Il concetto avevo già espresso in questa rubrica: accanto alla macrofotografia, la ritrazione zenitale con droni è uno degli strumenti più efficaci per virtuosamente travisare l’esistente.
Virtuosamente travisare l’esistente?
Sì, traverso prospettiva inedita ai più la percezione del reale perde i connotati di una certa oggettivazione, per approdare ai territori di una onirica soggettivazione.
Benedetta irriconoscibilità, ed insomma.
Se l’individuazione viene a mancare, chi guarda è libero di librarsi in una lirica individuale interpretazione.
Tutto ciò però attiene ad una trasformazione che principia da oggetti noti per renderli funzionalmente ignoti.
Da cui il termine “sconsuetizzare” cho coniato per il titolo di questo articolo.
Esiste una ulteriore strada, epperò.
E’ quella che persegue Stefan Forster con spiccata felicità d’esiti.
Si tratta di recarsi in luoghi ove il visibile ipso facto s’attribuisce le stimmate dell’inconsueto.
Parte già strano, intendo.
Sapete, “strano” è aggettivo colmo d’insidie.
Viene dal latino extraneus, che significa esterno al proprio stato.
Ecco, il proprio stato.
E’ il limite, il proprio stato.
Troppe volte ho visto bollare come strano qualcosa che semplicemente esorbitava dalla capacità di comprensione del dichiarante.
Ma qui – i voli Stefan li ha fatti in Islanda – per l’ennesima volta la stranezza è il luogo ove s’esplica la coleridgiana suspension of disbelief.
Il luogo, eddunque, in cui la poesia scaturisce da una condivisione di semialienità che non abbisogna essere riportata a coordinate note.
Qui non occorre fingere sia vera cosa ch’esprime alterità.
E’ strano – cosa altra rispetto alla quotidianità – e “rimane” strano.
Ciò in quanto le volute celesti, le chinate ramificazioni, il grondante zafferano – vedete? siamo già in esercizio di similitudine – nelle fotografie di Stefan non si sovrappongono a strutture marcate da reiterata esperienza, bensì risultano superimposte ad ambiti già d’incomune attingibilità.
Aree d’incomune attingibilità perchè lì usualmente non si opera.
Ci si va imbaccuccati, ed è subito tempo di tornare, ché altra attività non è ivi possibile.
Ecco raggiunta più volte la categoria del fantastico.
Fantastico viene dal greco φανταστικος, che vuol dire “non comune”.
Non è comune esser lì, non è comune vedere cotali cose, non è comune l’impressione che se ne trae.
Ecco, non è comune l’impressione che si riceve.
E’ qui che torniamo alla Fotografia: dal sembiante intrinsecamente univoco, si dipartono infiniti diversi raggi, ciascuno cavalcato da ogni singolo rimiratore.
All rights reserved
Claudio Trezzani
https://www.saatchiart.com/claudiotrezzani
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo sito web può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico, meccanico o in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, senza autorizzazione scritta dell’Editore. Le riproduzioni per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da New Old Camera srl, viale San Michele del Carso 4, 20144 Milano. info@newoldcamera.it
All rights are reserved. No part of this web site may be reproduced, stored or transmitted in any form or by any means, electronic, mechanical or photocopy on disk or in any other way, including cinema, radio, television, without the written permission of the publisher. The reproductions for purposes of a professional or commercial use or for any use other than personal use can be made as a result of specific authorization issued by the New Old Camera srl, viale San Michele del Carso 4, 20144 Milan, Italy. info@newoldcamera.it
©2021 NOC Sensei – New Old Camera Srl
Lascia un commento