Edward Weston. L’arte della Fotografia

Di Marcello Grassi per 8×8

 

È tra il 1922 e il 1927 che Edward Weston si avvicina all’iperrealismo, i soggetti scelti dal fotografo, conchiglie, peperoni, funghi, paesaggi, ritratti, nudi divengono sontuose geometrie, levigate superfici, le fabbriche non luoghi di lavoro, trasformandosi in un mondo di materia, dove si perde la percezione della dimensione.

Le immagini di Weston sono la trascrizione esatta di una forma che è stata pensiero, idea, intuizione.

Sono le prove tangibili che la fotografia diviene Arte – solo – quando il processo produttivo, tecnico-chimico, che la restituisce ai nostri occhi, inizia nella mente dell’autore e lì si fa immagine prima ancora della catena di eventi che si innesca con l’attivazione del pulsante di scatto.

 

© Edward Weston

 

In aggiunta, per il risultato perfetto, l’inquadratura d’avanguardia, è la migliore possibile.

Edward Weston ha dedicato tutta la vita alla fotografia.

Ha iniziato a fotografare a 16 anni e il suo percorso esistenziale è stato condiviso con alcune straordinarie figure femminili.

Tutte assistenti, compagne di vita, modelle, muse, ne hanno segnato le tappe evolutive.

 

© Edward Weston

 

Margarete Mather, ‘la prima donna importante della sua vita’ dal 1912 fino al 1923.

Con Tina Modotti, ha vissuto proprio gli anni del Messico fino al 1927.

Con Sonya Noskowiak nel 1932 ha aderito insieme a Imogen Cunningham, Willard Van Dyke, John Paul Edwards, Henry Swift al manifesto del Group f/64 fondato da Ansel Adams.

Con Charis Wilson dal 1934 al 1945 ha vissuto gli anni dell’affermazione e dell’importante assegno di ricerca – il primo ad un fotografo – concessogli nel 1937 dalla Solomon Guggenheim Foundation.

 

© Edward Weston

 

Colpito dal morbo di Parkinson, ha impresso il suo ultimo negativo a Point Lobos nel 1948 trascorrendo gli anni finali della vita a supervisionare le nuove stampe delle sue fotografie realizzate dai figli Brett e Cole.

Icone surrealiste e postmoderne, sono capolavori che hanno contribuito a modificare la maniera di concepire e usufruire la fotografia.

Ne hanno impresso la svolta contemporanea e, in qualche modo, ne giustificano l’esistenza.

Ne hanno fatto un’Arte.

Chapeau.

 

Marcello Grassi

 

 

© Edward Weston

One Comment

  1. Marco Roatta Reply

    Ogni qualvolta mi capita (e mi apita davvero troppo spesso, in realtà) di leggere “l’arte della fotografia” o la sua declinazione popolare “la fotografia è arte” mi si rizzano i peli, perché mi arriva in tutta la sua cruda realtà quanto lontano sia un livello medio ragionevole di consapevolezza.
    Entrambe le locuzioni sono sbagliate perché implicano che la fotografia sia arte di per sé, cosa che ovviamente ed evidentemente non è.
    E non basta la pre-visualizzazione dell’immagine né la progettazione complessiva affinché lo diventi. Semmai sono il minimo sindacale dei pre-requisiti di una qualsiasi fotografia potenzialmente degna di attenzione.
    L’arte la fa l’artista, se è tale, non il medium.
    Un pennello in mano a me produce pasticci utili al mio diletto, in mano a Picasso ha prodotto Arte di tale livello da incidere profondamente nell’evoluzione della visione artistica.
    Questo è uno dei punti nodali che è essenziale comprendere per poter sperare un una fotografia consapevole.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Alert: Contenuto protetto!
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: