A volte si cerca un progetto, altre volte è il progetto a cercarti

In un recente articolo ho parlato di come nasce un progetto. Può capitare che in un certo senso sia il progetto a cercare il fotografo. Per caso può succedere qualcosa di insolito che rompe in un certo senso uno schema preesistente, l’abituale fluire della vita. Potrebbe essere un nuovo bar che attira e coinvolge la gente che vive in un quartiere di città o in un paese, diventando un centro di aggregazione. E magari un fotoamatore sente il desiderio di documentare e interagire fotograficamente con quello che succede. In fondo il fotografo è così, a volte è un semplice spettatore, come accade nel film “Smoke”

Un appassionato fotografa sempre con la stessa inquadratura una porzione di spazio cittadino davanti a un negozio e imortala tutto quello che passa davanti al suo obiettivo. È il suo progetto, il lavoro della sua vita. Come gli è venuta l’idea? Non lo sa, gli è venuta, è il suo angolo dopotutto. “4000 fotografie dello stesso posto, l’angolo tra la terza e la settima, alle 8 di mattina, 4000 giorni con tutti i tipi di clima possibili”.

Potrebbe avvenire in modo diverso, se il caso ci mette lo zampino, se l’appassionato fotografo di turno intravvede le possibilità che il caso gli ha offerto.

Così è avvenuto ad Empoli, per il rifacimento di una importante strada cittadina, con il posizionamento dell’arredo urbano. Una panchina viene posizionata via Masini, n.6 davanti all’entrata di un negozio “L’Idea Oggettistica”, di proprietà di Mauro Vezzi, fotoamatore appassionato.

Un signore elegante, inizia a venire a sedersi , ogni giorno alla stessa ora sulla panchina. Si accende il sigaro, tira qualche boccata , poi si alza e se ne va. Mauro lo fotografa, la fotografia piace, e altri vengono a farsi immortalare sulla panchina, era l’ottobre del 2014. Nessuna intenzione da parte di Mauro di farne qualcosa di “concreto”, di esporre, farne un libro, diventare famoso. La considera “arte effimera”. Viaggia sui social, attraverso un’apposita pagina FB:

Il “progetto” non procede lungo un binario predefinito, è costantemente in fieri, persone e personaggi in posa si possono alternare a scenette create con altri complici, a fotomontaggi, a volte sono un commento satirico sull’attualità, su quanto avviene nella cittadina e nel mondo.

La panchina di Via Masini è diventata una sorta di centro di aggregazione sociale e virtuale intorno alla quale ruota la vita della cittadina e non solo. Il tutto condito da quello spiritaccio tipico della gente Toscana.

Così Mauro ci racconta alcuni scatti sulla panchina:

 

© Mauro Vezzi

 

Foto 1 L’uomo dal papillon. Era da poco che avevano posizionato quella panchina. Ogni giorno, alla medesima ora si siede, accende il sigaro, fa tre o quattro tirate e se ne va. La foto non mancò di suscitare curiosità, perché non continuare alimentandola. Il “progetto” era nato, un po’ per caso, un po’ per gioco.

 

© Mauro Vezzi

 

Foto 2 Le prime foto erano principalmente primi piani, personaggi empolesi, amici, o semplicemente chi, venuto a conoscenza della nuova attrazione, passava quasi casualmente da lì. Lui ha al proprio attivo la stesura di alcuni libri a carattere storico. Lei passa col suo gattino in braccio, si ferma incuriosita, attacca discorso, i due fanno amicizia, lei si siede come se niente fosse e attende lo scatto.

 

© Mauro Vezzi

 

foto 3 Un noto collezionista empolese, simpatico, alla mano, baffo inconfondibile. Mi sono stupito di quanta gente abbia conosciuto in quel periodo. Persone con le quali, senza il pretesto fotografico, non avrei mai interagito.

 

© Mauro Vezzi

 

Foto 4 I ritratti vanno bene ma ci vuole quel frizzo in più, il gioco, il lampo che ti passa per la testa e non sei contento fin quando non lo realizzi.

Lei, amica conosciuta sul web, la postina, alias zuccherino, alias occhi vispi alias Simo. Quella sera esordii dicendo “avrei un’idea, ma…” “son pronta a tutto” risposta senza vie di mezzo. “però ci vuole un altro soggetto, andiamo a chiamare il lavandaio” Come sempre non seppe resistere al richiamo delle luci della ribalta. Non fece una piega quando gli legai le mani dietro la schiena. “tu sdraiati, e te stai ritta su di lui e fai finta di pest…” non mi fece finire la frase che già gli aveva posizionato un piede tra le scapole, non per finta. Sul serio, ma per ridere.

 

© Mauro Vezzi

 

foto 5 questa l’ho sempre conosciuta, si può dire, che l’ho vista nascere. Sulla panchina non ci si voleva sedere proprio. Ci voleva un evento eccezionale per farle cambiare idea. La sera che prese la patente di guida, la volle immortalare.

