Senza o con mano

Scozia, isola di Mull.

Sì, lo so che lo sapete: fa parte delle Ebridi ed è nota per ospitare una impressionante sequela di blocchi di basalto dalla forma regolare.

Regolare, ma non manufatta.

Perchè a dispetto della forma squadrata e levigata, non si tratta di opera umana.

E’ un caso estremo d’inganno percettivo/induttivo, ma intermedie graduazioni  estensivamente cadenzano la nostra visione del mondo.

Cose naturali che sembrano artificiali.

Cose costruite contaminate da corruzione, vegetale invasione e modellazione da parte di agenti atmosferici.

Variata miscela di ciascuno di questi apporti.

Due le fotografie a corredo di questo brano che illustrano quanto testè espresso.

Entrambe realizzate dal mio drone, in quota e prospettiva zenitale.

Simili, nevvero?

Non lo sono per origine, purtuttavia.

Perchè in un caso si tratta del fondo del lago di Molato in un rigido, ghiacciato inverno.

Nell’altro, la cava Italcementi di Calusco.

Il lago di Molato è sì un invaso artificiale, ma nulla di fabbricato è visibile nell’immagine.

Per converso, la cava di Calusco è il prodotto esclusivo dell’opera umana.

Eppure i disegni che vi si sviluppano paiono corrispondere ad un medesimo andamento erratico.

Guardando meglio si scorgono indizi di differenze.

Se nel lago vi è un grafismo complessivamente morbido e frastagliatamente nervoso, nella cava le “intemperanze” di forma trovano parziale contrappunto in figure geometriche in cui almeno un lato tende alla rettilineità, inoltre si nota una coppia di vistosi segmenti paralleli.

Niente di sostanziale a sancire reciproca estraneità, eccomunque.

Perchè l’impressione generale che se ne ricava è comune: una articolata composizione che mira all’astratto.

Come fossero dipinti di un artista non figurativo, niente di diverso da ciò.

Il che ci riporta alla celeberrima allegoria platonica della caverna, ma al tempo stesso ci permette di superarla.

Perchè prima si indaga, poscia ci si abbandona ad ondivaghe suggestioni.

Non conta più l’intellegibilità, ma la piega interpretativa condita con l’individuale emozione.

Ecco, la fotografia: scavare, ma senza rispondersi.

 

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Claudio Trezzani

https://www.saatchiart.com/claudiotrezzani

 

 

 

 

 

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