“Non ce l’ho messa io”.
Suona come perorazione d’assoluzione, in tribunale.
Come riferita ad una bomba che abbia cagionato umana strage.
Si riferisce invece ad uno dei temi fondanti della Fotografia.
Ha o no l’autore il diritto d’intervenire sulla scena?
E se sì, in quali ambiti?
Ed in quali modi?
Catalizzando azioni?
Direttamente provocandole?
Fisicamente entrandovi?
Ponendo oggetti?
Ecco, quest’ultima istanza.
Torniamo all’asserzione contenuta nell’incipit di questo articolo.
E sì, “Non ce l’ho messa io”.
La bottiglia che giace sul collinare suolo nella fotografia a corredo di questo brano, intendo.
Suona come assoluzione?
Non se ne ravvisa il bisogno.
Perchè a differenti situazioni corrispondono differenti fini, ottenuti con differenti mezzi.
L’avessi adagiata io, la bottiglia, non avrebbe costituito fotografico reato, ma avrebbe espresso un esito piuttosto grossolano, ai fini compositivi.
Avercela trovata marca una delle istanze visive che maggiormente aborro, quella documentale (sto celiando, ma non del tutto).
Ma qui non abbiamo il reportage su di una discarica abusiva.
Qui abbiamo una impronta umana felicemente peregrina.
Sì, una impronta umana felicemente peregrina.
Estranea al contesto proprio nel momento in cui sembra appartenervi.
Perché sì, lì ci sono viti.
E sì, lì si produce ciò che poi sarà messo in bottiglia.
Ma oltre a non avercela messa io, la bottiglia, sono ragionevolmente certo che non ce l’ha messa nemmeno il viticoltore.
E nemmeno un vandalo di passaggio, ritengo.
Sapete, poco discosto nell’erba c’era anche un vaso d’ottone dalla foggia vagamente turibolare.
E un quadro di dilettantesca fattura.
Sì, un quadro dipinto, o meglio una tela.
E’ stato il pic nic di un artista?
Di un artista prete?
Di un artista prete ubriaco?
Sì, è appagantemente suggestivo chiederselo.
Ma sopra troneggia l’immagine trovata e riprodotta.
Sapete, ho fotografato anche il vaso ed il quadro.
Qui però non li ho acclusi apposta.
Erano meno fotogenici, se mi consentite la bestemmia, che si monda del peccato ove s’abbeveri all’incorrotta fonte dell’etimologia.
Perché sopra troneggia l’immagine trovata, dicevo.
Intrigante porsi il problema della scaturigine.
Ma fotografia è, fotografi siamo.
Ci occupiamo di ciò che s’offre alla vista.
E qui, l’offerta aveva più d’altre il sapore del dono.
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Claudio Trezzani
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