Non si scopre ora che la visione aerea consente differenti scoperte e suggestioni.
La novità è invece che l’avvento dei droni ha reso tali esperienze accessibili.
Nel caso della strade, la visione in altitudine permette di aver più estesamente rappresentato il loro sviluppo. All’interno di questa situazione, l’indagine notturna reca i tratti della peculiarità: con l’oscurità i nastri d’asfalto “esistono” soli in virtù della loro illuminazione. In precedenza mi ero occupato di sottolineare come le diverse temperature/colore delle lampade inpiegate per l’illuminazione originino un seducente caleidoscopio, una composita variegata trama cromatica.
Qui invece pongo l’attenzione su come l’andamento illuminatorio delle strade principali dia luogo a delle deliziose “ferite” nella compatta neritudine notturna, a potenti tracce luminose che spezzano l’oscura indifferenziata densità. In questa configurazione alcune strade si assomigliano e confondono tra loro, come si vede in due delle foto a corredo di questo articolo, ma ciò non costituisce certo un difetto: piuttosto, si riconducono alla desiderata astrazione, laddove ciò che le attornia viene celato dalla mancanza di illuminazione, e il loro ideale fluire appare rafforzato, virtuosa mente ridotte come appaiono a puro segno. Il concetto stesso del fluire mi conduce, diurnamente, alle vie d’acqua.
Nella terza foto qui presentata, il canale, con il suo andamento perfettamente rettilineo frutto dell’opera umana, quale motivo grafico non differisce dalle visioni notturne stradali che abbiamo appena esaminato. A questo si aggiunge la circostanza che la visione a distanza tende a “pulire” il disegno generale, per come rende meno percepibili le imperfezioni, al contempo rendendoci edotti, grazie all’altitudine che consente di abbracciare vastità altrimenti precluse alla vista, di ciò che può divenire un più ampio disegno nella nostra scelta inquadratoria, nella misura in cui ci consente dialoghi con elementi da terra ascosi, con componenti di cui fa terra non potevano saggiare il potenziale relazionale.
Per accedere a questa banda di possibilità, in altitudine non è nemmeno necessario attenersi alla visione zenitale, chè anche la frontale consente il dispiegarsi di forze in stratificata progressione.
In conclusione, anche se spiace introdurre una annotazione di sapore utilitaristico dopo una trattazione imperniata su una dimensione linguistica: questi fotogrammi contengono una utilizzazione ricognitiva, anche se avulsa dallo scopo intrinseco della realizzazione fotografica. Indipendentemente da ciò che si voleva rappresentare, in queste visioni pancomprensive di una determinata area si possono ravvisare spunti per ulteriori sessioni: prendendo nota di particolari che erano in precedenza sfuggiti, può accadere si decida di ritornare sul luogo per lavorare su diverse letture, focalizzate su elementi che nei precedenti fotogrammi assumevano un ruolo meramente complementare.
Similarmente, talvolta può essere utile attivare la registrazione video anche durante un ritorno automatico alla base: potrà – non sempre – scaturirne un filmato del tutto insignificante che poco dopo si cestinerà, ma intanto si avranno acquisiti degli appunti visivi che fungeranno da punti di partenza per future interpretazioni.
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