Fotografia: dall’idea al progetto
Nel mio precedente articolo, a proposito di fotografia e cultura avevo citato un video di Francesco Cito nel quale parlava dei suoi esordi a Londra come lavapiatti, del desiderio di frequentare una buona scuola di fotografia, a quei tempi ce n’erano poche. Erano molto care, ma davano un’ottima preparazione, aprivano le porte a un sicuro futuro da fotografo professionista.
Non a caso Jean-pierre Maurer e Oliviero Toscani avevano frequentato per 5 anni la Hochschule für Gestaltung und Kunst di Zurigo. Tuttavia chi non ne aveva la possibilità ma sentiva crescere in lui una forte motivazione, pur dovendo iniziare dalla gavetta, come fece Cito, aveva possibilità di riuscire. Come fecero in musica 4 ragazzetti di Liverpool e molti altri, in ogni arte. Erano anni speciali, molto lontani nel tempo, quasi preistoria.
Cito ai giovani d’oggi consiglia di frequentare musei, conoscere l’arte. Certo non sarà facile, viviamo in un epoca culturalmente silente. Penso, o almeno spero, che ci siano ancora piccoli tizzoni rossi e ardenti sepolti sotto la cenere, che prima o poi, facciano avvampare nuovi fuochi. Quello che vediamo in superficie, quello che dilaga , è per lo più ignoranza spesso strafottente. Ignoranza ahimè da tutte le parti, ignoranza non solo di chi produce, anche, mista a scelte furbette, di chi punta solo a un marketing ben orchestrato per promuovere un fenomeno.
Apparentemente i Måneskin sono un successo mondiale, non sto a giudicare se siano validi o meno come gruppo. Forse vengono più seguiti da chi non ha cultura o da non giovani che vogliono sentirsi trendy. In fondo quello che sembra contare oggi è solo un buon marketing, non la qualità di un prodotto.
Spremuto un limone si butta e se ne prende un altro.
Eppure tra i miei figli e i loro amici ascoltano Miles Davis e molto altro.
In ogni caso, in tutti i possibili settori di attività, penso che essere svegli, curiosi e non appiattiti in una passiva ignoranza che tutto accoglie, possa essere la chiave per farcela, forse non alla grande ma comunque farcela.
Sento più che mai vero quello che profetizzava Bob Dylan. I tempi stavano cambiando allora, oggi sono decisamente cambiatI… “And you better start swimmin’ Or you’ll sink like a stone”.
Attualmente la fotografia ha meno appeal rispetto a quei tempi lontani, solo nostalgici impenitenti possono ancora avere come mito e seguire le orme di Thomas, lo scontroso fotografo londinese di moda, che in Blow up, sta realizzando un libro fotografico avente come soggetti persone disagiate dei quartieri londinesi, giovani hippy o clochard che dormono in ospizio. Arriva persino a passare una notte in dormitorio, pur di avere immagini crude e drammatiche.
Paccottiglia. I giovani lo sanno benissimo, praticano la fotografia piacevolmente con i loro smartphone, senza ambire a nulla. È stato tutto detto con la fotografia. Non si può osare nulla di nuovo? È sostanzialmente morta come arte minore? Non voglio crederlo, penso possano esserci ancora modi di raccontare di nuovo il già detto.
Basta trovare la chiave giusta, il che non è assolutamente facile. Qui entra il gioco la cultura, può fare la differenza un approccio diverso, che ha alla base lo studio delle arti, delle connessioni tra passato e presente per tendere a un futuro.
Curiosamente le voci, le interpretazioni propositive, circolano, anche se sottotraccia. Si creano link, nodi, legami. Così Giulio Limongelli, ottimo fotografo, stampatore eccellente di file B/N digitali su carta ai sali d’argento, grazie al suo digingranditore, mi racconta di una ragazza che è venuta a trovarlo per alcune stampe fotografiche, gli sembra valida, ha idee.
Con Lia Alessandrini, Giulio e altri, stiamo organizzando il prossimo evento “Semplicemente Fotografare Live”. Avverrà alla Rocca Dozza, vicino a Imola (Bo) il 27-28-29 ottobre, cerchiamo autori.
Vediamo “l’Ora Nera” il progetto di Maria Vittoria, ci piace, la chiave di lettura e l’interpretazione delle influenze nella vita quotidiana di quei sanguinosi eventi è interessante, le proponiamo di partecipare a Semplicemente Fotografare Live, accetta.
Così le chiedo di raccontarsi e raccontarci il progetto.
“Mi chiamo Maria Vittoria Biondi e sono nata a Bologna il 16 Novembre 1995.
I miei studi iniziano frequentando il Liceo Artistico F. Arcangeli di Bologna, dove scelgo di seguire l’indirizzo di Pittura e termino il mio percorso con una tesi sulla nascita e lo sviluppo del tatuaggio nel mondo.
