Meglio in B/N o a Colori?

Pillole di storia. Il 5 maggio 1816, Joseph Niépce scrisse al fratello Claude del suo ultimo esperimento, un foglio bagnato di cloruro d’argento ed esposto all’interno di una piccola camera oscura.

Ci vollero ancora anni, per ottenere positivi stampabili su carta.

Nadar (Parigi, 5/6 aprile1820–Parigi, 20 marzo 1910) può essere considerato uno dei primi fotografi professionisti della storia.

Da subito il desiderio di fotografie più realistiche, a colori, fu grande.

Molti si dedicarono a dipingere delicatamente con colori all’albumina le stampe in
B/N, ci sono persino foto della guerra del ‘15-18 colorate all’albumina.

 

Autocromia

 

L’autocromia fu introdotta sul mercato nel 1907 e rivoluzionò il campo della fotografia a colori e diventando ben presto popolare. Nel 1932 venne progettato il primo rullino con formato 35 mm in grado di scattare foto a colori, Solo a partire dagli anni trenta divenne finalmente realtà la “fotografia a colori per tutti”.

Ok, per tutti, ma come farne una professione? Negli ultimi decenni dell’Ottocento, l’illustrazione fotografica, ovviamente in B/N, divenne assai diffusa in ambito giornalistico. La tecnica per la riproduzione delle immagini nel frattempo si era perfezionata e la zincografia e il rotocalco consentivano alte tirature a costi modesti. Iniziò così l’era del foto-giornalismo.

Il primo settimanale a rotocalco d’Italia vide la luce a Napoli, ideato, fondato e diretto da un napoletano, Antonio Scarfoglio; il rotocalco s’intitolava «Il mattino illustrato», uscì l’11 febbraio 1924. Poco più di due anni dopo, il 27 dicembre 1926 con un ritardo di appena sei mesi sul «World» di New York, adoperava il colore.

Ciononostante la maggior parte dei quotidiani ancora per molti anni pubblicò fotografie di reportage e attualità solo in B/N. Il procedimento era troppo caro e impegnativo per la diffusione di immagini fotografiche a colori.

 

Prima Guerra Mondiale. Soldato. B/N colorato con anilina.

 

Non c’è da stupirsi se grande parte della storia della fotografia fu scritta in B/N.

Ricordo ancora quando mostravo le mie prime stampe in B/N ai parenti. C’era sempre una zia che esclamava: “Eh il bianco e nero è sempre più artistico!”

Ci vollero anni prima che alla fotografia a colori fosse concesso, sebbene a malincuore, di potere essere considerata “artistica”. In Italia fu probabilmente con Ghirri e con Viaggio in Italia. I suoi antecedenti sono nella “New color photography” americana- 1970-1980.

Alcuni fotografi hanno allora avuto una importanza davvero rilevante, la loro influenza ha varcato l’oceano, è arrivata sino a noi in quegli anni.

Tra questi Stephen Shore, William Eggleston, Joel Meyerowitz.

Ovviamente non si trattava sono della differenza tra colore e B/W, si trattava anche di uno sguardo diverso. Le “ordinary scenes of everyday life”.

In era analogica si decideva se scattare in B/N o a colori quando si inseriva la pellicola nella fotocamera. La pellicola a colori, specie in diapositiva, era pochissimo ‘manovrabile’ dall’autore, si poteva agire sulla esposizione, si potevano adottare filtri in ripresa, poco altro. Il resto, sopratutto a livello professionale, veniva svolto da tecnici di laboratori.

Professionisti e fotoamatori sapevano come tradurre il mondo in B/N e il pubblico non si stupiva di vedere volti e corpi grigi invece del color carne. Ovviamente entrambi sapevano come agire tecnicamente per trarre il meglio da una pellicola a colori. C’era una consapevolezza e un motivo il più delle volte per scegliere il B/N o il colore.

Con l’avvento e la diffusione della fotografia digitale tutto ciò viene meno. La scelta di avere una fotografia in B/N o a colori può essere fatta anche a posteriori, dopo lo scatto. Così avviene, non troppo di rado, che un fotografo chieda ad altri: “è meglio in B/N o a Colori?” Magari mostrando le due versioni una accanto all’altra.

 

© Giorgio Rossi. La casa sulla collina

 

Se si scatta in Jpeg si sceglie prima di scattare il B&N o il colore. Molti, per vari motivi anche tecnici, scelgono di scattare comunque a colori e di convertire poi in B/N oppure scattano in Jpeg + Raw. In effetti scattare una fotografia in bianco e nero nativa con le moderne macchine fotografiche digitali (salvo la Leica Monochrom) non è possibile.

