Si d’accordo, la Fotografia pittorialista non gli piaceva affatto, ma non è una buone ragione per cancellare dalla storia della fotografia William Herbert Mortensen bollandolo come eretico, addirittura anticristo! Quella scomunica, dettata da una voce sicuramente importante ebbe l’effetto voluto.
Cercate su Google il nome: William Herbert Mortensen, fotografo. Non troverete quasi nulla, meno che meno troverete qualcosa in italiano.
In inglese: “William Herbert Mortensen January 27, 1897 – August 12, 1965 was an American glamour photographer, primarily known for his Hollywood portraits in the 1920s-1940s in the Pictorialist style.”
Poi, cerca che ti cerca, qualcosa spunta fuori, anche perché recentemente è stato abbastanza rivalutato. Va da sé che anche io non l’avevo quasi mai sentito nominare prima di ricevere l’interessante imbeccata da un amico fotografo, Luigi Gesi, che qui ringrazio calorosamente.
Qualche pillolina di storia, le data sono importanti per collegare gli eventi, sarò succinto.
La Fotografia nacque ufficialmente nel 1839, il 7 gennaio, quando François Jean Dominique Arago, studioso e uomo politico spiegò pubblicamente all’Accademia di Francia l’invenzione di Louis Mandé Daguerre, la dagherrotipia. Ovviamente ci sono altri nomi importantissimi. Joseph Nicéphore Niépce, col quale Daguerre collaborò, e William Henry Fox Talbot, inventore di una matrice riproducibile potenzialmente all’infinito, cosa fondamentale per la diffusione della Fotografia come oggi è intesa.
La fotografia, lo sappiamo tutti, nacque con l’intento di riprodurre il reale, con un procedimento meccanico e fisico chimico. Nessuna velleità artistica, semplicemente era assai più rapido e pratico,rispetto al mettersi lì a disegnare, ed accessibile anche a chi non sapeva disegnare. Ben presto ci si accorse che come riproduzione era carente, le mancava la tridimensionalità e una sufficiente precisione ed aderenza al reale.
Magari sarebbe finita lì, nel disprezzo di molti, se non fosse nato intorno alla fine del XIX secolo, il Pittorialismo, un movimento nato con l’apporto di manualità e senso estetico per elevare il mezzo fotografico al pari della pittura o della scultura e rendere la fotografia un’opera degna di figurare accanto alle arti maggiori. “I fotografi che parteciparono a questo movimento utilizzarono le tecniche e i processi che più rendevano l’immagine simile ad un disegno, adoperando la stampa alla gomma bicromata o al bromolio, gli obiettivi soft-focus o la stampa combinata di più negativi su un unico positivo.”
Ma ecco che la fotografia comincia a diventare molto interessante dal punto di vista economico per le ditte produttrici di fotocamere e materiali sensibili. Si comprende che una diffusione su larga scala del procedimento è possibile se diventa accessibile a tutti e non solo ad esperti chimici. Il progresso è rapidissimo. Ansel Easton Adams (San Francisco, 20 febbraio 1902) si trova ben presto a fotografare con materiali sensibili di produzione industriale, affidabili e “precisi”. Gli intenti della fotografia cambiano ancora.
Nasce la “straight photography”, in antitesi a pittorialismo. I fotografi si concentrano sull’attualità, sul sociale, considerano la fotografia e il fotografo ideologicamente indipendenti da ogni altra arte.
Ansel Adams nel 1932 fonda il Gruppo f/64. Fateci caso, ogni movimento, ogni tendenza artistica, nasce in antitesi a movimenti precedenti, il “progresso” deve distruggere il “vecchio”.
Il nostro Mortensen, oltre ad avere un nome non certo ben augurante, fece l’infelice scelta di nascere qualche anno troppo presto, ed operare in America. Emmanuel Radnitzky (Filadelfia, 27 agosto 1890 – Parigi, 18 novembre 1976, in arte Man Ray, fu praticamente suo contemporaneo, ma emigrò a Parigi e promosse Guy Bourdin (Parigi, 2 dicembre 1928 – Parigi, 29 marzo 1991) così come in seguito Salvador Dalì (11 maggio 1904) fu trampolino di lancio per Philippe Halsman. (Riga, 2 maggio 1906 – New York, 25 maggio 1979). Certo non si può dire che William Herbert Mortensen fu un precursore del surrealismo, però vi sono indubbiamente affinità.
Più certamente, essendo di origine Danese, si ispirò alle opere di Hieronymus Bosch e di Pieter Brueghel il Giovane, roba della seconda metà del 1500, troppo vecchia per essere apprezzata da Ansel Adams.
Il nostro Mortensen oltre a essere un tecnico non da poco era senza dubbio di grande creatività.
Una creatività che può essere compresa ed apprezzata assai meglio oggi che ai suoi tempi,
Forse non ce ne rendiamo conto sino in fondo ma viviamo un periodo interessantissimo per la Fotografia.
Oggi le radici della fotografia, le tecniche più antiche, convivono con la fotografia digitale, tutto può essere accettato, tutto si contamina e si mescola. Si capisce che non c’è stacco tra analogico e digitale, la fotografia è un continuum.
Oggi Mortensen si prende una sonora rivincita, il vero “modernista” fu lui, non i fotografi di f/64. Beaumont escluse sistematicamente Mortensen dalla sua grandiosa opera,
“The History of Photography: From 1839 to the Present” pubblicato la prima volta nel 1949 e successivamente ripubblicato ed aggiornato sino al 1984!
Al giorno d’oggi sopratutto in campo “artistico”, un fotografo non è solo un fotografo, grazie alle nuove tecnologie e software le tecniche difficilissime usate da Mortensen possono essere applicate spostando dei cursori.
Disse: “Photographs should be more than just objects of aesthetic beauty to be admired; they should have an effect on the viewer, exploring extreme emotions and inspiring extreme reactions.”
(Le fotografie dovrebbero essere più che solo oggetti di bellezza estetica da ammirare, dovrebbero avere un effetto sull’osservatore, dovrebbero esplorare emozioni estreme e ispirare estreme reazioni)
Per chi fosse avido di saperne di più ecco un interessantissimo articolo pubblicato su The Guardian.
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