F.S.A. – Sta per Farm Security Administration. Il presidente Roosevelt in persona istituì nel 1937 la Farm Security Administration (FSA), un centro di committenza fotografica che rilanciava l’esperienza dell’agenzia Rural Resettlement Administration, fondata nel 1935 allo scopo di documentare la recessione agricola dilagante nel Paese.
La FSA si trasformò in una fucina collettiva di istantanee di povertà: operò fino al 1943, suscitando nel mondo fotografico la nascita di una vera e propria corrente di fotoreporter: Arthur Rothstein, Gordon Parks, Dorothea Lange, Todd Webb, Ben Shahn, Carl Mydans e Walker Evans furono solo alcuni tra i grandi fotografi che collaborarono al progetto.
Altre notizie, insieme a link ai vari autori le potrete trovare qui.
Posto alcune foto lasciando a chi fosse interessato il piacere di cercare i propri autori preferiti.
Di moltissime foto mi piace la delicatezza con la quale il soggetto è stato avvicinato.
Oggi la chiameremmo forse “rispetto della privacy” ma credo fosse anche altro.
Il non volere raccontare un caso, ma rendere il soggetto emblematico di una situazione, assai più significante se si pensa che non è affatto un caso isolato.
Prendo ad esempio una serie di Dorothea Lange.
Davvero emblematica l’immagine che chiude la serie, della quale Roy Striker scrisse:
When Dorothea took that picture, that was the ultimate.
She never surpassed it.
To me it was the picture of Farm Security.
She has all the suffering of mankind in her, but all the perserverance too.
A restraint and a strange courage.
Di questi tempi molti fotografi si chiedono cosa possa servire fare fotografie, dato che è sempre più difficile fare reportage ‘on assignment’, non pochi fotografi si auto-commissionano reportage, sperando poi di riuscire a piazzarli.
Certamente le cause di una profonda crisi della fotografia professionale in ambito documentazione/reportage sono molteplici e complesse.
Però non voglio addentrarmi in ambito editoriale, mi interessa più soffermarmi sul fatto che la F.S.A. fu una campagna fotografica istituzionale, voluta dal presidente Roosvelt in persona.
L’America, il Governo, non volevano chiudere gli occhi.
Solo nella coscienza, nella conoscenza, nell’orgoglio potevano esserci i semi di una rinascita.
Così nel 1937, in America.
Dubito che oggi come oggi il governo americano quanto qualsiasi altro governo, siano ancora interessati a documentare qualcosa.
Per lo più mi sembra di vedere in chi governa, in chi sta dietro a chi ci governa, in chi da voce a chi ci governa, la precisa intenzione di volere chiudere e farci chiudere gli occhi.
Ho collaborato per anni con l’Ufficio Tecnico del Comune di Roma con fotografia di rilievo per restauri e documentazione territoriale.
Un lavoro interessante anche se assai mal pagato, dato che il tariffario delle prestazioni fotografiche era fermo da vari anni e non è stato successivamente mai aggiornato.
Per lavori di documentazione importanti si andava a gara, al massimo ribasso.
Tuttavia ho avuto anche affidamenti diretti importanti
Sino a quando, nel 1998, Zètema ha preso tutto in appalto.
Monopolio totale, non solo dei biglietti di ingresso ai musei ma comprensivo di tutti i servizi effettuati per conto del Comune di Roma, dunque anche dei servizi fotografici.
Per quanto ne so di campagne fotografiche come quelle di indagine e censimento territoriale che impegnarono per anni molti fotografi iscritti tra i fornitori del Comune di Roma non ce ne sono state più.
6 APRILE 2017.
Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha costituito la Cabina di regia per la fotografia per tutelare, valorizzare e diffondere la fotografia in Italia come patrimonio storico e linguaggio contemporaneo.
Con l’obiettivo di definire un piano di sviluppo volto ad adattare l’intervento pubblico alle mutazioni tecniche ed economiche del settore e a determinare nuove opportunità per la fotografia italiana a livello nazionale e internazionale, il Ministero ha indetto gli Stati generali della fotografia: due giornate di convegno sul tema con operatori, addetti ai lavori e ospiti internazionali.
Propositi assai interessanti, anche se penso che campagne fotografiche istituzionali potrebbero essere un modo concreto per promuovere la fotografia e nello stesso tempo la conoscenza del pianeta Italia.
Ma in pratica?
In pratica avviene che se un Comune ha bisogno di fotografie (ciò avviene per lo più per promozione turistica) risolve il problema mediante una “call pubblica” sul genere: “La Call Fotografica è aperta a tutti i fotografi professionisti ed amatoriali senza vincoli di età, o nazionalità, enti pubblici e associazioni. L’invio di immagini e volontario e a titolo gratuito.”
Nella liberatoria da allegare all’invio dei file fotografici l’autore dichiara di non avere a pretendere alcun compenso a fronte della cessione dei diritti.
Al di la delle interessantissime implicazioni approfondite negli Stati Generali della Fotografia mi sembra che ancora non si sia capito che fare il fotografo è un lavoro che merita rispetto e considerazione come qualsiasi altro lavoro.
C’è gente che ci vive o o vorrebbe riuscire a farlo, senza vedere svilito il proprio lavoro.
La visibilità non è merce di scambio.
Quindi, giustissimo il Flash-mob in programma per lunedì 21 luglio 2020, alle ore 22:00, quando in molte città d’Italia i fotografi professionisti ed i loro flash si “materializzeranno” nella sera.
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