, alla folla, alla possibilità di spostarsi agevolmente, alla direzione della luce evitando il controluce. Se troviamo un punto di vista alto usiamolo, dosiamo bene luce e ombre, evitiamo elementi di disturbo: pali della luce, della segnaletica, cestini della spazzatura.
Comporre la nostra fotografia significa organizzare tutti questi elementi, valutarli e adeguarli o adeguarci al territorio, in modo da formare un fotogramma che riesca a raccontare quanto ci siamo prefissi di voler comunicare,
Tutto deve vivere in perfetto equilibrio che può essere cromatico o emozionale, come ombre e luci, bianco e nero, alto e basso, sopra e sotto, diagonalmente.

 

 

L’inquadratura che sceglieremo deve permettere a tutti di leggere la foto, di comprenderla, deve suscitare le stesse emozioni che ha suscitato in noi.

Se guardiamo con attenzione ciò che ci circonda, potremo catturare scatti interessanti come la foto dell’attacco dell’idrante qui sopra. Non è importante comunicare dove ci troviamo in questo caso, il luogo, la città, passano in secondo piano, non è importante, era importante comunicare il contrasto dei colori, l’emozione che suscita il rosso vivo sull’argento del tubo e sul bianco della parete. E poi la composizione, frutto di una scelta precisa, le fughe delle piastrelle della facciata in questo caso erano in perfetta simmetria, da regola dei terzi, il cassonetto del tubo è stato posto volutamente in posizione decentrata creando spazi tridimensionali.

Le nostre città sono piene di queste situazioni che possiamo utilizzare per isolare delle parti che regalano sensazioni ed emozioni visive che possiamo trasmettere agli altri.

Se osserviamo con attenzione troveremo infinite possibilità di realizzare foto nei contesti cittadini dove i nostri attori sono gli elementi stessi dell’arredo urbano. Anche gli oggetti vanno fotografati alla loro altezza, basta abbassarsi per entrare nel loro punto di vista, girarci attorno per trovare la posizione di interesse, come nel caso delle foto sotto, diaframma tutto aperto fare risaltare il primo piano e inserire gli elementi nel contesto cittadino.

 

 

GUARDIAMO IN ALTO

Oltre che in basso il nostro sguardo si posa spesso verso l’alto, svettanti campanili, torri, palazzi, caratterizzano l’ambiente delle nostre città, purtroppo questo tipo di foto soffre della presenza delle linee cadenti, problema che si potrebbe risolvere con un costoso obiettivo decentrabile, o…

Si, ci sono alcuni metodi per ovviare a questo problema, uno su tutti, fotografare in verticale e tenere i lati dell’inquadratura paralleli ai monumenti, questo comporta di includere a volte tanta parte vuota di una piazza o una via. Se però questa parte invece di lasciarla vuota la riempiamo di qualcosa che non stona, ecco che la foto assume una magia diversa. Un altro metodo consiste nel porsi, se la situazione lo consente, a una altezza mediana rispetto al soggetto fotografato. Questo è possibile se siamo in una città dove le strade o le piazze presentano dislivelli perchè ci si trova in zone collinari. L’ultimo metodo, utilizzabile dovunque, consiste nel porsi a grande distanza rispetto al monumento fotografato, questo è possibile se ci si trova in piazze o vie dalle particolari dimensioni che consentono di inquadrare con le linee cadenti al minimo.

 

Un esempio di riservatezza, le targhe dei veicoli sono state oscurate

 

OSSERVARE I PARTICOLARI

Durante le escursioni ci si deve soffermare a osservare i particolari, che possono offrirci spunti interessanti, sopratutto nei centri storici si presentano occasioni uniche, a volte tipiche di quel posto, approfittiamo per conservare con una istantanea queste situazioni.

La regola non cambia, osservare, pensare, aspettare, agire di conseguenza. Valutiamo la luce e decidiamo come impostare la fotocamera, cosa privilegiare. Nella foto sotto trattandosi di una situazione con elementi tutti a parete dove non serve e non è necessario giocare a sfocare, possiamo diaframmare se l’esposimetro c’è lo chiede.

Qui, visto che non possiamo padroneggiare la luce, il tempo non dipende da noi e siamo in ombra netta che non modella ma appiattisce, possiamo invece pensare a come comporre l’inquadratura. Potremmo anche includere dei passanti nella foto, usando un tempo di posa lungo per ottenere un effetto mosso e quindi di non riconoscibilità, oppure in mancanza scegliere, come in questo caso, di costruire la nostra tela dove disporre gli elementi presenti. Abbiamo giocato a decentrare e a sistemare ciò che era visibile in base ai colori dando a ogni zona un preciso carico. Ogni colore della parete conduce alla pedana di legno.

