L’Insostenibile Desiderio di Like

Io non capisco la gente che non ci piacciono i like (cit.).

 

Parafrasando l’aforisma più noto di un celebre politico del tempo che fu, arrivo a dire: “Il like logora chi non lo ha”. Sì, lo so benissimo, molti affermano che non gliene importa nulla di ricevere like alle immagini che pubblicano sui social network, però mentono con l’alito che sa di mentolo, se non ne ricevono si sentono ignorati nella loro arte sublime e dopo un po’ escono dal gruppo.

 

© Giorgio Rossi. Hub

 

Penso che se un qualcuno posta una foto sia per il piacere di una condivisione, avere un feedback può avere per lui/lei una certa importanza, anche solo momentanea, tutto scorre. Per fortuna esistono i like, ognuno è libero di metterne o non. I like hanno una loro importanza, sono un giudizio sintetico. Ognuno di noi in qualche modo è giudice delle foto postate da altri. Curioso notare come tuttavia ciò sia a volte destabilizzante, non ci basta, desideriamo il parere di un “giudice” più autorevole. Allora magari cerchiamo di fare leggere il nostro operato fotografico da un grande esperto. Anche giusto salvo il fatto che se il suo parere non ci garba vuol dire che l’espertone di turno non ha capito nulla. Tuttavia un like conferito da persona autorevole ed esperta ci fa più piacere che 100 like affibbiati da amici.

I like non hanno tutti lo stesso valore, ogni like può avere un peso specifico diverso a seconda dell’ambiente e di chi lo mette. La celeberrima “casalinga di Voghera” posta sulla sua home una foto di “gattino con tramontino” , piovono like di amiche, ne può acquisire una 50ina,  anche di più. Qualche amica o, se la casalinga di Voghera è belloccia, qualche amico aspirante ad altro, commenta in estasi. Mai accettare caramelle e like da sconosciuti.  

 

© Lia Alessandrini. Grecia?

 

In modo quasi identico possono piovere like sulla home di un fotografo tenuto in media o addirittura alta considerazione da molti. Hanno una valenza diversa. A volte si mettono like e commenti positivi in quelle home per in un certo senso auto-referenziarsi o insinuare sottilmente di avere profonda amicizia e familiarità  complice col fotografo  che ha magari postato una sua pizzata, o una sua presenza ad un evento fotografico di una certa rilevanza. In una pagina FB di fotografia generalista o brandizzata a volte si è più obiettivi nel apporre un like, difficilmente la foto che ha avuto piogge di like sulla propria pagina riceve più di 20 like su FB generalisti.

Insomma esiste una ampia scala di possibili valori, inutile cercare di negarlo, alla fine è del tutto soggettiva l’importanza da attribuire ai like ma hanno una loro importanza. Sono anche oggetto di voto di scambio, possono aiutare a vincere un contest… “vi prego mettetemi un like a quel concorso, c’è in palio un gadget bellissimo”. Tra amici ci è capitato addirittura di avere aiutato una giovane simpatica coppia di velisti a vincere un premio niente male in un contest tra velisti.

Ormai, facciamocene una ragione, la gestione dei like è entrata a buon diritto nelle strategie di marketing. Se ben gestiti post, like e commenti vi possono fare diventare influencer, essere come Fedez e la Ferragni, non sarebbe poi tanto male. Ah comunque son gioie e dolori!!! Leggo da una qualche parte, non vi dico dove, so che non amate il gossip, a proposito della celebre coppia: “secondo quanto dicono alcuni (pseudo) amici, sarebbe a causa della gelosia reciproca dell’esposizione mediatica. Una crisi a colpi di like?”  

 

© Lia Alessandrini. 91 Like

 

Indubbiamente i like possono avere una ricaduta importante nel reale, nella vita quotidiana. Sono come i soldi, non fanno la felicità, però aiutano. Esistono anche workshop per apprendere come avere più like. Qualche utile  suggerimento per avere più like su Instagram lo fornisce gratuitamente il guru informatico Salvatore Aranzulla.

Like e commenti sono importanti, i commenti negativi fanno male, fa ancora più male  l’indifferenza, il lasciar scorrere una foto in post senza mettere like, senza commentarla in alcun modo. Hai voglia a dire che si critica la foto non il suo autore, che non bisogna prenderla sul personale. Non è assolutamente così, pensiamoci. “Ogne scarrafone è bell’ a mamma soja” recita un detto napoletano, credo sia vero. In fondo le nostre foto fanno parte di noi, siamo noi in un momento della nostra vita.

Quindi se dicessi che una foto è “ ‘na cagata pazzesca” in qualche modo offenderei qualcuno che magari non conosco affatto, non c’è motivo. Metti che in un certo momento della giornata a un qualcuno torni in mente un ricordo oppure una foto, magari postata da altri, gli faccia  tornare in mente una delle sue e la posta.  Per lui/lei  ha un senso che per gli altri ospiti e compartecipi della pagina  è difficile da cogliere al volo, quindi anche se non mi  trasmettesse nulla sarebbe inutile commentarla negativamente.  

