La Fotografia, lo sappiamo bene è (o per dir meglio potrebbe essere) un arte, nella quale il più delle volte in un solo attimo esiziale, quello del click, tutta la superficie sensibile presente in un dispositivo di cattura viene contemporaneamente impressionata dalla luce che entra attraverso un foro. L’oggetto ripreso viene memorizzato, diventa soggetto.
Si discute molto su quell’attimo esiziale del click, sulla valenza della tecnica rispetto al contenuto, c’è chi privilegia l’importanza del secondo, come momento ideativo e creativo. Indubbiamente è un momento di sintesi importantissimo, è quel click a decidere se la fotografia ci sarà, e cosa ci sarà nella fotografia. In un attimo quello che è stato davanti all’obiettivo viene disegnato dalla luce sulla superficie sensibile che ne conserverà la traccia. La memoria di un passaggio.
Può essere che in seguito l’oggetto non esista più o che invece continui a esistere, sarà sicuramente cambiato, si cambia attimo dopo attimo. In un click si ferma un attimo, ma è un attimo per nulla storicizzato, non esiste un prima, non esiste un poi, esiste solo quel click. La memoria incisa è strettamente personale e privata anche se può essere che, condividendola, entri a far parte di un “inconscio collettivo”.
Nelle altre arti tutto avviene per gradi, dilazionato nel tempo. Il pittore inizia da una superficie vuota, lo scultore da un pezzo di materia.
Forse la spesso inconciliabile dicotomia Tecnica/Contenuto deriva dall’intendere la tecnica in modo troppo meccanicistico, marcatamente legata allo strumento, distaccata dall’idea. Si è soliti distinguere la tecnica dall’arte, mentre il significato originale del termine dice l’esatto contrario:
“La tecnica (dal greco τέχνη [téchne], “arte” (nel senso di “perizia”, “saper fare”, “saper operare”) è l’insieme delle norme applicate e seguite in un’attività, sia essa esclusivamente intellettuale o anche manuale. Tali norme possono essere acquisite empiricamente in quanto formulate e trasmesse dalla tradizione, ad esempio nel lavoro artigianale, o applicando conoscenze scientifiche. La tecnica implica l’adozione di un metodo e di una strategia nell’identificazione precisa degli obiettivi e dei mezzi più opportuni per raggiungerli.”
È per lo meno curioso fermarsi a pensare, come certe tematiche e problematiche ci sembrano attuali, contemporanee. Invece hanno attraversato la storia dell’umanità.
“In filosofia il termine forma è spesso contrapposto a materia o contenuto. Il concetto risale alla filosofia greca antica che usa i termini μορφή (morphé, forma sensibile), σχήμα (skhēma, modo in cui una cosa si presenta), είδος (èidos, forma intelligibile). Di queste cosucce discutevano animatamente già Platone ed Aristotele.
“La forma però ha una priorità cronologica e ontologica, prima nel tempo e prima come essere rispetto alla materia: essa è infatti sia causa efficiente, quella che rende possibile l’esistenza della sostanza, sia causa finale, esprime il fine che dà senso all’esistenza della cosa stessa. Ma, sostiene Aristotele, la priorità della forma è anche logica perché «di ogni cosa si può parlare in quanto ha una forma e non per il suo aspetto materiale in quanto tale». (Metafisica VII, 1035a)”.
Sta di fatto che siamo ancora qui, il problema non è ancora risolto, se ne discute tutt’oggi in fotografia. Forse la soluzione può essere solo strettamente personale. Dipende anche dalle situazioni e dai casi. Se dovete riprendere una scena in strada magari è sufficiente uno smartphone, potete anche ignorare tutto quanto riguarda Iso, tempi, diaframmi, messa a fuoco e quant’altro, delegare tutto allo smartphone e concentrarvi sono sul soggetto prescelto. Se dovete fotografare un vasto e articolato ambiente interno magari dovrete usare una strumentazione più raffinata e giovarvi di tecniche particolari che avete già approfondite. Tutto dipende ovviamente anche dalle richieste di una eventuale committenza.
La tecnica dovrebbe essere quella sufficiente a creare una “forma” idonea a veicolare un contenuto, a renderlo trasmissibile ad altri, anche se non è poi detto che per tutti sia effettivamente comprensibile. Insomma detta banalmente la tecnica è come il sale in una ricetta. Quanto ce ne va? Q.B. Quanto Basta.
Altrimenti si corre il rischio di cadere in uno stucchevole manierismo, estetica superficiale, perfetta ma priva di contenuti profondi. Estetica…. ecco anche qui subentra un dubbio, cosa è l’estetica? Verrebbe da rispondere immediatamente che l’estetica ha a che fare prevalentemente con la bellezza oggettiva, invece la parola “àestesis” è più attinente alla sensibilità, alla percezione… Ogni uomo ha una propria concezione del bello, ognuno ha un suo proprio gusto. La bellezza oggettiva non esiste.
Kant ridefinisce il termine estetica. “Estatica trascendentale: scienza dei principi a priori della conoscenza sensibile, ovvero scienza dello spazio e del tempo.”
C’è chi va in estasi per un tramontino, chi per un gattino. Quel click è all’origine di un ponte in via di costruzione tra il fotografo e il futuro osservatore, un possibile punto di incontro tra sensibilità più o meno affini.
Quindi il cercare una tecnica e una forma atta a comunicare al meglio il contenuto non è un peccato, non uccide la vena autoriale e la sensibilità del fotografo. Aiuta a tramandare la memoria di quello che è stato davanti all’obiettivo, di ciò che il fotografo ha percepito e desidera far percepire.
Personalmente, per il mio fotografare, mi ritrovo assai in queste righe di Pino Pasquali, architetto e designer:
“Fare bene le cose più semplici e banali diventa quindi una sfida e un’affermazione di indipendenza dove vale ancora la regola del “meno” e del “più” dove, al posto dell’arroganza, dell’urlo e della prepotenza, preferiamo la discrezione e la qualità sottile dei dettagli sussurrati, del senso nascosto dei segni e dei gesti appena accennato….
il design è luogo di incontro della storia, dell’arte e della natura. L’oggetto di design gioca sulla memoria e sulla creatività ma anche sulle possibilità offerte da una tecnica in continua evoluzione.” una definizione che, sostituendo alla parola design la parola fotografia, mi sembra assai interessante.
Molto sinteticamente Camilleri, in un suo giallo che ha per protagonista Montalbano, scrive che è la brocca a dare la forma all’acqua. In definitiva penso che chi non è interessato alla tecnica Q.B. e alla forma, faccia una fotografia molto autoreferenziale, non intenda veramente comunicare alcunché.
È sempre un piacere leggere i tuoi scritti Giorgio, tutto sembra difficile e complicato all’inizio ma poi è un crescendo di cultura e citazioni che rendono tutto comprensibile e che rendono piacevole la lettura.