Tra i dieci consigli fondamentali su come fotografare un paesaggio, c’e quasi sempre quello di inquadrare in orizzontale seguendo il confine tra cielo e terra di fronte a noi. Regola potenzialmente ed esteticamente validissima, ma che nessuno ci vieta di stravolgere se usiamo ad esempio un drone o se abbiamo qualcosa da dire girando la fotocamera in verticale. Come ha fatto Adriano Nicoletti nel suo ultimo libro “Approdo”, che racchiude la sua ricerca fotografica condotta negli ultimi quindici anni sulla regione alla quale appartiene, la Puglia. Un’indagine che fa partire da se stesso ed è ossessione verso i luoghi per i quali prova un’affezione molto forte, e che anni fa dovette lasciare per ragioni di lavoro. Ha guardato il suo paesaggio con gli occhi da migrante che torna a casa, con nostalgia, ricercando nei dettagli ritrovati un’autenticità che sembrava perduta. Questo suo ritorno è espresso, appunto, in scatti verticali, come se l’autore fosse affacciato dalla prua di quella barca che lo restituisce a casa entrando in porto. Se fosse un romanzo, sarebbe scritto in prima persona. Il protagonista è lui, di fronte al mondo e alle genti che lo riconoscono, riaccogliendolo. Oscilla tra memoria e presente, tra storia e mito, tra archeologia e architettura, soffermando lo sguardo sulle trasformazioni e sulle impronte che l’antropizzazione ha lasciato nell’ambiente, per farci capire che la storia del paesaggio è la sua stessa storia e, naturalmente, la nostra. Una sedia, una porta, una statua, un campo coltivato, un muro scrostato, tutto parla attraverso il suo obiettivo di tracce lasciate dal passaggio dell’umanità che ha plasmato nel tempo queste geografie.
Il bel volume è curato da Benedetta Donato e ospita un contributo scritto di Massimo Siragusa, oltre a una mia intervista allo stesso autore. Vi consiglio di comprarlo sia per sostenere la buona fotografia e possedere una bella autoproduzione in edizione limitata stampata in sole 300 copie, sia per questa particolare scelta stilistica e concettuale verso il paesaggio che stupisce, resta in mente e ha molto da insegnare. L’azione compiuta da Nicoletti consente di accostarsi al lavoro editoriale attraverso più livelli di lettura. Sono infatti sei le sezioni, che intervallano le oltre 75 immagini e articolano la foliazione: Arrivo, Radici, Impermanenza, Natura Umana, Tracce, Paesaggio Resiliente. Ogni titolo rimanda a concettualità diverse che, come comune denominatore hanno i luoghi indagati, attraverso un approccio sia diretto alla comprensione dei mutamenti intervenuti sul campo oggetto di indagine sia pertinente ad un punto di vista più personale, rivolto a quell’emotività che crea legame con un territorio. Partendo dalla propria esperienza personale, l’autore compie un viaggio che ci parla di una costante ricerca della sua più intima identità. Lo si comprende dalle fotografie pubblicate e da un testo, a firma di Nicoletti stesso, che fa da prefazione all’intero lavoro e che rappresenta un’omaggio alla propria terra e, al contempo, un indizio per il lettore. La capacità di analisi non manca e da una dimensione di memoria – a tratti onirica – si viene accompagnati a quello che è lo stato attuale, di un paesaggio svelato e rilevato nei frammenti e dettagli, nelle atmosfere che in esso si respirano. Non c’è rischio di cadere nel luogo comune o di riportare un’immagine stereotipata di un luogo e delle sue tradizioni. Bensì, come si legge nel saggio introduttivo della curatrice: «viene offerta una chiave di accesso ad universi, che si concretizzano in rappresentazioni di quei caratteri considerati unici e degni di attenzione. Una prospettiva nuova da cui ripartire, un’inedita sfida dello sguardo e del pensiero, verso cui continuare a tendere».
“Approdo” è venduto accompagnato da un poster formato cm 30×48 con un collage di tutte le immagini incluse in queste pagine. E’ disponibile presso le migliori librerie e anche on line. Per maggiori informazioni, visitare il sito dell’autore nella sezione dedicata, a questo link: https://www.adrianonicoletti.it/fotografia/?page_id=2
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