I visitatori del reparto fotografia della libreria Hoepli a Milano (che proprio in questi giorni festeggia 150 anni) probabilmente non si sono mai chiesti come mai alle loro domande seguano delle risposte così competenti.
Io, senza dubbio, non sospettavo che quel libraio di poche parole si fosse diplomato alla Bauer e avesse una lunga esperienza nel campo.
L’ho scoperto parlando con lui e, dal momento che mi ha raccontato un sacco di cose interessanti, ho deciso di condividerne un po’ qui.
Non è facile trovare un libraio che sia anche fotografo…

Nino Romeo, come tutti i librai che lavorano in uno dei cinque piani della libreria Hoepli, è estremamente appassionato agli argomenti dei libri che propone.
È lui che, tra le altre cose, seleziona i titoli in vendita ed abbina i volumi dei maestri della fotografia alle fanzine autoprodotte da giovani talenti.
Qual è la caratteristica più importante del reparto fotografia Hoepli oggi?
La scelta dei titoli è sicuramente uno dei fattori che caratterizzano di più questo reparto. Espongo le proposte che i miei clienti potrebbero apprezzare e i libri che ho scoperto e mi hanno conquistato. Presto attenzione un po’ al il mercato e un po’ a ciò che piace a me come libraio.
A volte ci sono autori molto noti con mostre in corso che non metto in evidenza perché preferisco dare più risalto a piccole edizioni o ad opere autoprodotte, cioè alle cose più stimolanti sul mercato. Il grande nome si trova ovunque, i piccoli editori o le autoproduzioni rischiano di non essere visti. Ma sono proprio loro la cartina al tornasole per i cambiamenti del linguaggio. L’innovazione è lì. Oltretutto non hanno la pressione di fare grandi numeri e possono permettersi di sperimentare di più. La loro esposizione aiuta anche i grandi editori perché fanno da apripista a nuove tendenze. Sono proprio le pubblicazioni indipendenti a sperimentare nuove soluzioni grafiche o stili di rilegatura inusuali. La rilegatura giapponese, per esempio, in questo momento è stata rivalutata anche grazie alle piccole edizioni. Si tratta di una soluzione appropriata per le opere di fotografia perché permette di aprire bene una doppia pagina, dunque è molto apprezzata dai lettori che hanno particolare rispetto per i libri e fanno fatica a schiacciare le pagine.
Come è cambiato il panorama editoriale per la fotografia negli ultimi anni?
È cambiato moltissimo, dalla grande crisi del 2008 la qualità in generale è scesa. Ma, se da una parte abbiamo assistito ad una sorta di appiattimento, dall’altra sono anche aumentate le proposte molto curate. Nonostante i mezzi limitati, le piccole case editrici hanno prodotto ricerche di grande qualità e spessore. I grandi editori, invece, si sono un po’ ridimensionati e non ci sono più decine di pubblicazioni annuali. Anche loro stanno cercando di proporre delle edizioni più speciali e ricercate. Come sempre, crisi significa anche opportunità.
Un altro motivo di cambiamento è stato l’uso sempre più diffuso dei social network e, dal momento che quando un libro viene mostrato online si notano di più le sue qualità e i suoi difetti, gli editori sono costretti a fare più attenzione.
In base a cosa scegli i libri per il tuo reparto?
Da Hoepli seguiamo il mondo delle edizioni ascoltando sempre molto anche le richieste dei nostri clienti. Sono loro che ci fanno rivalutare autori che avevamo sottovalutato o che, a volte, ci fanno scoprire edizioni che non conoscevamo.
Lo sviluppo dei vari settori della libreria è stato possibile proprio grazie ad un continuo scambio e ascolto dei professionisti del settore. C’è chi ha comprato un libro solo per una foto oppure per l’uso di una particolare soluzione grafica da studiare e da usare come ispirazione. Non lo avrebbero comprato online, sono venuti in libreria, si sono consultati con noi, hanno sfogliato le nostre proposte e poi hanno deciso. Ci sono anche professionisti che alla fine non comprano niente, ma per noi parlare con loro è importante perché ci informano di eventi che non conoscevamo, ascoltiamo le loro impressioni, consigli e proposte. Il rapporto con i nostri clienti è un continuo scambio ed una ricchezza.
