A zig zag tra moda fashion, glamour, nudo, trasgressioni e oscillazioni del comune senso del pudore.
Il ‘68 non fu solo un anno, piuttosto fu un lungo periodo, un’onda che travolse e avvolse la vita di molti, prolungandosi sino al ‘77 e oltre. Lungi da me l voler fare un riassunto o addentrarmi in considerazioni sociali, piuttosto un pensiero va a come siamo oggi dopo quello che è stato. Naturalmente, come farne a meno, qualche considerazione sulla fotografia, e la sua evoluzione va fatta.
Nel 1967 Adelina Tattilo fondò Playmen, la prima rivista erotica “patinata” italiana per adulti vi lavorarono fotografi Roberto Rocchi, suo fratello Franco Marocco, Mimmo Cattarinich e Paolo Tallarigo. In Italia raggiunse la fama di Playboy nella sua versione italiana. Erano foto softcore (il nudo totale specie in copertina non era ammesso) italiano, elegante per quanto poteva esserlo, insomma distante dalle “poppone” americane.
La rivista sopravvisse fino al 2001 pubblicando fotografie di nudo erotico femminile, frammiste ad articoli sulla moda, lo sport, i beni di consumo e personaggi pubblici.
Si arriva così, gradualmente, al movimento del ‘77, uno sviluppo dei movimenti giovanili e operai dopo il Sessantotto. Comportò la dichiarata contestazione al sistema dei partiti e dei sindacati, ma anche dei movimenti politici come erano stati fino ad allora, portando avanti proposte e tematiche fino ad allora inedite. Si diffuse con l’avvento dell’Università di massa.
Con la legge n. 162 nel 1969 sull’assegno di studio universitario le Università non erano più frequentate quasi esclusivamente da studenti provenienti dai ceti più benestanti ma anche in larga parte da giovani provenienti dalle famiglie dei ceti più poveri. Furono indubbiamente per molti versi assai piacevole frusciare in quegli anni, tra musica, arti varie, impegno sociale, slanci ideali e sentimentali conditi da una sana spruzzata di spensierata trasgressione.
Nel 1976 uscì, non senza scandalo e scalpore, il romanzo “Porci con le ali” una sorta di diario sessuo-politico di due adolescenti, scritto da Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera.
Ma torniamo alla fotografia. Marzo 1975. Esce in Italia il primo numero di Photo, versione italiana della celebre rivista francese tutt’ora pubblicata. Molta fotografia, articoli brevi, interessanti, pochissima tecnica. Una spruzzata di autori notissimi, storici numi tutelari della Fotografia.
Molti autori di fama recentemente consolidata per i loro lavori nelle più celebri riviste di moda e fashion, come Richard Avedon, Jeanloup Sieff, Guy Bourdin, Helmut Newton ma anche “astri nascenti” come Jean-François Jonvelle celebre per le “Jonvelles”, sue simpatiche e invidiate amichette, fotografate in momenti di vestizione o intimi, a mio avviso piacevoli. O come David Hamilton.
Fotografava ninfette preadolescenti, appena velate e con effetto “flou”. Un successo planetario poi improvvisamente e penso anche giustamente offuscato da quelle circostanziate accuse di promuovere la pornografia minorile softcore che lo portarono al suicidio. Fu trovato morto all’età di 83 anni nella sua casa di Parigi, per overdose di farmaci e soffocato da una busta di plastica.
Non meno trasgressiva Irina Ionesco fotografava sua figlia Eva di circa 5 anni, nuderella tra prostitute o pseudo.
Insomma, senza voler fare il moralista le copertine di Photo erano alquanto trasgressive, e acquistare la rivista in edicola era quasi al limite dell’imbarazzo personale.
Questo solo per dire di alcuni fotografi, non meno famose furono le modelle che posarono per i loro servizi. Negli anni ‘60: Twiggy, Jean Shrimpton, Verushka, Alberta Tiburzi, poi passata con grande successo dall’altra parte dell’obiettivo.
Nel ‘77 divenne famosa Janice Dickinson con la sua prima copertina per Elle.
Bianca Pérez-Mora Macias, poi Bianca Jagger, divenne un’attivista per i diritti umani, e Jerry Hall, Noemi Campbell e si arriva agli anni’90 con Cindy Crawford e Claudia Schiffer, Carla Bruni… forse una delle ultime relativamente note è, nel 2017, Kendall Jenner.
Però il mondo editoriale è profondamente cambiato, basta sfogliare qualche rivista di moda o Fashion. I budget per realizzare i servizi sono assai limitati e, forse per paura di perdere lettori, si osa assai poco. In pratica è fortemente diminuita la finalizzazione precipua di questo genere di fotografia che non è certo nata per finire sulle pagine delle riviste di fotografia che del resto, per lo meno in Italia, languono assai.
Attualmente la maggior parte delle fotografie prodotte, di qualsiasi “genere”, si riversa, si diffonde, si contamina e si evolve attraverso i social, è una finalizzazione assai diversa e per certi versi poco concreta, se intendiamo come concreto il mondo reale.
Di più ovviamente ci sono le attuali e assolutamente necessarie disposizioni di legge in tema di privacy.
Non è che non esistano più bravi fotografi e brave modelle, ma stentano a differenziarsi ed acquisire visibilità. Insomma per la fotografia di fashion, glamour, nudo e eventuali trasgressioni le attuali oscillazioni del comune senso del pudore tendono al negativo.
Dedicarsi a tali generi non è affatto facile, mancano riferimenti visivi attuali ai quali ispirarsi. Specie nei social i pochi esempi che vengono postati sono per lo più di bassa qualità
Modelle vestite in modo improponibile, messe in pose assurde, in ambientazioni improbabili.
Qualsiasi genere di fotografia, direi qualsiasi arte , è lo specchio più o meno perfetto del periodo sociale in cui nasce, dire che attualmente socialmente non siamo messi un granché bene mi sembra un eufemismo.
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