Un Folletto Tra I Castelli

Cazzo che bello qui!”, mi dice Ryu, il Folletto Giapponese, vestale del culto della Signora Tedesca a Telemetro, mentre guarda il blu turchese del mare, che si incastra tra le geometrie bianche del Louvre di Abu Dhabi, sormontato da una cupola che lievita sopra le nostre teste.

È arrivato nel Paese dei Castelli di Sabbia da un paio di giorni, e l’ho convinto ad abbandonare per qualche ora l’Emirato Cicala, per venire a vedere invece quello “where the real money is”, come si dice qui, dove i Pietro-dollari scorrono sempre in abbondanza, e le riserve dicono che continueranno almeno per i prossimi 40 anni.

Dal Louvre ci spostiamo al mercato di Al Mina, dove gli faccio fare un rifornimento di datteri freschi dalla Saudia, e quando assaggia quelli farciti con mandorle, e ricoperti da cocco, riesce a dire, mentre mastica “Cazzo, che buoni!”, facendomi pensare che il suo dizionario oggi sia focalizzato su un preciso set di esclamazioni.

Il Mercato del Pesce è sempre un “Mau Kodak Moment”, dove l’amicizia col Banco 10 ci porta ad ammirare cernie di 20 chili, e una cornucopia di aragoste e giant tiger prawns dall’Oman. Gli sfilettatori, allineati con le loro divise rosse, improvvisano un musical davanti a Ryu, con un Somalo di oltre due metri che fa da star d’avanspettacolo: sono curioso di vedere l’immagine che ha scattato.

Il pranzo scivola attraverso calamari fritti nel burro, un polpo alla paprika, e un trancio di tonno alla griglia, mentre ci sediamo difronte alla spiaggia, e chiacchieriamo di quanto la vita sia un’esperienza spettacolare, in compagnia di uno Chardonnay che nasce nelle rosse terre di DownUnder.

Ultima tappa, la Grande Moschea. Solo da fuori perché lui deve tornare dai signori di Fuji, e io ho ancora qualche ora di gallerie da picconare in miniera. Un abbraccio, la promessa che tornerà, portando anche la moglie, per vedere l’immensa collezione d’auto dello Rainbow Sheik, i vecchi forti della costa est che porta all’Arabia, le oasi naturalistiche dove foreste di mangrovie si insinuano nel mare, i monti dell’Hajar, con il loro colore dato dal rame ossidato, e molte altre cose.

Ciao, amico mio, a presto!

 

 

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