Ἄ νδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα

Ci siamo, o meglio ci potremmo essere.

Questa storia del mio trasferimento in Asia sta diventando una saga: il confronto con i 24 libri dell’Odissea, attribuita da Omero intorno al 6 secolo ac, sta cominciando a diventare puntuale. Manca solo un Polifemo a caso, visto che di Circe ne potrei annoverare una dozzina,

Son 7 mesi che tento di muovere il mio fondoschiena da Dubai a Shanghai, e vuoi le pratiche di visto, vuoi l’incertezza dei voli, vuoi la sfiga cosmica di essermi ammalato mentre ero in transito a Zurigo, vuoi le condizioni restrittive imposte dal governo della PRC, rimango inchiodato da qualche parte senza riuscire a chiudere il cerchio.

 

 

Pare che stavolta ci siamo veramente invece: si, nulla di semplice e facile, ma il piano è quello di abbandonare domattina di buon ora il Paese dei Castelli di Sabbia, catturare un triple-seven che in una manciata di ore mi faccia arrivare nella Terra dell’Inno di Mameli, svernare le due settimane richieste sia dai decreti locali, ma soprattutto dai dettami dell’Isola Stato dove sono diretto, e raccattare poi un altro sigaro volante che mi porti a Singapore.

Si, mi arrendo per qualche mese, e mi trasferisco nella Lion City per un tempo consono a mettere su (un’altra) casa, e poi ricominciare il processo che dovrebbe portarmi a far compagnia ai Nipotini di Mao.

 

 

I bagagli, con i quali parto domani, sono l’ ossimoro del “light traveling” di cui son stato profeta per decenni (ho fatto una volta quasi 2 mesi a spasso per il pianeta solo con un bagaglio a mano): 3 valigie e uno zaino, visto che so quando parto ma non ho la minima idea di quando tornerò ad innaffiare le piante di casa.

Ho tutto quello che avevo impacchettato, a Dicembre, per vivere in China 2 anni, incluso l’inverno che può essere cazzuto, più tutto quello che mi serve in Asia sia per avere un’aria dignitosa quando rappresento chi mi paga il viatico, e poi anche il necessario a sopravvivere per il mio andazzo quotidiano-minimalista-sbragato.

Su macchina fotografica e ottiche non ho avuto nessuna indecisione: mi porto la mia compagna di emozioni, la Signora Tedesca a Telemetro, e qualche vetro che mi faccia divertire. Dopo qualche scatto con la Q2, macchina fantastica e divertente, son tornato ad agganciare l’elica del mio DNA con quello di Wetzlar, declinato in “M”, e qui potete vedere qualche scatto di venerdì, al solito nelle zone tra Deira e Bur Dubai.

Ad majora, vediamo di partire, e ci si sente (anche live) presto!

 

 

 

 

 

 

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