 

© Lia Alessandrini.

 

Ottimi fotografi sono iscritti a social che ruotano attorno al variegato mondo della fotografia, hanno tutta l’autorità per esprimere un “giudizio”. Sono iscritti spesso da anni, si sono guadagnati una certa  reputazione  social. C’è lo scassamaroni per definizione che a gamba tesa entra a commentare aspramente ogni fotoschifezza. D’altra parte è bravo, si deve pur ammetterlo, anche se posta pochissime foto o al limite nessuna. Dunque lo si sta ad ascoltare, gli si da ragione , magari si arriva ad adularlo, non si sa mai che si rigiri come una serpe e vi morda. Guai se un nuovo iscritto, che non conosce  ancora le dinamiche interne a un gruppo, attacca l’esperto o lo contraddice, viene assalito dal branco. Non di rado c’è uno forte spirito di branco in molti social. A volte i lupi se disturbati mordono.

Accade anche che una foto, pur meritevole, postata da un fotografo, entrato da poco in un gruppo, passi inosservata mentre si mettono like ad foto postate da amici anche se non ne sono meritevoli. Nel social che frequento, cerco di essere obiettivo e sopratutto di dare attenzione a foto postate da nuovi arrivati, per farli sentire considerati e a casa, senza urtarli nella loro sensibilità. Perché giustamente, come scrive un’amica, “non si conosce la sensibilità di chi c’è dietro uno scatto”. Tanto per dire, a me capita di postare foto che ritengo possano essere belle ma anche altre che so essere sciocchezze abominevoli, non me ne faccio un problema.

A volte c’è magari dietro una sottile critica sociale, che non tutti colgono, come in HUB, nessun problema se viene poco apprezzata. Capita, come nel caso del “Ragazzo con l’orecchino da pirla” che il selfie, una garbata presa in giro di Vermeer del qualche ricorre il centenario, postato sulla pagina della mia compagna riceve 66 like, sul social 39. Lia invece è assai selettiva nelle foto che posta e di solito piacciono spesso anche a fotografi esperti.  

 

© Giorgio Rossi. Il ragazzo con l’orecchino da pirla

 

Avvengono anche cose assai divertenti in un social.

Ricordo vagamente un fotografo che tempo fa postò la foto di una belloccia, il classico esempio di brutta foto di una ragazza bella, gli venne criticata e si inalberò non poco: “Ma come??? L’ho postata su un altro social e ha ricevuto piogge di like!”

Gli venne risposto quasi coralmente “Beh allora torna a postare in quel social”.

Tra like e commenti, gradualmente  nello scorrere di tempo e foto, si forma anche un gusto, una “estetica” di gruppo. È assai interessante, spesso non ci si pensa. Per esempio nel nostro social, Semplicemente Fotografare, in genere non piacciono fotografie eccessivamente e palesemente troppo post-prodotte, non ci piacciono le decolorazioni selettive né gli HDR con nuvole parossistiche e paesaggi “scolpiti” nel granito.

Il più delle volte una singola foto affonda nel buio del web dopo pochi minuti, ma può lasciare un invisibile seme che in seguito cresce e contamina come l’acanto, bellissima pianta infestante. Probabilmente stiamo tutti vivendo la Fotografia prossima ventura, e crescendo dentro una Fotografia della quale non conosciamo ancora i futuri come e perché, conosciamo solo parzialmente quelli nostri, quelli di oggi.

Tutto in fondo è un attimo rispetto all’enorme vastità del… tempo. Sappiamo solo, a volte nostalgicamente, che niente sarà più come prima. Nel bene o nel male la nostra “era” fotografica è questa, tocca farcene una ragione.  E viverla serenamente e piacevolmente. Tutti i media, i mezzi di comunicazione di massa evolvono costantemente e noi evolviamo con loro, inutile cercare di distinguere tra in meglio o in peggio.

Le motivazioni per essere in un social a postare foto o scrivere un qualcosa, sono estremamente soggettive, non tutti per fortuna lo fanno solo per sentirsi dire che la loro foto è bella, o ricevere dei like. Alcuni lo fanno per migliorare, ma non è detto, credo che in ogni caso si possa migliorare anche solo osservando e confrontandosi con le foto postate da altri, specie se si è in grado di esercitare una sana autocritica. Cosa un poco rara ahimè. Oggi tutto si comunica nei social, anche loro in evoluzione costante. Persino la politica sembra ormai avvenire più  nei social che nei palazzi deputati. Di fronte a ciò è inutile dire: voglio uscirne, voglio scendere dal treno. Se mai può essere  utile starci consapevolmente dentro, godersi il viaggio.

C’è ancora chi si illude che il suo sito fotografico sia sufficiente a farlo conoscere.

Può essere utile come archivio personale o per “storicizzare” fotografi già conosciuti, e i loro lavori, viene indicizzato dai motori di ricerca. Per farsi conoscere  per lo più non serve, quasi nessuno  va a cercare un fotografo nel suo sito per offrirgli un lavoro.

 

Giorgio Rossi.

Semplicemente Fotografare.

 

 

 

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