Ciao a tutti.
Quello che mi trovo a fare in questo periodo é osservare una vastità incredibile di contatti e provini, provando a chiudere almeno due grossi progetti che devo finire e che dovrò esporre…Uno per un festival, l’altro é un progetto che dura ormai da tanti anni.
Guardando queste cose, é inevitabile finire tra mille provini di ogni genere, e disperdersi nei pensieri.
Ho incominciato a fotografare per esprimermi, documentare i miei giorni, comprendere meglio quello che mi circondava e quindi me stesso attraverso le fotografie; quest’ultima é una sensazione tutt’ora decisamente forte.
Gli errori che ho fatto lungo la strada sono chiaramente rivelati da istantanee che ho preso senza pensarci e che raffigurano situazioni cambiate per sempre da qualcosa che ho fatto, da decisioni che ho preso.
Sensazioni ed esperienze sono preservate da una memoria infedele. Poi ci sono fotografie che non trovano mai casa, rimangono perse tra paradisi e inferni. Confuse, sorprese e libere. Immagino che continuerò a cercare finché non trovano casa. Se volete é una piccola ossessione per la normalità del nulla di speciale e di urlato ma che trovo prezioso oltre ogni limite.
Non cerco nessun momento perfetto, accade da se se mi metto nella situazione giusta. Le foto possono solo riflettere la cosa.
Anche se sto ridimensionando tutta una serie di cose sul lavoro, é dura essendo un fotografo che si deve occupare di tutta una serie di impegni trovare del tempo per mettermi su queste cose. Le tarde serate sono dedicate a mettere assieme i pezzi e a scrivere i testi, stampare, riguardare. Il sonno é rimandato e rimandato in eterno…
Per vincere la sensazione di sentirmi sconfitto, stanco o annoiato, faccio delle fotografie. Quelle che desidero e che cerco. Quando le trovo la sensazione si calma per un po’ e ritorno a sentire quel vuoto e ricomincio a cercare. É qualcosa a cavallo di una sensazione conosciuta e nuova allo stesso tempo, reale ed immaginario assieme.
Nel tempo, di tanto in tanto mi sembra assurdo, ma più é così più sono spinto a continuare proprio per il fatto che non c’é un vero motivo per farlo.
La macchina é una piccola scatola nera, uno strumento geniale per darmi una possibilità di capire, di trovare un significato, di registrare e diventare (a volte) un po’ più conscio del significato stesso dell’esistenza, di essere qui e di collegarmi a quello che ho attorno. Un gioco tra meditazione, ricerca, sorpresa, rivelazione.
Quindi possiamo dedicare tutto al caos.
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