La Fotografia nel tempo che fu… E oggi?

Estate, mare, vacanze. Curiosamente nel caldo mi assalgono ricordi del tempo che fu. Non so se capita anche ad altri i questa stagione, è un turning point l’estate.

Ufficialmente è il capodanno a segnare l’entrata in un nuovo anno, lo spumante in mano, il tappo trattenuto negli ultimi secondi del countdown, il presentatore su di giri di nuovo in diretta TV, sui canali Rai e Mediaset, dopo collegamenti da e con tutte le piazze d’Italia. Per noi ragazzi la fine dell’anno coincideva e ancora coincide con l’estate, da inizio giugno a quasi metà settembre, quando inizierà un nuovo anno scolastico, Vacanza.

Mesi di vacanza, per noi e non per tutti, dato che per lo più i genitori lavoravano. Nella nostra famiglia lavorava papà, così mesi prima si organizzava una gita a Ostia, per cercare una casa in affitto al mare nella quale papà, medico, potesse raggiungerci rapidamente da Roma. Oh eravamo abbastanza benestanti in quegli anni con la Fiat 1100 celestina. Qualche anno prima l’estate l’avevamo passata a Soriano nel Cimino, paesino in collina a circa 90 km da Roma.

 

 

Papà aveva accompagnato la mamma per organizzare la casa presa in affitto, poi era tornato a riprenderci. Un viaggio in Lambretta che non ricordo, me l’hanno raccontato i miei. Papà alla guida, mio fratellino maggiore in piedi tra le sue braccia allargate sul manubrio, nonna dietro, seduta di sbieco, io in braccio a lei, in sicurezza, e una valigia legata al portapacchi. Il casco ovviamente dovevano ancora inventarlo. Una cosuccia che, a farla oggi, ti fermano, sequestrano la moto, per papà e nonna l’ergastolo.

Quindi ok finalmente in vacanza al mare, che bastava attraversare la strada ed era lì lo stabilimento “Nautilus” con le sue cabine in legno a tetto spiovente e il terrazzino che era largo da poterci aprire un tavolinetto (in dotazione) e mangiare.

 

 

C’era anche un negozietto al Nautilus, vendeva qualche pacchetto di sigarette, dei piccoli rombi di plastica morbida, gonfi di coloratissimi shampoo e giochini da spiaggia, tra i quali la pistola ad acqua in plastica semitrasparente rosa o giallina quasi fluo a forma di astronave con cupoletta e marzianino, un enorme balzo nel futuro rispetto a quelle di plastica morbida bianca, a forma di revolver, che dovevi spremerle per fare uscire uno schizzetto d’acqua. Su un tavolinetto davanti al piccolissimo spaccio erano allineate con cura rivistine e giornali per l’estate. Cruciverba e gossip di qualche mese prima, buste con Tiramolla, Cucciolo e Beppe.

 

 

Miseri succedanei estivi di Topolino. Chissà chi imbustava quell’invenduto, ritirandolo magari da edicole, per rivenderlo negli stabilimenti, in estate, a prezzo ridotto. Perché vi assalgo con i miei ricordi? Perché a volte un nonnulla li sveglia, come racconta Jannacci in una splendida canzone, lui in fila a fare un certificato di residenza e non ci ha la biro. Chiedono il suo indirizzo e gli torna a mente tutta l’infanzia.

Così è successo a me, ieri, entrando nella edicola, tabaccheria e molto altro di Novafeltria, per pagare telematicamente una bolletta.

 

 

Appena entrato su tre file di scaffali ci sono riviste di Gossip, le uniche riviste con fotografie ancora assai vendute. Tra Chi, Visto, Così, Vero e Novella ce ne sono più di 20. Pensare che c’è ancora chi si affanna e spende “danè” per fare reportage rischiosi in terre lontane che difficilmente riuscirà a vendere. Chiedo se hanno riviste di fotografia, mi rispondono: “poche, non si vendono, guarda laggiù in fondo a sinistra.

Uno dei più grandi problemi di un editore è la distribuzione, arrivare con le proprie riviste  a un numero sufficiente di edicole sparse su tutto il territorio nazionale costa. Ovviamente i grandi editori pubblicano numerose riviste, sono avvantaggiati nei confronti di un piccolo editore che stampa una sola rivista. Nell’andare ad un’edicola osservate attentamente le riviste che sono disposte armonicamente in primo piano, non stanno lì per caso.

