Ormai sono quasi 5 mesi che ho fatto di Singapore una seconda casa, non chiedendomi per altro quale sia la prima, anche se sono incline a pensare che Dubai, nel Paese Dei Castelli di Sabbia, vinca questo primato. I miei comportamenti si stanno allineando, dall’alimentazione con il suo rigido uso delle bacchette che vengono abbandonate solo per le zuppe, fino alle frequentazioni sociali, e soprattutto fotografiche.
Ieri sono uscito per una camminata di street photography con una cellula di ultrà ortodossi della pellicola, collezionisti e utilizzatori (e anche fabbricanti talvolta) di qualsiasi cosa atta a impressionare un film, di qualsiasi formato, foggia o dimensione. Pensavo di essere un maniaco, con il mio parco di una quindicina di macchine fotografiche: ho scoperto di essere un dilettante, contro una media di 45-50 macchine a testa. C’è gente che scatta dai 200 ai 300 rullini all’anno, e compra frigoriferi a doppia anta, solo per conservare i rullini.
Chinatown, qui a Singapore, normalmente è una bolgia. Il weekend è peggio. I weekend che precedono il festeggiamento del Chinese New Year sono peggissimo. Ieri era peggerrimo, e le dimensioni delle mie spalle, che già mal si combinano in una riunione di boscaioli nordici, nel contesto antropometrico dell’Asia fanno danni. Addirittura le scale, che ci hanno portato su fino al tetto abbandonato dell’OG People’s Park, non mi permettevano di fare inversione a U, se non all’altezza dei pianerottoli.
Bella gente, questo gruppo di brigate della chimica, con una genuina passione e un gran buon occhio, allenati a cogliere quello che sono dopo qualche secondo tu riesci a vedere, con quell’espressione “cazzo, che bello scatto che ne deve venir fuori” che ti rimane sul viso. Siamo stati in giro per quasi 4 ore: dopo essere scesi lungo Upper Cross St., abbiamo girato a destra su South Bridge Rd. E risalito la Mosque fino a quando la muraglia umana non permetteva manco di sollevare la macchina agli occhi. Traghettati sulla Temple, c’è stato un pellegrinaggio mistico dai giocatori di dama, che stazionano davanti al Buddha Tooth Temple, prima di entrare nel Chinatown Complex.
Fine del giro nel mercato dentro il Complex, dove ho scattato le foto che vedete qui, con una Signora Tedesca a Telemetro M7, le mia preferita, e un vetro Summa-Cum-Lux 35mm, l‘accoppiata che mi permette meglio di registrare i miei ricordi. Le macchine, appoggiate sui tavolini della Food Court, sono state sostituite da pinte di birra fresca da una micro-brewery locale, con uno stallo non più grande di 2 metri quadri, ma con una lager fresca apocalittica, che è scesa talmente bene, da indicare la strada ad una seconda.
Uno degli ortodossi si è offerto di svilupparmi subito il primo rullino: bello come la passione si trasformi in amicizia!
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