Riposo e vita

Luoghi, luci.

Abbandono, frequentazione.

Movimento, stasi.

Presente, passato.

Un passato aggettante da sè stesso, e tuttavia.

Sì, si sporge in fuori, il passato di Stefano Barattini.

Non pago d’essere stato, si protude verso presente e futuro.

Etimologicamente aggettante, il passato di Stefano Barattini.

Dal latino adicere, aggiungere.

Sa che sarà rivisitata, quella poltrona.

Non sa quando, e del resto su d’essa incombe un damocleico squarcio.

E se non da persone, ogni giorno da luce.

Ch’accarezza, delinea, definisce.

Io poltrona sono in quanto sono, le suggerisce pensare.

Endogenamente troneggio, intrinsecamente esprimo.

Rinasco ogni giorno, disponibile tanto a me stessa quanto ad altrui.

Poi viene l’ambiente di Gerri Gambino.

Polimorfo, nel senso del segno.

Geometrie cantano loro spartito, che luce sbalza.

Attori il bianco ed il nero, qui.

Il grigio è solo viaggio, non meta.

Un insieme già conchiuso, sarebbe.

Ma siluette principiano danzare, qui.

Scelgono il nero, loro.

Contrappunto bachiano in armonia mozartiana, sono.

Di loro ritmo pulsano, senza dissonare.

Partiture, arazzi.

Arabeschi – Gerri – o sculture, Stefano.

Cose parlano, vivono lampi o macerano il riposo del raccolto sottoneve proteso al futuro.

Ogni cosa s’agita, Fotografia coglie.

 

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Claudio Trezzani

https://www.saatchiart.com/claudiotrezzani

 

 

 

 

 

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