Un filtro di Bayer o similare tipo l’ x-trans anteposto al i sensore permette di catturare l’immagine sempre e soltanto “a colori”. Di per sé i pixel del sensore non registrano il colore della luce ma solo la sua intensità, in una scala di 256 valori che corrispondono a 256 tonalità di grigio, dal puro nero al puro bianco.

Può essere che la conversione avvenga già nella fotocamera, se impostiamo di scattare in jpeg B/N. Altrimenti è necessario effettuare una conversione in fase di post produzione per ottenere una copia dell’immagine in bianco e nero.

Esistono differenti scuole di pensiero e, oltre alla conversione da raw, 10 differenti metodi di convertire uno scatto a colori in B/N.

Tuttavia sia le pellicole sia le tecniche di conversione in B/N non tengono conto del colore ma solo della luminosità, il colore lo interpretiamo noi. Se in una foto B/N vediamo un prato grigio immaginiamo sia verde, non blu.

Se vediamo in una foto B/N una persona con una maglietta a righe grigio chiare e grigio scure, potrebbero essere rosse e gialle oppure verdi e celesti. Colori differenti ma con uguale luminosità li vediamo uguali.
Nella fotografia analogica si usavano spesso in ripresa i filtri.

In queste fotografie digitali di pennarelli i filtri sono stati applicati in ripresa ma sono filtri digitali impostati, non filtri fisici.

Foto A: a colori senza filtri. Foto B: ripresa in B/N senza filtri. Foto C: ripresa in B/N filtro rosso digitale. Foto D: ripresa in B/N filtro verde digitale. In B/N solo un filtro può evidenziare la differenza tra colori diversi ma dall’identica liminosità.

 

 

Nella fotografia digitale possiamo agire in vario modo. È un discorso assai complesso.

Possiamo anteporre all’obiettivo un filtro fisico, possiamo impostare sulla fotocamera un filtro digitale in ripresa, se scattiamo in B/N, jpeg. Con le mirroless ne vedremo l’effetto nel mirino/display. È il metodo più semplice. Se scattiamo in colore jpeg convertendo col mixer dei canali sia in Photoshop che in Gimp possiamo ottenere una buona simulazione dei vari filtri B/N. Scattando in raw è inutile preimpostare filtri in ripresa. In qualsiasi caso è utile conoscere l’effetto dei filtri nella fotografia B/N.

Il nocciolo della faccenda: nonostante ci siano ottimi metodi di conversione in B/N da un file originariamente a colori è non di rado una scelta a posteriori, non al momento dello scatto. C’è un modo di pensare in B/N e uno diverso, a colori, e coinvolge la realizzazione dello scatto anche pensando all’accostamento dei colori che poi verranno convertiti in B/N.

In un ritratto a colori una camicetta celestina magari sta assai bene, però nella conversione in B/N i toni della pelle e quelli della camicetta possono essere resi i modo troppo simile. Magari una camicia rossa in una foto a colori sta assai male, ma convertita in B/N rende bene.

Forse il dilemma sta nella scelta tra realtà e quindi colore e astrazione e di conseguenza B/N. Il B/N de-costruisce la scena riducendola alle sue forme essenziali, esalta le linee architettoniche nella loro purezza, nel loro chiaro/scuro.

 

© Giorgio Rossi. Ombra

 

Rimuovere i colori in un certo senso porta ad allontanarsi da una situazione specifica   per dare spazio a interpretazioni soggettive a scapito di informazioni realistiche. Il B/N bianco e nero è una scelta stilistica, punta all’essenziale eliminando tutto ciò che nel colore può distrarre.

Non di rado anche un paesaggio in B/N può rendere ottimamente una atmosfera, sapere qual’è esattamente il colore dell’erba di un campo, il colore della pietra di una casetta, è ininfluente.

La fotografia a colori al contrario mette in risalto quella vasta gamma di tonalità di elementi naturali in una scena che a volte sono il centro d’interesse verso il quale convogliare l’attenzione dell’osservatore.

Un esempio: “Monumento ai caduti in Provenza.”

 

© Giorgio Rossi. lavanda e Monumento ai Caduti. Provenza.

 

È lampante che la coltivazione di lavanda intorno lo caratterizza anche geograficamente, togliendo le informazioni colore sarebbe difficile capire che si tratta di un campo di lavanda.

Naturalmente col B/N e colore si può anche giocare più o meno artisticamente.

La pratica di colorare le stampe B/N con colori all’anilina è antica quasi quanto la storia della fotografia.

Si può fare qualcosa di simile anche in post-produzione.

mmaginate di partire da uno scatto a colori, convertirlo in B/N, poi ricolorarlo in modo arbitrario, come in questo giochino/prova: “Paesaggio in falso colore”.

 

Giorgio Rossi.

Semplicemente Fotografare.

 

© Giorgio Rossi. Paesaggio in falso colore

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Alert: Contenuto protetto!