Con il progetto dal titolo “Delta Hill Riders” il fotografo americano Rory Doyle ha vinto oggi la quarta edizione dello ZEISS Photography Award, premio nato da una collaborazione tra la World Photography Organisation (creatori dei Sony World Photography Awards e Photofairs) e l’azienda Zeiss. La serie vincitrice documenta i cowboy e le cowgirl afroamericani del delta del fiume Mississippi. Selezionate tra circa 58.000 immagini inviate da fotografi di 150 paesi, le fotografie di Doyle offrono una visione stimolante della sottocultura di cowboy e cowgirl afroamericani stanziati in questa parte dell’America rurale.
La giuria che ha scelto questo progetto in competizione era composta da Simon Frederick (artista, fotografo, regista e broadcaster, Regno Unito), Shoair Mavlian (direttore, Photoworks, Regno Unito) e Dagmar Seeland (Picture Editor, STERN Magazine, Germania), avevano il compito di premiare corpi di lavoro eccezionali di 5-10 immagini con una narrativa forte che rispondessero ai requisiti di “Vedere oltre: l’inaspettato”, questo il tema lanciato quest’anno. Gli altri autori finalisti individuati dai giudici sono: Michela Carmazzi ( Italia), Ken Hermann (Danimarca), duo Benedicte Kurzen e Sanne De Wilde (Francia e Belgio), Petra Leary (Nuova Zelanda), Lara Wilde (Germania), Gangf ita Zhou (Cina) .
Rory Doyle è un fotografo che vive e lavora a Cleveland, Mississippi. Ha pubblicato i suoi scatti in tutto il mondo. Le immagini vincenti di Doyle fanno parte di una serie non ancora terminata che è stata realizzata attraverso il Delta, sfidando gli stereotipi della cultura cowboy e i preconcetti tipici del sud rurale degli Stati Uniti. Spiegando il lavoro, Doyle ha affermato: “Si stima che subito dopo la Guerra Civile, uno cowboy ogni quattro fosse afroamericano. Eppure questa popolazione era drasticamente sottorappresentata. E lo è ancora. L’identità “da cowboy” mantiene una forte presenza in molte comunità nere contemporanee. Il mio progetto non ancora terminato nel delta del Mississippi fa luce su una sottocultura sottovalutata, che resiste agli stereotipi storici e attuali.”
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