Dico io, ma ti devi mettere a fare certi pensieri proprio a Capodanno? Ma non potevi dormire, stamattina? Me lo scrivo da sola, ma in realtà, per quanto mi riguarda, ogni istante è buono per pensare alla Fotografia. Soprattutto quando è tempo di tirare somme al cambio data. Ne approfitto così anche per fare gli auguri a tutti i lettori e le lettrici di Noc Sensei.
Comunque, i pensieri di oggi sono i seguenti, e sono una delle mie solite iperboli provocatorie per costringere a pensare pure voi.
Lavoro nell’editoria da molti anni, e ogni fine dicembre capita che settimanali e quotidiani pubblichino innumerevoli raccolte dedicate alle fotografie più singolari, più sorprendenti, più importanti dell’anno. Io trovo bellissimo andare a ritroso per riguardare come sono stati i mesi passati. Le immagini mi aiutano a ricordare e fissare nella memoria molti passaggi che avevo scordato, succede anche a voi? La cosa che mi ha fatto fermare a riflettere è che ogni testata, ovviamente, pubblica le sue. Così come avviene in ogni premio internazionale di fotografia, dove ogni giuria dice la sua scegliendo secondo coscienza e seguendo determinati parametri, anche nelle redazioni per la selezione ci si affida al gusto, oltre che al ricordo dei grandi avvenimenti che si sono succeduti nei mesi. Ergo, le foto dell’anno non esistono. Esiste qualcuno che pensa e decide e stila una classifica di cosa per lui è più importante. E la restituisce ai lettori come un riassunto dell’attualità dell’anno appena concluso. Sono tutte ragguardevoli, tutte da sfogliare e metabolizzare, nessuna ha carattere assoluto.
Poi, certo, ci sono storie che non si possono escludere. Tipo, per il 2021, l’assalto al Congresso o l’elezione di Biden, Il volto di Patrick Zaki o quello di Angela Merkel che chiude la carriera, la Even Given incagliata nel Canale di Suez o le fosse comuni dei morti di Covid in Brasile, o ancora i Maneskin che sbancano l’Eurovision Song Contest, lo stupore di Giorgio Parisi che vince il Nobel per la Fisica o le innumerevoli medaglie d’oro collezionate dall’Italia nelle ultime olimpiadi. Quanti avvenimenti… Come scegliere? Mai nessuna sequenza sarà uguale all’altra. Mai si potrà affermare che una selezione sia migliore dell’altra. E, cosa ancora più particolare, raramente ci si sofferma a dare importanza agli autori di quegli scatti. Delle tappe che ho citato a caso, chi di voi ricorda il nome del fotografo? Rispondo io: quasi nessuno.
E’ accaduto così perfino per la foto del secolo. Si intitola “The Falling Man” e mostra una delle storie più atroci di sempre: un uomo che cade da una delle Torri Gemelle l’11 settembre 2001, milite ignoto americano sospeso per sempre nella memoria collettiva. Fu scattata da Richard Drew, fotogiornalista dell’Associated Press che si trovava lì durante il crollo e che mai avrebbe immaginato di inquadrare una simile scena. Eppure, dell’autore, quasi nessuno (tranne gli addetti ai lavori) si ricorda. Me ne ero scordata anche io, se non fosse stata per una bella conferenza di Renata Ferri ascoltata di recente alla scuola di Bottega Immagine. E da quel giorno ci penso.
L’11 settembre lasciò un solco profondo nella memoria di tutti, sia per la crudezza dei fatti che accadero, sia per come la gente del mondo intero potette assistervi, attraverso uno dei più estesi e prolungati bombardamenti mediatici di ogni tempo. Le immagini scattate e videoregistrate andarono in loop su ogni canale media e social a ogni ora del giorno e della notte. Lo ricordo bene, in quei momenti ci siamo nutriti di quella storia e di tutte le successive considerazioni o congetture. Tutti eravamo concentrati su ciò che vedevamo, volevamo capire e ancora non ci siamo risuciti. Quello fu uno dei più evidenti esempi di quando il ruolo dei fotografi scompare dietro agli avvenimenti. Drew, pensate, era lì per fotografare una sfilata di moda premaman al Bryant Park di Manhattan, e si trovò nel mezzo di un’apocalisse. Alle 9.41 e 15 secondi di quel martedì mattina, nel panico generale, alzò l’obiettivo verso uno dei grattacieli e divenne il testimone della dignità e della compostezza di un uomo che aveva scelto di cadere nel vuoto pur di fuggire al fumo, alle fiamme, al tracollo di un palazzo. Il risultato di quei clic furono 12 fotogrammi che fermarono una storia nella storia. Il giorno seguente, il più perfetto venne pubblicato da tutti i giornali del pianeta, per venire poi censurato e cancellato dagli archivi e non comparire mai più su nessuna testata perché considerato troppo disturbante, intrusivo, sconvolgente. Io stessa non lo userei mai per illustrare questo testo, seppure in rete sia facilmente reperibile. Ho preferito lo scatto dal titolo “Hardship of Life” e vincitore del Siena Photo Award 2021, del fotografo turco Mehmet Aslan: ritrae un uomo senza una gamba, nel distretto di Reyhanli (provincia turca al confine siriano), persa a causa di una bomba, mentre prende in braccio il figlio nato senza arti inferiori e superiori a seguito di una malformazione provocata dall’assunzione di farmaci da parte della madre colpita, durante la guerra, anche dal gas nervino. Lo sviluppo che ne segue è, tutto sommato, positivo, visto che l’intera comunità internazionale si è mobilitata per offrire una vita migliore a quel bimbo e a quel papà. A conferma che un clic può ancora concorrere, nonostente la durezza dei tempi, a cambiare il corso delle cose.
Per chiudere, e perdonate la divagazione, lo stesso soggetto di quell’istantanea di Drew non ha un nome certo né un volto. Dall’analisi della postura e degli abiti ripresi in quella serie di scatti, si è ipotizzato che fosse un dipendente del ristorante “Windows on the World” al 106esimo piano della Torre Nord, ma nulla è più verificabile con sicurezza, vista la difficoltà del recupero dei corpi sotto le macerie. Restò intrappolato per sempre in volo dentro il frame più famoso della nostra epoca, a sintetizzare la tragedia di un giorno qualunque nel quale tutti abbiamo dovuto affrontare l’orrore del terrorismo che aveva squarciato il secolo.
L’autore, Richard Drew, da oggi spero lo ricorderete tutti.
Ecco… ed ora, proprio a capodanno, mi hai fatto commuovere…
E pensare…