”Mau, non te la prendere, ma io qui non ci vengo più. Non mi sento sicuro: ci abbiamo messo ben 4 ore per arrivare in aeroporto e il percorso è stato qualcosa di veramente forte e stressante”.
Forse il mio collega ha ragione, e se lui che è nero, alto due metri e con un paio di spalle che fanno ombra, nato e cresciuto in uno dei quartieri più violenti di Johannesburg, si dimostra perplesso, io dovrei veramente riconsiderare il mio prossimo piano di viaggi da queste parti.
Lagos, capitale economica della Nigeria, è la più grande città Africana per estensione e popolazione, raggiungendo i 24 milioni di abitanti, in uno sviluppo urbano orizzontale dove la quasi totalità della abitazioni sono ad un singolo piano, con tetto in lamiera. È la megalopoli che cresce alla più alta velocità al mondo, ed è anche sede del più grande porto del Continente, con anche alcune piattaforme di estrazione petrolifera che sono parte integrante del paesaggio urbano.
Viene geograficamente suddivisa tra “Island” e “Mainland”. Mentre la parte isolare, soprattutto Victoria Island, vede un prezzo folle degli immobili, con le sedi delle maggiori compagnie internazionali, hotel dal costo proibitivo ma con un servizio in linea agli standards locali, mentre la Terra Ferma, “Mainland” è qualcosa di complesso. “Complesso” anche per chi ha viaggiato veramente tanto, e in posti molto lontani dai nostri standard.
Il clima è quello umido tropicale, impreziosito da un “desert dust” che trasforma tutto in un’uniforme tonalità di grigi, e da un tasso di inquinamento oltre qualsiasi standard. Il traffico è tale da far fiorire una diffusa attività commerciale negli ingorghi principali, chiamati “go-slow”, con venditori ambulanti che circolano tra le vetture, con in mano pacchi di banconote locali, sporche e sudaticce. Il trasporto urbano è affidato a scassati furgoni, dove gli originali sedili sono stati soppiantati da panche in ferro, e il portellone laterale eliminato per rendere l’accesso più semplice e “dinamico”, visto che non ci sono fermate e la gente salta sopra al volo.
La pericolosità di questo posto? Ci sono due diverse opinioni: la prima, quella della polizia locale, assume che a Lagos la criminalità sia diminuita del 55% negli ultimi anni. Lungi da me criticare questi dati, ritengo solo ci sia una visione molto parziale. Una organizzazione ufficiale americana, che supporta le aziende fuori del paese, classifica Lagos come “Level 3: reconsider travel”, per criminalità, terrorismo e pirateria. Abbastanza comune è essere affiancati da ragazzi in moto, che esibibiscono armi da fuoco sia corte che lunghe, e che gentilmente ti chiedono la donazione del tuo cellulare, portafoglio, orologio: qualsiasi ufficio o albergo è circondato da filo spinato, con controlli anti-bomba al cancello di ingresso, e metal detector con sicurezza armata all’interno.
Jack, che con un passato di 25 anni nell’Esercito di Sua Maestà mi tiene compagnia durante questo mio viaggio, vive qui da 11 anni, rientrando in Scozia ogni 6 settimane, dandosi il cambio con un altro suo collega: “Uno dei principi della sicurezza è quello di notare i cambiamenti nella normalità, ma qui la “normalità” è una cosa anormale”.
La gente è però fantastica. Mi accolgono con calore, apertura e amicizia, malgrado il mio non sia il più semplice dei lavori. Mi parlano con passione della loro vita, e delle loro aspettative: con passione, ma unita ad un crudo realismo che solo l’intelligenza acuta può sviluppare.
Mi aspettano per quando tornerò, tra poche settimane.
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