Elementi semplici che a uno sguardo veloce parrebbero inutili, ma che invece possono contribuire a creare una composizione d’effetto.

Nei nostri giri osserviamo tutto, una porta, una buca delle lettere, un vaso, ci raccontano qualcosa di quel posto, della vita che ci gira intorno.

 

 

RACCONTIAMO I LUOGHI – Istantanee urbane

Quante foto sono necessarie per raccontare un luogo ? Dipende, una, due, tre, cinque, dieci.
Se vi chiedessimo di raccontare Milano in una foto basterebbe fotografare il Duomo, chiunque capirebbe da una sola foto che si tratta di Milano. Ma se vi chiedessimo di raccontare Milano in una foto senza fotografare il Duomo, cosa fotografereste ? Di spunti ve ne sono tanti, Milano non è solo Duomo, c’è il Castello, c’è Sant’Ambrogio, ci sono i tram gialli caratteristici, anche una foto di una maglia o una bandiera di una delle due squadre di calcio cittadine ricondurrebbe a Milano.

Ma se il luogo è meno noto, di foto ne servono di più e bisogna contestualizzare gli scatti fornendo all’osservatore la chiave di lettura. Ecco agiamo così allora, pensiamo a cosa mostrare per far capire dove ci troviamo con qualche scatto tipico ma piegandolo alla nostra fantasia. Poi condiamo il tutto con i particolari e abbiamo realizzato il servizio, si, massimo 5-10 foto bastano, a scalare ovviamente, meno foto per i posti più famosi e viceversa.

Qui sotto abbiamo raccontato Lecco in una foto, senza far vedere il Lago cha la caratterizza, tra l’altro da un punto di vista non classico.

 

 

In ogni città è facile imbattersi in venditori ambulanti o artisti di strada, giocolieri, musicisti. La voglia di fotografarli è tanta, loro non si sottraggono alle foto, sanno che è inevitabile. Chiedere se hanno qualcosa in contrario a rendere pubblica la foto non costa nulla, difficilmente vi diranno di no, proponete loro di regalargli lo scatto se lo ritenete, è un modo carino di ricambiare la cortesia. E’ chiaro che nella foto non devono comparire altri soggetti, sarebbe impossibile chiedere a tutti il permesso.

 

 

Capita che ci si imbatte nei vicoli in qualcosa di antico, che profuma di storia, come questo negozio di barbiere. Vedere un insegna del genere, con quei colori pastello, quei muri che trasudano storia è emozionante. Qui il tempo pare essersi fermato, la scritta, i lampioni, la vetrata, l’atmosfera interna, tutto sa di storia, di lavoro, di operosità. Soffermiamoci e cristallizziamo questi momenti. Il taglio verticale era quello che meglio si prestava al fine di poter inquadrare compiutamente l’entrata e l’insegna.

 

 

Se vogliamo creare un racconto visivo partiamo dal totale, poi stringiamo sui primi piani, bastano poche foto. Cerchiamo di esaltare i particolari, di evidenziare i colori, di renderli protagonisti.

 

 

L’istantanea sopra invece gioca sui toni del grigio, elementi urbani che catturano l’attenzione, che rapiscono i nostri sensi, giocano con le nostre emozioni, ci invitano a soffermarci.

Chiudiamo la nostra carrellata urbana con uno scatto che esalta le fughe prospettiche. La chiave di lettura sono le linee di fuga del tavolato in legno, rugoso, legnoso, vissuto. La foto ci racconta anche che siamo in estate, in un lungolago o lungomare, poco cambia. La fuga delle tavole invita a seguirle con lo sguardo e a voler scoprire cosa c’è più avanti.

L’ambiente è sereno, ci sono turisti a passeggio, non avreste voglia anche voi di fare una passeggiata ? Se la risposta è si allora la foto ha funzionato.

 

 

RIEPILOGHIAMO

Contestualizziamo il posto dove si svolge il nostro viaggio secondo le indicazioni di cui sopra. Se siamo in un luogo dove possiamo mettere in evidenza il legame uomo-ambiente facciamolo sempre rispettando l’uno e l’altro. La natura, il lavoro, i gesti del lavoro, le usanze, i mercati, l’artigianato, i temi sono tanti e tutti interessanti da sviluppare. Si possono fotografare le azioni del lavoro semplicemente inquadrando i particolari e salvaguardando la riservatezza della gente, in questo modo, con educazione e pazienza, avremo garantito loro rispetto.

 

Claudio NP

 

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