Una volte le riviste di fotografia si trovavano ben esposte, ora bisogna cercarle attentamente o chiedere.

Beninteso non è tutto qui, esistono anche monopoli nella distibuzione dei giornali. Il caso di Brisighella:

“L’edicola “centenaria” del centro storico, chiusa per un anno, non può più riaprire perché la ditta CDL con sede legale ad Avellino non è d’accordo… La ditta richiama Costituzione, Garante, Codice, avrà forse ragione ma prendo conferma, nuovamente, che l’Italia è bloccata e vanno assolutamente tolti i “lacci e laccioli” se vogliamo liberalizzare il mercato e togliere il “monopolio”, consentito forse da tante leggi compresa anche dalla Costituzione vecchia di sessantacinque anni, se vogliamo rilanciare l’economia!”

Si trovano in rete altri articoli su questo argomento.

 

 

Così prima di arrivare alle riviste di fotografia mi imbatto in vari scaffali di riviste di cruciverba. Sono le edizioni più vendute dopo i gossip. Dicono che sia utile fare cruciverba per tenere sveglio il cervello. Ci si arrovella per scoprire parole e non si legge quasi più un quotidiano o una rivista con testi articolati scritti.

Finalmente capito davanti ad uno scaffale con qualche rivista di fotografia. Sono edizioni per l’estate, cellophanate, come le buste dei Tiramolla del Nautilus.

 

 

Progresso Fotografico, Photoshop Magazine, Mondo Nikon, FOTO Cult, poco altro. Ne esistono anche altre, potete comperarle on-line, sfogliarle  telematicamente o abbonarvi, ne ho trovato un elenco, non esaustivo.

Le riviste di fotografia sono sempre state un vero e autentico must per gli amanti del settore, diventando un appuntamento fisso (settimanale o mensile) per conoscere le ultime novità sull’attrezzatura e sulla tecnica fotografica.

Con lo sviluppo del web le riviste di foto hanno perso parte della loro originaria importanza ma per fortuna sono ancora molti i fotografi che preferiscono documentarsi attraverso la carta stampata, piuttosto che sul web”

Comperavo ogni mese Progresso fotografico e Il Diaframma Fotografia Italiana, molto saltuariamente Fotografare o Tutti Fotografi, anni dopo anche Zoom e Photo Italiana. L’edicolante mi consigliava di prendere Playmen o Playboy ma niente volevo proprio Photo. Seguivano standard interessantissimi.

 

 

In copertina sotto al titolo della rivista una bella foto, successivamente una bella foto di una bella ragazza, nuda quanto basta per attirare l’attenzione. Intorno alla soggetta della copertina c’erano le Coverlines, in pratica gli strilli di copertina, fungevano da mini-presentazione dei contenuti per la vendita nelle edicole.

Oh se proprio vuoi puoi fartela una rivista, non è difficile, il problema , oltre a dover realizzare  una manciatina di contenuti è venderla. Aprendo la rivista a sinistra ti ritrovavi la cosi detta “seconda di copertina” una pubblicità inerente ai contenuti della rivista. Poteva estendesi sulla pagina a destra. In fondo alla rivista a destra c’era la terza di copertina, con un altra pubblicità.

 

 

La quarta di copertina, cioè il retro della rivista era per un’altra pubblicità. Queste pubblicità, data la loro posizione, avevano tariffe maggiori rispetto alle altre pagine pubblicitarie nella rivista, che potevano anche essere mezze pagine e quartini. Sfogliando vecchi numeri di Progresso fotografico o Photo, trovo 15/20 pubblicità. Erano il termometro che indicava il grado di salute di una rivista. Quando la pubblicità diminuisce vistosamente la rivista inizia a soffrire, infine forse chiude.

Se volete verificare lo stato di salute di una qualsiasi rivista attualmente in edicola, contate le pagine di pubblicità. Lo sapevate che la prima cosa da fare impaginando una rivista era ed è distribuire la pubblicità sul “timone”? È assai più importante di ogni possibile articolo.

Allora esisteva ed esiste ancora un monopolio della pubblicità che ha una storia alle spalle lunga come la storia del mondo o quasi.

