Un tempo l’eccellente storico Ercole Ongaro – m’onora essere stato suo allievo – sottotitolò suo libro: “itinerari su di una terra manufatta”.
Proprio così, manufatta.
Manu – facta, fatta dalla mano dell’uomo.
Benché Seneca (“non tantum manu facta labuntur…”: il filosofo latino sconsolatamente annotava che tanto le opere dell’uomo che quelle della natura sono destinate a perire) fosse pessimista su ciò, rimane il …fatto che il connubio del naturale fluire e dell’intervento umano può sortire entusiasmanti effetti e relativamente duraturi, nonostante la dissoluzione finale.
E cosa c’entra “Tora, tora, tora”, il titolo che ho dato a questo articolo?
La figura retorica dell’anafora – la ripetizione di una parola per enfatizzarla – raccoglie il summentovato entusiasmo per trasferirlo d’ambito: se “Tora, tora, tora” esprimeva il nipponico grido per un attacco/lampo, “Water, water, water” – è il titolo che ho apposto a questo mio dronuale filmato – contiene la mia esultanza per i variegati e succosi modi in cui l’acqua attraversa la vita umana in accezione attiva.
La Lombardia ben esemplifica la situazione.
“Water, water, water”, ed inoltre, parafrasa l’attacco per volgerlo a una pacifica declinazione: il drone assalta l’acqua giusto per rivelarne le più intime pieghe, in un modo ad esso estensivamente congeniale.
Qui, insomma, il drone evidenzia come nessun altro mezzo di ritrazione consenta d’illustrare altrettanto efficacemente come l’acqua sia stata addomesticata dall’uomo, ma sempre con metus reverentialis di fronte alla sua potenza ed imprevedibilità.
Il rapporto tra acqua e uomo, in tal guisa inteso, si nutre di tecnologia come di poesia.
Così il drone penetra seducenti brume all’alba, ove l’umida vaporosità si salda con la sottostante liquida distesa.
Oppure trionfalmente incede verso i lussureggianti recessi di una roggia ascosa.
O passa sotto ponti, rileva morbide e selvagge sinuosità, severe leonardesche geometrie, variati andamenti.
Trova, il drone, amplissime tonalità d’accenti, in siffatta sempre cangiante relazione.
L’acqua si fa strada – è essa stessa strada – tra terre più o meno modellate dall’umana mano.
E il drone – riverente ed estasiato – è lì ove ogni cosa accade.
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Claudio Trezzani
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