 

© Mauro Vezzi

 

Foto 6 passa lei, ci fermiamo a chiacchierare. Passa un amico in vespa e si ferma, ha la passione per le “motorette” d’epoca. “Certo”, dico all’amica, “si potrebbe fare una foto con te che guidi”. Lui assunse immediatamente un’espressione tra il lusingato ed il terrorizzato. Lusingato perché avrei immortalato il mezzo, ma terrorizzato per la sua incolumità (del mezzo, naturalmente) facemmo la foto tra mille raccomandazioni su dove mettere o non mettere i piedi, sul come sedersi, sul come muoversi. Andò tutto bene.

 

© Mauro Vezzi

 

Foto 7 Ad una ragazza empolese venne l’idea di costruire una casina dei libri, letteralmente “Little Free Library” sì, ma dove posizionarla? Naturalmente accanto alla panchina di via Masini, 6. Venne anche la Sindaca. Qui ritratto un notissimo personaggio empolese, noto sia per l’assidua presenza su questo set, sia come commerciante del centro storico, nell’atto di leggere uno dei libri appena prelevato.

 

© Mauro Vezzi

 

Foto 08 Ancora scherzi, elaborazioni mentali, richiami fotografici. Se qui si parla ad appassionati di fotografia, non serve dire altro.

 

© Mauro Vezzi

 

Foto 09 Poi ci fu quella volta che per movimentare la situazione, invitai gli empolesi a scrivere poesie ed appenderle sulle stecche della panchina. Venni poi a sapere che esisteva già una cosa del genere, la sigla MeP “Movimento per l’emancipazione della Poesia”. Qualcuno accettò la proposta, per un periodo, poesie belle o brutte tappezzarono la panchina. Qualcuno le scriveva e qualcuno le leggeva.

 

© Mauro Vezzi

 

Foto 10 Questa è una copia, non proprio una copia, un remake, come si direbbe per una vecchia pellicola cinematografica. Anche nella prima versione c’era un tale che dietro l’alberino, faceva zampillare l’acqua da una bottiglietta come se stesse… avete capito vero? Fatto sta che appena postata ci fu subito qualcuno che inveì contro l’oscenità. “o che sudicione è quello!” A niente valsero le spiegazioni, per non allungare il discorso tolsi la foto. Questa volta nessuno (per ora) si è lamentato, forse hanno pensato che un getto così potente non potesse esser reale.

 

© Mauro Vezzi

 

foto 11 “Voglio cambiare l’immagine del profilo, me la fai te la fotografia se vengo sulla panchina?” “vai!” Il fatto stesso di far foto su ordinazione mi mise un po’ in soggezione, ma accettai con piacere. “e ora come gliela faccio?” Avevo visto giorni prima la foto di una ragazza ripresa dall’alto. insomma, la ragazza arrivò, scattai qualche foto di faccia, di profilo, la luce non andava bene, alla fine sfoderai lo scaleo. Come sempre i passanti incuriositi si fermarono, parevano i classici pensionati di fronte ad un cantiere. Gli occhi, la posizione, la simpatia. Si dice che una foto fermi l’attimo e lo renda eterno; ecco, lei è ancora con noi, seduta su quella panchina con gli occhi vispi che sorridono ed io che mi rifletto, in bilico sugli scalini, nelle sue pupille fino in fondo all’anima.

 

© Mauro Vezzi

 

Foto 12 Mentre questi due ignari fruitori della famosa panchina conversano amabilmente, alle loro spalle va in onda l’ennesimo sfregio al decoro cittadino. Chi mai sarà il writer colto sul fatto? L’ho istruito sulla parte che doveva svolgere. Poi, all’arrivo di altri due amici, abbiamo predisposto la scenetta. Mentre i due conversavano, il vandalo doveva far finta di imbrattare il muro. Il fatto è che mentre Luciano era intento a far finta di scrivere, è passato un tale che l’ha apostrofato in malo modo. “o lei! un si scrive sui muri! o guarda quello, fermo, sudicione!” Luciano intanto, ignaro del signore, continuava nella parte assegnatagli. muoveva la mano come per iniziare a spruzzare. “fermo, fermooo! un si insudicia il muro neanche per scherzo!”A questo punto si sarà capito che le foto che faccio di fronte alla panchina non sono opere d’arte, non si ricerca la perfezione stilistica, il messaggio recondito. La panchina è luogo di svago, di prese in giro, di scherzi, di personaggi che non ti aspetteresti di vedere prestati alla scenetta di turno.

 

© Mauro Vezzi

 

Foto 13 Per concludere si potrebbe usare la classica frase finale di certe fiabe “…e vissero felici e contenti.

 

Giorgio Rossi.

Semplicemente Fotografare.

 

 

 

 

 

 

One Comment

  1. Giovanna Zorzenon Reply

    bello, bello perchè riuscire a creare situazioni spontanee anche se provocate, ma non “tivuiste-candid camera”, non è facile tra diffidenza mancanza di allegria o volontà di protagonismo. Bello anche avere un’idea.

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