Vi chiedete se esiste una vera libertà di informazione, in un Paese democratico? Beh fate a meno di chiedervelo! Non per caso i Big Tech sono entrati con enormi finanziamenti a favore di Joe Biden nelle ultime elezioni presidenziali in America e guarda caso ha vinto. Questo per dire che il mondo dell’editoria è assai complesso, tra i molti motivi di crisi c’è anche quello del costo della carta, in continua crescita.

La crisi dell’editoria ha molte concause, pensare che derivi solo dalla diffusione di Internet è secondo me altrettanto sbagliato dell’affermare che gli smartphone hanno causato la crisi della fotografia.

Nelle riviste di allora c’erano molti articoli redazionali  (a pagamento) sulle novità del mercato e  sulle  Fiere importanti  del settore come il defunto Sicof in Italia o la celebre Photokina prima edizione nel 1950, attualmente biennale. Anche prove tecniche, ora basta cercare un test di una fotocamera o un obiettivo sul web e si trova. Dicono tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità?

Altro faccenda interessante. Le riviste a quei erano e sono divise in 16esimi.

In pratica ogni foglio 70×100 dopo essere stato stampato veniva piegato sino ad ottenere sedici pagine di 17×24 cm. Stampate in bianca e volta, cioè sui due lati, quindi 32 facciate. In soldoni non tutte le pagine di una rivista erano a colore, molte venivano stampate in B/N per risparmiare. Sui quotidiani la stampa a colore è arrivata solo abbastanza recentemente. Nulla da stupirsi se anche per questo motivo abbiamo conosciuto più opere fotografiche in B/N, non solo perché la fotografia in B/N è più artistica.

In tutte le riviste c’era uno spazio dedicato alle domande dei lettori. Non molto diverse dalle domande che si pongono gli attuali fotografi.

Progresso fotografico. “Il trilemma: Vorrei acquistare una reflex non automatica e sono indeciso tra la Pentax MX, La Nikon FM e l’Olympus OM-1…” Risponde il redattore, dando del Lei al lettore: “Ci da una bella gatta da pelare, Lei cita tre apparecchi affidabilissimi…” E iniziava ad approfondire i pro e contro di ogni fotocamera , senza però sbilanciarsi troppo. Quando mai in una risposta al lettore o un articolo il redattore avrebbe potuto scrivere: questa fotocamera è una schifezza, assolutamente inaffidabile, pessima qualità dell’ottica, ecc.? Del resto lo sappiamo bene che, salvo rare eccezioni, se un prodotto viene commercializzato e venduto in tutto il mondo non può essere totalmente scadente, un almeno discreto rapporto qualità/ prezzo deve esserci. Se esitesse veramente una fotocamera migliore di tutte le altre, un qualche obiettivo veramente perfetto per tutti, in ogni situazione, si venderebbe solo quello.

Tuttavia pareri e risposte a quei tempi venivano date da redattori che una qualche competenza, a volte più che buona, l’avevano. Provate a fare un post: “Mi voglio comperare un obiettivo per andare in vacanza, cosa mi consigliate?”. Le risposte dei vostri carissimi amici spazieranno dal 8 mm al 300mm passando per tutti i fissi e tutti gli zoom, tra originali del vostro brand e gli spesso più economici  ma a volte assai buoni universali. Non mancherà chi saggiamente chiede: A cosa ti serve? Cosa ti piace fotografare? Immancabilmente la risposta sarà: Street e un po’ di tutto. Ci si da sempre del tu tra fotografi, ma l’autorevolezza delle risposte?

Stessa situazione se avete un quesito tecnico e cercate una risposta nel mare webbico. Provate a digitare sulla stringa di ricerca: cos’è la profondità di campo in fotografia?

Troverete millanta risposte, mediamente esatte anche se spesso frutto di copi/incolla.

È un argomento facile, molto neutrale se vogliamo.

Provate a cercare: Cos’è l’HDR in fotografia.  Anche in questo caso troverete millanta risposte, in genere sbagliate o quanto meno  imprecise, non spiegano bene cosa dovrebbe essere la fotografia HDR, spiegano come farla. Pare assurdo  ma il problema di trovare fonti autorevoli nel web è enorme, le fonti che spesso emergono sono quelle che per lo più dovrebbero essere evitate. D’altronde è così in generale, le fake news si diffondono  nel web assai più rapidamente di una banale e noiosa verità.

