Gioia, semplice, serena, pulita gioia. Questo è quello che riconosco in questo Hanami, oggi qui a Kyoto.
La capacità di ammirare uno spettacolo naturale, ma meraviglioso come la fioritura dei cigliegi, e di trarne gioia, è qualcosa che dovevo imparare prima nella mia vita. Sono alcuni anni che vengo in Giappone, e per tre volte ho avuto modo di essere qui durante il momento del Sakura, ma solo in questo viaggio posso comprenderne la bellezza intrinseca. Una scuola di gioia questo momento.
Si, devo ammettere che il fenomeno ha anche delle connotazioni commerciali, e il fiorire di bancarelle (in aree specifiche e confinate) che offrono soprattutto street food, oltre a memorabilia di qualsiasi ordine e tipo, potrebbe disturbare un momento così trascendentale: coniugare la transiente bellezza di un fiore che sboccia, e appassisce lasciando un ricordo, mentre si sente sfrigolare il maiale sulla piastra, potrebbe incidere quantomeno su olfatto e udito.
Poi anche su gusto, perchè uno spiedino non si nega a nessuno.
Mi sono seduto sulle panche sotto i fiori, vicino ad altri che condividevano la mia vicinanza con l’ospitalità offerta da un sorriso. L’inglese è ostico qui, e anche la maggioranza delle persone più giovani lo ignora. Il gesto, l’inchino talvola appena accennato, il linguaggio degli occhi invece è universale, come lo è il silenzio rispettoso della pace altrui.
Hanami. Bevo una buona birra Asahi.
Decine di persone vestono gli abiti tradizionali, e amano ritrarsi vicino ai fiori: fossimo ancora nell’era della pellicola, ci vorrebbero intere cisterne di soluzioni per svilupparle tutte. Il digitale invece da spazio e condivisione immediata, e la selva di telefonini è costantemente tenuta sollevata. Nessuno sticker, nessun drone: in queste aree di Sakura sono vietati.
La Signora Tedesca a Telemetro mi accompagna in questo viaggio, e mi chiede adesso di darle un occhio che riesca a farle vedere questa bellezza “Summa Cum Lux”.
Innesto il Summilux 50mm che a piena apertura mi restituisce dei colori che sono l’immagine che voglio, arrivando ad equagliare nel sensore quello che scatto con gli occhi e conservo nella mente. Vedo la mia ombra sull’abito di una ragazza, e voglio far parte di questa fotografia.
La vita è bella.
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