Zenitalità dronuale.
Ritorno sul tema della sua specificità: condivide questa prospettiva con aeroplani ed elicotteri, ma può abbassarsi ben più d’essi.
Così facendo, depura.
Depura?
Stringendo l’inquadratura ove desiderato, elimina elementi di disturbo eventualmente presenti nelle limitrofie.
Prerogativa precipua anche della visione frontale terrestre, ma arealmente esplicabile solo con droni (a meno di non disporre di un potente teleobiettivo su elicottero, ma in questo caso è disagevole ottenere prontamente ortogonalità).
Così facendo, ci si incammina verso la “verticalità conseguita in percezione” evocata dal titolo di questo articolo.
Chi guarda non era lì, e non sa.
Certo, può intuire, ma l’immagine che sta esaminando ora ha un alto e un basso.
Materiale posto nella porzione superiore dell’inquadratura; materiale posto sotto.
Abbiamo testa e piedi, in questa raggiunta simulazione della verticalità.
Ergo, due trame inedite di relazioni:
- una distribuzione di forze sul nuovo asse
- una collocazione specifica di pesi in dipendenza dall’angolo di campo coperto.
Prima fotografia allegata a questo brano.
Forte caratterizzazione grafica nella meccanica del manufatto, ma con il colore ad esercitare un ruolo espansivo/formuale: il rosso crea di per sè uno spazio, pur non esprimendo intrinsecamente una scansione dinamica.
È questo un tema non secondario:
il colore può farsi forma pur senza contenere tessitura, in ragione della mera contrapposizione cromatica con ciò che l’attornia.
Seconda fotografia.
Il colore qui, pur ardendo ancora, s’acquieta.
Non disegna più uno spazio autonomo, ne ravviva uno già esistente.
Ciò in quanto il ritmo adesso è guidato dalla regolare suddivisione di sbarre e pannelli.
Il drone ha cercato una sintesi, e l’ha trovata.
Ai margini di questo tetto – che rivela archeologia industriale rivisitata – vi era rumore.
All’interno d’esso, il drone s’è volto alla musica.
All rights reserved
Claudio Trezzani
https://www.saatchiart.com/account/artworks/874534
Lascia un commento