Se V’aggrada, spuntiamo insieme le sottostanti caselle:
– Alzo preventivo dello specchio.
Fatto.
– Oscuramento del mirino onde prevenire infiltrazioni di luce parassita.
Fatto.
– Prefocheggiatura.
Fatto.
– Impostazione scatto ritardato.
Fatto.
– Inserzione di sagoma plastica tra i contatti caldi della slitta flash onde contenere ossidazione.
Fatto.
– Selezione di diaframma che tenga conto sia della resa su scala MTF che della desiderata profondità di campo.
Fatto.
– Apposizione di filtro a densità neutra che consenta un tempo d’otturazione di almeno una trentina di secondi.
Fatto.
– Verifica del posizionamento in bolla.
Fatto.
– Regolazione espositiva calibrata con la visione dell’istogramma.
Fatto.
– Scelta di temperatura in gradi Kelvin funzionale al risultato che si vuole ottenere.
Fatto.
– Indossare una salopette da pescatore che protegga sin sopra la vita.
Fatto.
Ora non resta che immergersi in acqua sondando il fondo del torrente con lo stativo esteso, onde saggiarne profondità e consistenza.
Prima della fotografia “con” la fotocamera, una fotografia “della” fotocamera eseguita da un’altra fotocamera.
Vedete la tracolla in acqua?
Sì, ma quando è stata la fotocamera issata a scattare avevo avuto cura di legarla in alto.
Sì, in modo da evitare che la tracolla facesse un “effetto vela in acqua”, con ciò compromettendo la stabilità.
Ed adesso, largo alla tendina.
Dieci secondi di ritardo, trenta secondi di esecuzione.
Come è venuta la risultante fotografia?
Mossa.
Come, dopo tutti quegli accorgimenti lì?
Sì, non mi succede quasi mai, ma il turbinoso acqueo vorticare nel corso della presa di luce ha determinato spostamenti.
In seguito, nella stessa sessione ed in ulteriori siti dello stesso torrente, l’inconveniente non si è ripresentato.
La lezione?
Sforzarci allo spasimo, ma può non bastare.
Sapete, noi fotografi non siamo turisti che scendono da un pulmann.
Prima dobbiamo mettere in conto la possibilità di riportare una gamba fratturata pur di accedere all’impervio roccioso sito.
Indi prepararci ad una nostra personale Caporetto.
Episodica sconfitta che il futuro ancora ci riserverà.
Ma in mezzo: impegno, impegno, impegno.
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Claudio Trezzani
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Ma come, un profondo conoscitore di tecnica ed estetica fotografica mi cade banalmente su un errore grossolano. Nel processo hai dimenticato una prece a Santa Veronica patrona dei fotografi, indispensabile per l’ottenimento degli scatti voluti se si riprende in condizioni critiche :-))
Eccellente da parte Tua carissimo. E pensa, non conoscevo neppure la dedicata atrribuzione di Santa Veronica!
La motivazione per quello ottenuto da Veronica, asciugando il volto di Gesù sulla via del Golgota,, considerata la prima la ” vera” immagine o fotografia ?