In passato abbiamo avuto dei visitatori che venivano apposta da Londra per acquistare da noi, soprattutto volumi di grafica che importavamo da Giappone, India, Cina, Sudamerica… la nostra scelta era estremamente internazionale e varia. Ora il mondo dell’editoria è cambiato e anche noi ci siamo un po’ ridimensionati. Io come i miei colleghi, mi confronto con i visitatori e nel reparto fotografia cerco di proporre spesso novità.
Negli anni, hai notato dei cambiamenti nel pubblico del reparto fotografia?
Di qua passa una clientela molto varia e, ultimamente, ho notato un certo abbassamento della loro cultura fotografica. Prima i visitatori erano più colti e preparati, poi molte scuole di fotografia hanno chiuso e le conoscenze sono diventate più superficiali e banali. Noi, come librai, a volte ci troviamo a dover fare delle piccole lezioni a chi ci chiede un consiglio perché, parlando col cliente, ci rendiamo conto che ha informazioni molto limitate e sta scegliendo il libro sbagliato per le sue esigenze.
In generale che cosa consigli per scegliere bene un libro?
Di essere sempre curiosi, visitare di persona le librerie, lasciarsi attirare dalle copertine e sfogliare qualche pagina dei libri che incuriosiscono. E poi si possono chiedere suggerimenti a noi librai. Siamo qua apposta.

Facciamo un passo indietro: come mai avevi deciso di studiare fotografia?
Per disperazione. Ero arrivato a un punto della mia vita lavorativa di grande insoddisfazione e precarietà, così decisi di fare un corso che mi potesse soddisfare e scelsi la Bauer. Mi piaceva fotografare, ma non avevo conoscenze molto approfondite e, soprattutto, non avevo le idee chiare su che tipo di sbocco professionale avrei potuto avere.
Studiando mi appassionai molto e già dal secondo anno cominciai a lavorare. Il mio primo incarico professionale fu la riproduzione di copertine di libri per Idea Books, poi mi occupai di laboratori teatrali, studi di architettura e altro ancora.
E dopo?
Finita la scuola, capii di preferire sentirmi libero di scattare come volevo senza fare dipendere la mia sopravvivenza dalla fotografia. Si presentò l’opportunità di lavorare da Idea Books e accettai: per me significava rimanere in un ambito molto vicino alla mia passione con la possibilità di continuare ad imparare cose nuove. Cominciai scaricando i camion e altre mansioni semplici, a poco a poco scoprii il mondo dei libri e fu una grande scuola. Mi affidarono la distribuzione dei libri, poi l’ufficio stampa… Mi fu possibile conoscere tanti professionisti che si occupavano, tra l’altro, delle numerose mostre organizzate: Mappelthorpe, Avedon, Ansel Adams, Robert Adams…
Idea Books aveva precorso i tempi portando i grandi fotografi in Italia e per me significò potere vedere tante foto, allestimenti e libri importanti in anteprima. Quando chiuse, io fui l’ultimo ad andare via.
E poi sei arrivato da Hoepli…
No. Prima ci fu il reparto immagine della libreria di Brera dove, oltre ad occuparmi di fotografia, sviluppai le proposte di moda, design e architetture. Organizzavamo anche delle mostre fotografiche e io fui (piacevolmente) obbligato ad imparare moltissime cose. Dopo quell’esperienza approdai alla Hoepli e sono qui da circa 20 anni.
Fotografi ancora?
Certo! Due anni fa ho anche pubblicato un libro. Sono foto scattate ai resti degli sbarchi dei migranti sulla costa sud della Sardegna. Se avessi avuto la possibilità di immortalare le persone che sbarcavano non lo avrei fatto, si tratta solo tracce di quella realtà. Ho fotografato il mare visto dalla costa e la costa vista dal mare. Quell’incontro tra terra e acqua rappresenta una frontiera e anche un futuro incerto. La vendita del libro contribuisce a sostenere l’Ambulatorio Medico Popolare di via Dei Transiti che cura i migranti e chiunque ne abbia bisogno.
Il libro è in vendita da Hoepli?
No, ma ne ho una copia che farò vedere volentieri a chi viene a trovarmi e spiegherò come acquistarla.
Saluto Nino e vado alla cassa con una pila di libri che ho scoperto nel suo reparto. Tornerò presto per ritirare i titoli che ho ordinato. Nino, naturalmente, si è subito informato sui libri che non aveva in casa perché “bisogna sempre avere una grande curiosità e ascoltare i clienti”.
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