Iscritta al DAMS di Bologna scelgo l’indirizzo Cinema conseguendo la laurea triennale il 17 luglio 2020 con una tesi in Teoria e Metodo dei Nuovi Media dal titolo “Frontiere del marketing sui social media. Il caso Taffo Funeral Services”.
Termino il mio percorso universitario presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia iscrivendomi alla Scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte, indirizzo Nuovi Media – Pratiche Artistiche Integrate, percorso che mi ha portata a sperimentare molteplici tecniche nel campo delle Arti Visive.
Concludo questi studi con una tesi in Fotografia Digitale dal titolo “L’Ora Nera – storie di cronaca palermitana” corredata dal reportage fotografico sviluppato nella città di Palermo.
Il progetto in questione è una raccolta fotografica realizzata nella città di Palermo con la mia macchina fotografica, una Fujifilm X-A1.
È un progetto che ha come argomento il fenomeno mafioso.
Durante una lezione di lettere, l’ultimo anno del liceo, alla domanda chi considerassimo “eroi moderni” un collega definì tali Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, motivando in modo molto interessante questo suo punto di vista; credo sia stato quello il momento in cui ho capito che ciò che si è sviluppato e continua a svilupparsi intorno a questo fenomeno mi interessava.
Non mi sono documentata seriamente fino a quando non sono incappata nel film di Pif “La mafia uccide solo d’estate”, un film tanto semplice nella descrizione degli eventi quanto d’impatto emotivo, anche per una ragazza come me che negli anni delle stragi non era ancora nata. Mi sono sentita trasportata lì e mi sono sentita parte di una storia che non ho vissuto in prima persona, ma solo tramite racconti.
È stato quello il momento in cui ho capito che avrei voluto documentarmi maggiormente e che avrei voluto ripercorrere le strade che ancora oggi raccontano un aspetto buio della storia italiana.
Dopo aver scoperto di avere un amico di famiglia che aveva non solo vissuto quei momenti in prima persona, ma li aveva anche narrati in uno dei quotidiani di maggior successo dell’epoca, l’Ora, non ho esitato un attimo e l’ho contattato.
Gaetano Perricone, la mia prima fonte e aiuto fondamentale nello sviluppo di questo progetto che è riuscito a vedere la luce.
Gaetano si è subito offerto di farmi da guida e da fonte inesauribile di contenuti e aiuti, grazie a lui sono riuscita ad accedere alla Biblioteca Centrale dove sono stata accolta dalla Dott.ssa Antonella Bentivegna, la quale mi ha fornito il necessario supporto per accedere e poter riprodurre fotograficamente le pagine del quotidiano di mio interesse presenti in archivio.
Lo scopo del lavoro è quello di ripercorrere storicamente ed emotivamente gli eventi che si sono succeduti dalla fine degli anni Settanta ai primi anni Novanta; visitando e raccontando per immagini quelli che sono diventati i “luoghi della memoria” per mostrare come siano mutati nel tempo, del rapporto che le persone oggi hanno con questi luoghi e i sentimenti che suscitano le strade e i muri che sono stati protagonisti di atti così violenti.
Lavoro svolto per cercare di entrare in questo mondo ascoltando le esperienze di chi era presente e ha contribuito alla lotta contro la mafia attraverso l’utilizzo di strumenti d’informazione e divulgazione.
Un progetto fotografico a testimonianza del fatto che nonostante siano passati tanti anni, questo periodo di storia moderna molto buio non è stato dimenticato, né tanto meno gli “eroi moderni” che l’hanno combattuta e la combattono ancora.
La scelta del bianco e nero per l’effetto finale è stata decisa non solo per un fattore stilistico e anche utilizzato all’epoca, ma perché ritengo le fotografie abbiano un impatto maggiore e più emotivo, cosa che uno scatto a colori non potrebbe rappresentare al meglio.
Ho cercato di dare un’impronta a tratti drammatica perché è la stessa sensazione che ho provato recandomi sui luoghi delle stragi, sono luoghi da cui ancora oggi trasuda dolore, malessere e tormento.
Nel corso dei due anni della magistrale mi sono dedicata ad altri progetti, di varia natura, come il progetto fotografico sviluppato nel maggio 2023 presentato al concorso YPIA (“Young Photographers from Italian Academies #3”), contest fotografico per favorire e valorizzare le ricerche più innovative dei giovani autori formati all’interno dei loro corsi di studio, ideato e prodotto da Ragusa Foto Festival e dall’Accademia di Belle Arti di Catania.
Un progetto che ho intitolato “TÌN BÒTA” che vede come protagonisti gli “angeli del fango”, persone comuni che hanno scelto di dare una mano a tutti gli alluvionati dell’Emilia Romagna.“
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COMPLIMENTI SINCERI ALL’AUTRICE, IMMAGINI TOCCANTI!