Memento Audere Semper.
Che si scomodi il Vate o si ripieghi sul prosaico risicare & rosicare, il concetto è quello di non lasciare nulla d’intentato per ottenere una fotografia degna d’attenzione.
Lo sapete, sono uno strenuo propugnatore della salopette da pescatore.
Troppo spesso o ci si immerge in acqua sino alla vita, o l’inquadratura è del tutto destituita di una parvenza d’interesse.
Sì, mi sto riferendo ai torrenti.
È un Imperativo Categorico: o le tentate tutte, o siete solo dei turisti, non dei fotografi.
Già, tentare.
Orrido di Bellano.
Lì la salopette da pescatore non basta: troppo profondo.
Entro allora con un kajak, non posso muovermi a bordo.
Al collo ho una Pentax medio formato a pellicola, la 6 X 7.
Ad un certo punto è impossibile proseguire oltre, c’è uno scalino in acqua.
Vedete la prua a contatto con la roccia?
Se non altro la ridotta profondità di campo resa possibile dalla estesa superficie sensibile mi permette di sfuocare lo scafo.
Ma la canoa lì è un elemento estraneo.
Seconda fotografia.
Riesco a non includere la canoa, pur rimanendo su di essa in equilibrio precario.
Ma la roccia a destra nuoce all’inquadratura, ed inoltre non ho potuto usare un prolungato tempo d’otturazione, onde rendere setosa l’acqua.
Ecco, ho superato il confine.
Ho tentato, ma ho fallito.
Non c’era modo di ottenere foto di vaglia da quella prospettiva, i negativi ottenuti sono banali ed imperfetti.
La terza fotografia, ora.
Come il peggior turista, sovrasto lo stesso orrido da una passerella.
La prospettiva è obbligata ma l’immagine – quella a colori, da una reflex digitale – che ottengo non è priva di coesione e compiutezza.
Ecco, il paradosso.
Impegnarsi molto, e non ottenere.
Accedere con facilità, ed ottenere.
Il che ci insegna – non è frustra l’annotazione – che l’importante è il risultato.
Ma guai abbassare la guardia.
Scorticarsi l’epidermide per raggiungere la postazione desiderata.
Patire il freddo.
Studiare a lungo il luogo.
Perseguire un obiettivo con caparbia ostinazione.
E quando – non è più l’alba – sottili lame di luce invadono l’inquadratura, andare via.
Non superare il confine, ed insomma.
O ricorrono i presupposti, oppure la fotografia non vale l’esecuzione.
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Claudio Trezzani
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