Sofferenza e dinamometro

Prima fotografia a corredo di questo brano.

Vi procura sofferenza la propaggine che infesta l’angolo inferiore sinistro dell’inquadratura?

A me, molta.

Quel piazzale di cemento, quella disordinata congerie di elementi, quel frammento di gru che indesideratamente porta fuori lo sguardo!

Nuoce gravemente alla pulizia formale, parafrasando la scritta terroristica che opportunamente campeggia sui pacchetti di sigarette.

Assai meglio concepire i filari del molo come un’isola.

E allora, via.

Elisa postproduzionalmente la summentovata propaggine, lo vediamo nella seconda fotografia allegata a questo articolo.

Adesso sì, si respira.

Niente più elementi di disturbo, il ragno centrale galleggia indisturbato.

Galleggia?

Siamo sì incamminati verso la metafora, ma non al punto di scordarci che questo è un insieme di pontili.

Andrà alla deriva, allora?

E, di questo – mentale – passo: i sottopontili verticali non sono dritti, ciò significando che si muovono ancorati a bulloni.

Saranno sufficientemente serrati e dimensionati, questi bulloni?

Non dimentichiamo che ad ogni sottopontile fa capo una moltitudine di barche attraccate, e se il mare è grosso esse tirano con prepotenza.

Viene voglia di andare a prendere un dinamometro e misurare…

Tutto ciò per dire:

la Fotografia veicola il pensiero.

Le scelte operate, lo fanno.

Apporta una modifica, anche non vistosa, e sarai portato a riconsiderare l’intero significato.

È seducente navigare, e qui lo possiamo fare anche fisicamente, entro i sinuosi meandri del pensiero che la

Fotografia – come mezzo d’espressione – permette.

 

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Claudio Trezzani

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