Una volta un musicista specializzato in musica rinascimentale e barocca mi disse: “bisogna avere più fiducia degli antichi”.
Amando follemente quei periodi storici, il personaggio esagerava: asseriva persino che brani del cinquecento già contenessero in nuce ritmi afrocubani.
Alla musica, quale espressione artistica slegata da applicazioni utilitaristiche, non si applica la categoria del progresso.
La Fotografia invece, è sì “liberalis”, ma anche “mechanica”, per dirla alla Leon Battista Alberti.
L’intellettuale fiorentino già nel quattrocento infatti aveva messo a punto una concezione di Arte che può essere considerata una protodefinizione della Fotografia: volta al reale, con la prassi finalizzata all’ideazione individuale.
Ma visto che la componente “mechanica” noi fotografi ce l’abbiamo, possiamo ragionare in termini di evoluzione o regressione.
Siamo arrivati alla Rolleiflex SL 66.
Perché proprio questo modello?
Avrei potuto anche citare la Mamiya 6 X 7, oppure il glorioso mediotele macro di Casa Hasselblad.
Cosa hanno in comune questi dispositivi?
Non certo di mettere in primo piano un singolo piede di un… millepiedi.
Piuttosto, che si tratti della presenza di soffietto o di obiettivo macro, ciò che si otteneva era ovviare alla elevata distanza minima di messa a fuoco – ma senza esagerare – dell’usuale corredo di lenti, con precipuo riferimento al “normale”.
Pensiamo alla ritrattistica.
Il moderno dirà: che bello, con gli obiettivi di adesso mi posso avvicinare di più al soggetto.
Sì, magari al punto tale che il suo naso diviene quello di un rapace…
Consideriamo le focali grandangolari.
Il moderno dirà: che bello, adesso posso avere uno zoom estremo con poca distorsione.
Siamo sicuri?
Esaminiamo i files prima della correzione via software, e scopriremo che magari si è “stirata” quella che otticamente era una deformazione a barilotto del 5%.
Progresso, regresso.
In medium stat virtus, dicevano antichi ancora più antichi di quelli vagheggiati dal summenzionato Musicista
Amoroso.
Sì, vi è evoluzione in Fotografia.
Ma spesso volgere un riverente sguardo al passato, giova.
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Claudio Trezzani
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