Spesso penso che l’attuale periodo che sta vivendo la fotografia sia il più bizzarro, affascinante, vario, diversificato, contaminativo, di tutta la storia della fotografia a partire dalla invenzione attorno quel 1826 della prima eliografia, che sembra lontano ed è vicinissimo. Si parla di crisi della fotografia ma mai come ora è viva.
Se ripenso all’inizio del mio interesse e successivamente innamoramento con questa specie di arte-artigianato-tecnica i ricordi si fanno sfumati e si confondono. Ad un certo punto decisi che dovevo comperarmi una fotocamera e dovevo farci qualcosa, e così fu che in brevissimo tempo, per caso o fortuna divenni fotografo professionista. Però andando a ritroso nei ricordi il seme era già stato seminato molti anni prima. Mi ricordo da ragazzino adolescente tuffare gli occhi dentro un visore di legno, dopo aver inserito delle lastrine di vetro stereoscopiche, immergermi nelle triste storie della guerra 15-18, attraverso le foto scattate da mio nonno.
Poi il rewind dei ricordi torna ancora più indietro sino ad arrivare alle medie, ad una gita scolastica in Svizzera, con la Kodak Brownie regalatami per l’occasione da mio zio. Poi ancora più indietro, alle elementari forse, mi rivedo costruire una fotocamera con una scatola di scarpe e un buchino davanti, posizionare all’interno un pezzo di carta semi-lucida, sulla quale a lati invertiti si formava l’immagine e per metterla a fuoco dovevo spostare in avanti o all’indietro quello che molti anni dopo seppi essere il piano di messa a fuoco.
Ecco non ricordo bene né quando né dove, ma comunque intorno a quegli anni, durante una passeggiata in un parco con i miei genitori incontriamo un tipo con una scatola di legno avvitata su un cavalletto anch’esso di legno. C’erano persone ferme in posa per farsi fare un ritratto. Intorno allo scatolone, armeggiava un tipo, che non capivo bene cosa stesse facendo, i miei mi dissero che era un fotografo ambulante. Io quando tirò fuori dalla scatola un foglio di carta bagnato con impresso un qualcosa di indecifrabile pensai fosse un mago.
Successivamente non ripensai più a quell’incontro. Passarono anni, molti anni, durante i quali feci le mie fotografie e mi guadagnai da mangiare. Nessuno di quelli che conoscevo praticava quel genere di fotografia e nessuno me ne parlò, non vidi più fotografi del genere in azione. Sino ad arrivare all’epoca dell’informatica, dei social, della condivisione. Ed ecco che trovo fotografie di quei fotografi in azione e delle loro fotocamere. La grande rete è un luogo dove veramente c’è di tutto, basta aver la curiosità di cercare.
unque eccole qui queste fotocamere, questa tecnica che chiamano antica perché risale all’ultimo decennio del 1800 circa e si diffuse nei primi decenni del ‘900. Una tecnica basata su fotocamere particolari, diffuse in tutto il mondo, anche nel paesi più poveri, con nomi diversi: Camera Minutera, Chambre de rue, Lambe-Lambe, Foto Agüita, Afghan Box, Kamra-e-faroee, Cuban Polaroid, Fotografia Immediata Analogica, Street box camera.
Una tecnica, assai democratica, a basso costo. Non occorre spendere molto per avere tutto quello che serve, le fotocamere si possono anche auto-costruire, volendo si può addirittura sensibilizzare la carta per le riprese. Si possono scattare fotografie, venderle e guadagnarsi da vivere anche senza avere uno studio, in giro per strade e piazze. In sostanza tali fotocamere sono assai simili tra loro. Una delle poche differenze di una certa importanza è il sistema di messa a fuoco.
Alcune fotocamere per minutera sono derivate da fotocamere 6×9 a soffietto, o più spesso da folding a banco ottico, anche malconce, basta che il soffietto sia a tenuta di luce. In questo caso la messa a fuoco si ottiene regolando la lunghezza del soffietto, spesso tramite una rotellina che sta alla base della rotaia per estrarlo. Che l’otturatore funzioni con precisione nei tempi che dovrebbe avere a disposizione è relativamente importante, basta che funzioni la posa b, con il flessibile di scatto che determina la durata dell’esposizione. Altrettanto relativamente importante è la qualità dell’obiettivo anche perché verrà usato solo per riprese in B/N.
