Stiamo vivendo un periodo difficile, lo sappiamo tutti.
Siamo reclusi e mai come di questi tempi desideriamo evadere.
Eh sì perché se per esempio hai sete ma non c’è acqua a disposizione viene ancora più sete
Quando si è liberi non ci si accorge di esserlo, non ci si pensa, ora ci accorgiamo di non essere liberi.
Siamo anche sospesi nel tempo, in attesa che l’incubo passi.
Mio papà era medico, diceva: “non tutti i mali vengono per nuocere”. Boh forse era un gran saggio.
Non può essere una attesa immobile, vegetativa, deve essere un’attesa attiva e vigile, dobbiamo saper guardarci dentro e guardarci attorno. In fondo la fotografia è tutta qua, è guardarci dentro mentre ci guardiamo attorno.
Quindi potrebbe essere un salutare tempo di ripensamento su noi, sulla nostra fotografia.
Non Sprechiamolo, non lasciamoci prendere da angosce varie.
Facciamo che questo tempo ci aiuti a crescere.
Ok ma cosa fare in concreto?
Eh, per esempio, sarebbe saggio effettuare un’approfondita indagine nei nostri hard-disk.
Quanto materiale giace lì in perfetta confusione.
Mettere un poco l’ordine, buttare nel cestino tonnellate di foto e copie di foto, raggrupparle per tematiche, ampliare i dati exif con dati che ci permettano di ritrovare in un attimo una foto nel mucchio selvaggio.
Oppure tuffarci negli hard disk, andare alla ricerca di immagini da assemblare per comporre una piccola storia, un racconto, magari aggiungendo qualche nuovo scatto che faccia da legante.
Così, per esempio, ha fatto Giuseppe Tangorra, per raccontare ma anche per ricordarsi in futuro di questi suoi giorni, oggi, in “Quarantena”.
È solo una delle infinite possibilità, basta partire da un’idea precisa, poi tutto scorre senza problema.
Certo stiamo, chi più chi meno, vivendo un periodo particolare, lontano dalle nostre abitudini, siamo per lo più work in progress, ci stiamo iniziando ad abituare a altro. I 4 passi 4 scatti di street con gli amici, una birretta una pizzetta è meglio di no.
Meglio non fare il reporter della città più o meno vuota, se ti beccano che autocertificazione gli mostri?
Allora perché non dedicarci alla fotografia a Km.0?
La vita familiare può essere fonte inesauribile di belle fotografie.
In questa situazione cosa c’è di meglio di approfondire il dialogo con i propri figli, magari cucinando insieme, o facendo altro?
Non lo dicono ma anche loro fiutano la situazione e ne avvertono i pericoli.
Marco Andoardi da molti anni si dedica appassionatamente a fotografare.
Lo fa studiandoci non poco, i suoi riferimenti visivi sono Sally Mann e il francese Alain Laboile.
Quindi da una parte Marco sta producendo una nuova serie “Istanti” assai curata in ogni particolare, ma complementari a questi scatti ce ne sono molti altri, piacevoli istantanee di vita quotidiana, “Io resto a casa”.
Naturalmente è uno dei molti spunti possibili, proviamo per esempio a guardare dalla finestra, il nostro sguardo fotografico sarà probabilmente assai diverso.
Oppure perlustriamo la casa, guardiamoci dentro.
Dico spesso che “La fotografia si nutre di avanzi, mai buttare niente prima di aver cercato di trarne un’immagine…” così due scatti, pensando a Jackson Pollock un poco uno scherzo, una teglia a mollo con residui di pollo e patatine, brr davvero orrende!
Un quadro materico è un opera in cui la pittura su tela è arricchita dalla presenza di materiali tra i più svariati.
Alcuni pittori alle tinte uniscono sabbia, ghiaia, pomice in polvere, piccole pietre…
insomma vi sono pochi limiti soprattutto grazie agli acrilici che ben si prestano ad essere mescolati.
Questo vale per la pittura.
Man Ray soleva dire: “Io fotografo ciò che non voglio dipingere e dipingo ciò che non posso fotografare”…
Io sono assai peggio, fotografo e basta.
Insomma mai come in questi momenti scattare fotografie è terapeutico, liberiamo la nostra fantasia da ogni remora, diamo libero sfogo alla nostra creatività il risultato forse non sarà un’opera d’arte o forse sì ma ha poca importanza, resterà il ricordo.
Oh, a proposito di creatività se vi interessa approfondire cosa mai sia, perché non farlo?
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