Un drone per Mark Rothko

Non avrebbe potuto, Mark.

Se non noleggiando un aeroplano per certune, un elicottero per certaltre.

Non avrebbe potuto attingere visioni come quelle illustrate dalle quattro fotografie a corredo di questo brano.

Perchè quando visse – Markus Rothkowitz, meglio noto con le generalità naturalizzate – non esistevano ancora i droni ad orientamento ludico.

Epperò, avrebbe gradito, Mark.

Perchè è così che dipingeva.

Ampie campiture, sottili sfumature, calibrate sbavature.

Pittore espressionista astratto della corrente “color field”, lo definirono.

E qui, campi, effettivamente abbiamo.

E sale.

Sì, sono saline.

Vividezze, separazioni, severe geometrie.

E serpeggianti alterazioni.

Sapete, in “Quella virtuosa alterazione” scrissi che alla fotografia giova inseguirla, l’alterazione, coronandola alterità.

L’esempio che trassi, è presente anche qui.

Ma nelle ulteriori tre fotografie il tema si sviluppa.

Con imponenti masse, ma anche con una variazione ch’esplode (l’immagine della voluta rossa che irregolarmente fiammeggiando s’eleva).

Come rothkiano bordo sfrangiato che prende il volo, imperioso reclamando autonomia.

Ecco, la fotografia.

Trarre ed immaginare, in incessante osmosi tra concretezza e pensiero.

 

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Claudio Trezzani

https://www.saatchiart.com/claudiotrezzani

 

 

 

 

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