Vi sono altre fotocamere, tipicamente quelle chiamate Afghan Box o Kamra-e-faroee nelle quali l’obiettivo di ripresa è fissato sul frontale della fotocamera, quindi la messa a fuoco si fa dall’interno spostando avanti o indietro il vetro smerigliato (con lente fresnel a volte) sul quale viene proiettata immagine. Tale spostamento nelle fotocamere afgane si attua tirando o spingendo un listello tondo di legno fissato lateralmente sulla tavola del piano di messa a fuoco, che è tenuta in posizione da altre aste in legno.
Gabriele Chiesa si è costruito una minutera di cartone pesante, derivata parzialmente dalle camere afgane, con un ingegnoso quanto semplice modo si spostare il piano di messa a fuoco. Spiega tutte le cose essenziali da sapere, sia per quanto riguarda la fotocamera che per quanto riguarda le riprese e sviluppo, in un interessante tutorial.
Va detto che una volta che inizierete a fare i primi passi nell’affascinante mondo delle riprese in minutera non sarete mai soli, sarà facile stringere amicizie che vi aiuteranno a risolvere qualsiasi problema tecnico sia nella costruzione della fotocamera che nella ripresa e sviluppo.
Praticamente tutti i fotografi che si cimentano in fotografia di ritratti su strada non usano la carta auto-positiva, richiederebbe una “tenda oscura”, e non usano chimici di inversione della carta da negativo a positivo. Quindi le riprese vengono fatte con normale carta fotografica ai sali d’argento, ovviamente in B/N. Si ottiene un negativo su carta che poi ri-fotografato produrrà un positivo, sempre su carta da consegnare al cliente. Eventualmente, ove richiesto dallo uno stesso negativo di carta si possono ottenere più pose positive.
Va considerato che la carta fotografica B/N ha in genere una sensibilità che oscilla tra i 3 e 12 ISO. Quindi le riprese in posa saranno dell’ordine di svariati secondi. Usualmente queste fotocamere vengono usate per ritratti di passanti su strada, nulla vieta di usarle anche per riprese di architettura o paesaggio, anzi sarebbe un uso alternativo interessante.
Non mi dilungo ulteriormente in approfondimenti di storia o tecnica, affrontate in più occasioni dall’amico Gabriele Chiesa, potrete trovare moltissimo in suoi scritti, è un’autorità in materia.
Interessantissimi sono i risvolti diciamo così “concettuali” di questo genere di fotografia, ma qui lascio la parola all’amico Gabriele, nessuno può esprimerli meglio di lui:
“La Fotografía Minutera è un’attività fotografica che integra Performance Art e Street Photography. È azione teatrale e vertice della fotografia di ritratto come impronta di presenza ed affermazione di insostituibile individualità.
Ogni piccola stampa uscita dalla scatola magica della fotocamera minutera recita: IO SONO. Magìa della scatola delle meraviglie da cui esce l’immagine senza che apparentemente vi sia entrato nulla se non la mano dell’operatore che compie gesti invisibili e sconosciuti, quasi fosse un gioco di prestigio.
La fotografia minutera è gioia di essere e di mostrarsi: un’ottima cura di autostima contro la depressione. La fotografia ambulante di strada resta legata alla festa ed al gioco. Ciò che realmente interessa agli attori di questo evento fotografico non è la semplice produzione di un’immagine che potrebbe essere realizzata in modo più comodo, economico, sbrigativo e colorato, ma virtuale e senza sostanza, con lo smartphone che tutti abbiamo in tasca. Ciò che realmente importa è la consapevolezza di sentirsi protagonisti di un avvenimento che si manifesta attraverso la celebrazione di un rito fotografico pubblico. L’esibizione esprime l’orgoglio di mostrarsi in posa. Guardate tutti: sono qui a farmi un ritratto. La fotografia minutera richiede luogo e spazio. Richiede ritualità anche nell’allestimento e nell’azione fotografica. Richiede persino un poco di ciò che offre il luogo in cui si svolgerà la scena: l’acqua di una fontana. La fotografia minutera è Arte povera e popolare, mestiere ad alta componente umana, nata sulle rive del Mediterraneo tra gente abituata all’arte di arrangiarsi. Fatta di luce, argento, acqua, carta e pochi sali. Il tempo del gesto fotografico assume nelle fotografia immediata di strada un significato esteso e forte.
Ci vuole tempo per capire e leggere il palcoscenico. Ci vuole tempo per decidere di mettersi in gioco. Ci vuole tempo per posare. Ci vuole tempo per l’intero processo e per giungere a quell’impronta d’argento finale sulla carta che ci racconta e che ci sopravviverà. Non c’è spazio né tempo per rubare, ma solo un tempo disteso per scambiare. Alla fine, a ciascuno degli attori rimane fisicamente qualcosa dell’altro: un negativo da una parte ed un positivo dall’altra.
