Settori applicativi

Vi è un settore nel quale le riprese effettuate da droni trovano crescente impiego: quello dei filmati commissionati dalle agenzie immobiliari per illustrare dimore in vendita. Una breve disamina del loro contenuto rivela ruoli e limiti. La situazione si attesta su topoi ormai invalsi: “navigazione” postproduzionale attraverso scatti fissi / riprese aeree / esplorazione di stanze e giardini con videocamere montate su stabilizzatori meccanici

Telegraficamente,  tratterò qui l’interezza di queste soluzioni, tenendo presente il celebre motto di Marshall MC Luhan: il medium è il messaggio.

Qui iniziano le note dolenti: individuando prassuali debolezze si evidenzierà come un confezionamento sciatto influenza (subliminalmente e non, come accennavo in un precedente articolo) la percezione del videoascoltatore, con una pervasività che eccede la mera informazione tecnica.

Per ciò che attiene la “navigazione” all’interno di scatti fissi effettuata tramite programmi di trattamento videografico, essa ha almeno il pregio di scongiurare indesiderati mossi. Tuttavia, talvolta l’esplorazione inquadratoria avviene con una simulazione di movimenti di macchina con una rapidità di passaggio intermedia tra la fulmineità di un ramp e la zoomata lenta, mancando così entrambe le finalità di ritmo linguistico.

Quanto all’aspetto di queste singole immagini, si ravvisano due ricorrenti fallacità: l’abuso del trattamento cosiddetto “hdr”, con un effetto di barocca volgarità, e una notevole noncuranza verso gli effetti indesiderati delle linee cadenti.

Per ciò che attiene l’esplorazione “fisica” di spazi traverso dispositivi issati su stabilizzatori, sovente si assiste ad uno sgradevole fenomeno: vengono accelerate sequenze realizzate con un operatore deambulante, con un tragicomico effetto “dune del deserto”. Infine, i droni.

Purtroppo, non di rado è questa la parte peggiore dei filmati: quando non si nota un subitaneo degrado della qualità d’immagine, dovuta alla povertà dell’accoppiata sensore/lente, subentrano altri evidenti difetti: improvviso scarti nella traettoria aerea, inclinazioni peregrine, vistosi disallineamenti degli oggetti inquadrati nella visione zenitale.

Insomma, se Mc Luhan aveva ragione, il persistere di queste scorie dilettantistiche nuoce alla fruizione ad un livello più profondo che non la semplice propalazione del dato informativo, e l’esecuzione dronuale è malauguratamente al primo posto nella caratterizzazione di questo limite.

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Claudio Trezzani

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