Di Marcello Grassi per 8×8
Non è questo il mio primo contributo al sito.
E sono già pronti altri testi che usciranno in seguito.
Non c’è fretta.
Ho sentito l’esigenza di fissare l’attuale momento della fotografia.
Non ci siamo.
Si lamentano gli spossati fotografi. Sono delusi molti committenti.
Gli spazi e i tempi si riducono sempre di più, aumenta inopinatamente l’offerta.
Si sbagliano i tempi.
Avanzano schiere di artisti che sfornano serie di fotografie in continuazione senza rendersi minimamente conto che avendo declassato il pensiero producono solo copie, a volte anche brutte, di lavori dejà vu.
Sponsor munifici e distratte amministrazioni li sovvenzionano.
Patetici accessori di curriculum.
Ne rimarrà? Nulla.
Via, a ripensare i tempi della fotografia.
Importanti passaggi oggi declassati a perdita di tempo devono ritornare prepotentemente.
Pensiero, progetto, visualizzazione, scelta, negativo, fotogramma, provino.
Un solo fine ultimo: la stampa fotografica.
Guardare.
Il fotogramma, quello unico, pensato e poi fermato sulla pellicola, che è cosa viva, non quello ‘meglio’ nella raffica pre-determinata dal programma della reflex digitale.
Non il maneggio da Photoshop, con l’effetto cercato, voluto, stilizzato. Da operetta.
Prendersi il tempo di guardare nel mirino che collega e mette in fila il pensiero, l’idea, con il mondo reale.
Dopo lo scatto non lo sarà più.
Ne riporterà una trascrizione magrittiana: questo non è.
È ciò che deve essere.
Lentamente.
Il lavoro non lo richiede perché accelerare i tempi?
C’è fretta di esporre? C’è l’ansia di arrivare ‘uno’? C’è da accontentare l’ego?
È una gara sospetta, dopata.
Più telefono che meningi.
Il compito.
Infine invito a recarsi a visionare qualsiasi mostra d’autore.
Per ora è un primo passo alla ricerca della fotografia perduta.
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