Chi è stato ritratto spesso non ha nemmeno coscienza di ciò che lascia di sé perché la sorpresa del negativo su carta, matrice originale del ritratto, è presto dimenticata.
Il fotografo minutero diventa un collezionista di negativi che hanno cristallizzato attimi e sguardi. Il fatto che sia necessario trascorrere del tempo insieme, chi ritrae e chi è ritratto, è fondamentale. Non si tratta di un acquisto di consumo che si compie in un attimo, pagando e ritirando subito qualcosa in cambio.
Si compra e si vende un oggetto di memoria e coscienza, ma anche un momento di autentica umanità. L’intrattenimento è qui il perno del gesto fotografico.
Si stabilisce una relazione effimera di fiducia e complicità.
La fotografa o il fotografo di strada debbono possedere qualità di sensibilità umana ed empatia che sono richieste ad un poeta, ad un attore o ad un maestro.
Non si tratta semplicemente di fare una foto, ma di approfittare di un’occasione per conoscere qualcuno, parlare, conoscere e riconoscersi.
Il piacere dell’intrattenimento verbale sta sul medesimo piano della conversazione nel negozio del barbiere o della pettinatrice oppure al bar.
Il ritratto di strada rompe la gabbia delle norme che regolano la privacy, in quanto è il soggetto stesso a chiedere di essere ritratto e a divertirsi della curiosità dei passanti che si soffermano a godere la scena.
Nella fotografia minutera tutti sono attori sul palcoscenico della strada: chi è ritratto, chi ritrae, chi guarda ritrarre.
Questa è una rappresentazione corale di un gesto fotografico collettivo.”
OK tutto bene , direte, ma come si fa a fare fotografia minutera se in Italia non si può nemmeno posare un cavalletto sul suolo pubblico?
Vediamo dunque quale è la situazione dal punto di vista legale e dei permessi.
Ce ne parla di nuovo Gabriele Chiesa:
“I minuteri professionali in Spagna sono registrati, pagano tasse ed hanno una licenza per fotografia ambulante. Tutte cose previste anche in Italia. La differenza è che chi pratica questa tecnica fotografica in Italia lo fa essenzialmente per passione personale e non per mestiere. Pertanto operiamo come ospiti di festival fotografici, festival di arte di strada, fiere ed eventi ai quali veniamo invitati per creare animazione. Eventuali riprese che possono essere “cedute” lo sono spesso “a offerta libera” (eventualmente con minimo richiesto) e spesso non consentono nemmeno di rientrare dei costi della trasferta 🙂
Comunque in Italia l’esercizio della fotografia minutera NON è perseguitato. Non ho mai avuto segnalazioni da parte di nessuno di problemi con la polizia urbana o di permessi amministrativi. Le amministrazioni comunali tollerano con piacere le nostre performance, che in ogni caso ricadono nel libero esercizio dell “arte di strada”.
L’unico riferimento normativo sono i regolamenti comunali che stabiliscono come, dove, quando e per quanto tempo le arti di strada possono essere esercitate. Per esempio a Brescia basta una email con la comunicazione di data, orario, durata, luogo occupato. Di regola l’arte di strada viene esercitata senza versamento di alcuna tassa.”
In sostanza in Italia è difficile pensare a una professione di ritratti in fotografia minutera sufficiente per vivere, al contrario di quello che accade per esempio a Barbara Ghidini, conosciuta fotografa minutera, che vivendo ed operando a Barcellona può fare di questo genere di fotografia una autentica professione.
Inoltre sempre con la minutera Barbara si cimenta in modo assai interessante nelle visual arts, a dimostrazione che intendere la minutera solo per uso ritrattistico è limitativo. Pensiamola invece come una fotografia nella quale sono possibili praticamente tutti i passaggi negativo positivo, solarizzazioni, fotomontaggi, tipici del lavorare a pellicola in camera oscura, avvengono in uno studio grande come la fotocamera stessa.
Gabriele sarà con noi, fotograferà con la sua minutera il 22 e 23 ottobre dalle ore 10.00, dando luogo a una performance all’aperto durante l’ottava edizione dell’evento “Semplicemente fotografare Live! 2022”
che avrà luogo a Dozza (BO) negli ultimi due week-end di ottobre.
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