 

© Giorgio Rossi. Plinius 2

 

Sono stato fotografo professionista autodidatta, nelle riviste del tempo trovavo articoli tecnici spesso assai ben redatti, mi erano utili. Li segnavo su ogni rivista con un fogliettino-segnalibro di carta col titolo. Dovevo fare una riproduzione di un quadro? Cercavo l’articolo tra le molte riviste che custodivo religiosamente. Ovviamente facendo imparavo. Prima di eseguire un servizio particolare mi documentavo su come procedere tecnicamente andando a rovistare tra le mie riviste. L’unica bibbia che ho avuto è stata il Feininger.

Oggi con Photoshop si può rimediare quasi a qualsiasi errore, fotografando in diapositiva già un errore di mezzo diaframma aveva gravi conseguenze, non era rimediabile. Tutt’ora considero la tecnica importante, serve a veicolare al meglio il contenuto. Va detto che non essendoci per lo più un committente che giudica l’idoneità alle sue esigenze di una fotografia o un servizio e lo paga di conseguenze, qualsiasi errore è giustificabile.

Le riviste proponevano anche in ogni numero l’opera di Maestri della fotografia. Notare che forse per pagare meno diritti d’autore pubblicavano spesso il lavoro di fotografi come Talbot, che non reclamava diritti, o autori emergenti non ancora avidi. Una rivista la leggevi e rileggevi per un mese, aspettando la prossima uscita. Erano pillole di cultura fondamentali che avevi modo di lasciare sedimentare,  diventavano cultura personale, potevano avere una positiva influenza sul modo di scattare di ogni giovane apprendista fotografo.

 

 

Una rivista di fotografia tra il 1978 e il 1979 costava tra le 1500 e le 2000 lire. Al cambio attuale costerebbero circa 5/6 eurini. Vale la pena di comprarne? Forse sì, forse no, dipende dai contenuti… Si trova tutto nel web? Probabilmente sì, se si sanno distinguere le fonti autorevoli, ma non basta.

Un esempio. Sfogliando un vecchio numero di Photo trovo un servizio sulle effimere sculture di Heinz Mack, immerse nella natura tra ghiacciai e deserti, fotografate da Thomas Hoepker. Ok vado a cercarle sul web e qualcosa trovo. Però come potete trovarle se non conoscete né Heinz Mack né Thomas Hoepker?

 

 

Conoscete Lorenzo Antonio Predali? Io l’ho conosciuto visivamente nel 1977 su un supplemento a Fotografia Italiana, altrimenti non lo avrei mai potuto conoscere. Ovviamente sul web si trova, basta saperne il nome e cercarlo. Si trova un interessantissimo archivio dei suoi lavori.

Quando ho iniziato alla fotografia si accedeva a rate, piccoli salassi mensili. Prima di tutto una fotocamera.

Se non ricordo male la mia prima importante, una Asahi Pentax spf, costava ai tempi intorno alle 170.000 lire, 50ino splendido compreso… Poi si spendeva in rullini, tank, sviluppi, fissaggi, si comperava magari un ingranditore e si imparava a stampare, si comperavano ogni mese riviste, saltuariamente e gradualmente altri obiettivi o accessori. Mostre ed eventi di fotografia non ne esistevano.

Oggi una buona ma ancora economica mirrorless costa intorno ai 600€, magari la scheda SD te la regalano all’acquisto. Poi ti basta un PC, scaricare gratuitamente Gimp se non vuoi farti dare di straforo un Photoshop da un amico. Ecco basta così, sì ha tutto l’indispensabile per fotografare, ma il resto? Tutto, sempre, gratis?

Beh no, qualche spesa in ingressi ad eventi fotografici, in libri, in ws o letture di portfolio la si fa volentieri, ogni tanto. La fotografia a quei tempi era ricerca di approfondimento personale, seguendo suggerimenti autorevoli, fondamentali. Ci sono molti paradossi nel mondo della fotografia attuale.

Una grave crisi nel momento della vendita di servizi fotografici a riviste o privati, una enorme diffusione di immagini fotografiche nel web. Le cause o meglio con-cause sono molteplici, non solo una. Dipende solo dagli altri o anche un poco da noi, dal nostro atteggiamento personale nel frequentare il mondo della fotografia?

Tuttavia le domande che si pone di solito il fotografo sono le stesse da oltre 40 anni. Forse dovremmo porci delle domande diverse per trovare risposte diverse.

 

Giorgio Rossi.

Semplicemente Fotografare.

 

 

© Giorgio Rossi. Plinuis 1

 

 

 

 

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